Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Il falso storico di Garibaldi schiavista

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Circola in Rete, ripresa da sedicenti revisionisti del Risorgimento, una fantasiosa narrazione secondo cui secondo cui Garibaldi avrebbe trasportato su di una nave alcuni coolies, lavoratori cinesi che volevano emigrare dal loro paese e che lo facevano in condizioni semiservili.

I coolies erano caricati su imbarcazioni che li trasbordavano dalla Cina sino agli Usa od in altri stati del continente americano, dove erano sfruttati e tenuti in una sorta di schiavitù temporanea.

Un carico umano d’emigranti asiatici, sempre secondo tale affabulazione, sarebbe stato trasportato da Garibaldi nel periodo in cui faceva da capitano di una nave mercantile, nel viaggio di ritorno dalla Cina al Perù.

Si tratta però di una notizia falsa e priva di ogni fondamento storico, sorta sulla base di una frase male intesa da uno dei biografi di Garibaldi, Augusto Vittorio Vecchi e peggio interpretata da altri, poi purtroppo ripresa acriticamente e soprattutto utilizzata nella inconsistente polemica contro il generale nizzardo degli ultimi anni.

Su questa vicenda, si può rinviare allo studio documentato e davvero definitivo di Philip K. Cowie, uno storico che ha prodotto numerose ricerche sul periodo forse meno studiato della vita di Garibaldi, quello della sua seconda in Nicaragua e Perù quando visse un’esistenza ritirata come capitano di navi mercantili.1

 

Nell’articolo, Contro la tesi di Garibaldi negriero, Cowie ha svolto una ricerca lunghissima e faticosa sui documenti originali, quel che i sedicenti revisionisti non hanno fatto sull’argomento.

Lo studio di questo autore è un esempio di come si fa storia: anche su di un tema minuto, occorre un'analisi molto approfondita, su fonti primarie, incrociandole e confrontandole, prima di ricostruire pezzo a pezzo l'accaduto.

Il Cowie è l'unico studioso ad essersi sobbarcato uno studio di anni su tutta la documentazione afferente la presenza di Garibaldi in Perù: per contraddirlo, occorrerebbe un'analisi di pari spessore. L'esito della sua lunga ricerca è tale da smontare e distruggere totalmente le (mai provate) teorie sull'operato di Garibaldi in Perù che avrebbe trafficato in emigranti ridotti in stato semiservile.

Secondo l’ipotesi dei revisionisti, il Nizzardo, che in Perù era capitano di una nave, la Carmen, il cui armatore lo aveva incaricato di recarsi sino dall’altra parte del Pacifico, al ritorno avrebbe trasportato dei lavoratori cinesi. Cowie ha esaminato sistematicamente la questione, basandosi su tutte le fonti disponibili:

1) le dichiarazioni scritte dei missionari cattolici di Macao, che certo non amavano l'anticlericale Garibaldi;

2) il diario di bordo di Garibaldi, scritto per uso privato (quindi non aveva motivo di mentire);

3) le dichiarazioni di una spia del regno di Sardegna, inviata apposta per tenere sotto controllo il repubblicano Garibaldi e tutt'altro che a lui favorevole (quindi, se avesse saputo di un trasporto di coolies, lo avrebbe riferito);

4) i documenti di dogana della Carmen, la nave di cui Garibaldi era capitano, redatti dai doganieri, con enumerazioni di tutto ciò che era trasportato;

5) la lista ufficiale delle navi peruviane che trasportavano coolies; 6) il bollettino marittimo ufficiale, con enumerati tutti i trasporti.

Nessuna di queste fonti, diverse per provenienza, fra cui il diario personale di Garibaldi, due relazioni di persone che dovevano essergli ostili, tre serie di documenti ufficiali peruviani, fa la minima menzione al trasporto di coolies sulla nave capitanata da Garibaldi. Non esiste quindi dubbio che il Nizzardo non abbia mai fatto traffico di emigranti ridotti in servitù

Inoltre, Cowie ha fatto risaltare l'incoerenza logica dell'ipotesi di cinesi coolies a bordo della nave di Garibaldi, spiegando con un'analisi lessicale che l'equivoco è sorto dalla presenza su di essa, come marinai, di zambos, ovvero americani d'origini miste, con antenati fra africani ed indiani.

Il dialogo riportato dal Vecchi non avvenne con un altro italiano, ma con un peruviano, il quale per di più parlava spagnolo, ma servendosi anche di termini locali, ignoti allo scrittore stesso, che per di più si esprimeva a fatica in castigliano.

Il termine cinos adoperato da Pedro Denegri, l’armatore della Carmen, da egli impiegato con il biografo di Garibaldi, il Vecchi, designava appunto, nello spagnolo in uso nel Perù, coloro che più abitualmente si chiamano zambos.

Per designare i coolies cinesi ci si serviva invece dell'espressione colonos.

Scrive infatti il Cowie sul Vecchi: «A Lima, causa la sua perfetta estraneità a quell'ambiente linguistico, non capì sino in fondo l'idioma volgare correntemente usato».

Alla mensa di Pedro Denegri si parlava infatti castigliano nella versione peruviana, anzi limeña ed il biografo parlava male anche solo lo spagnolo letterario.

Prosegue il Cowie: «Il Vecchi tradusse, male, quel poco di spagnolo che conosceva».

Il resto si trova nell'articolo originale del Cowie sull'argomento, provvisto d'una fittissima bibliografia e riferimento ed analisi ad ogni fonte e studio pertinenti.

Le fonti disponibili, tutte quante, confermano pertanto che il fantomatico trasbordo di coolies cinesi eseguito da Garibaldi non è mai avvenuto.

Un traffico di esseri umani inoltre contrasterebbe con gli ideali sempre seguiti da Garibaldi. Questi nella guerra del Rio Grande do Sul liberò tutti gli schiavi che incontrò, malgrado la schiavitù fosse ancora legale all'epoca in Brasile ed egli avesse la possibilità di lucrarci sopra vendendoli.

Parimenti, rifiutò l'offerta di Lincoln in persona di comandare la principale armata degli USA, con grado corrispondente di generale e relativo stipendio e possibilità di carriera, perché all'epoca il presidente americano non aveva ancora abolito la schiavitù: Garibaldi chiese assicurazioni al riguardo e, non avendole avute, rifiutò l'incarico.2

È dimostrato pertanto che Garibaldi non solo non fu mai uno schiavista, ma che anzi s’impegnò in prima persona per la fine della schiavitù.

 

Note

1.Cowie ha pubblicato su tale tema specifico: Nuova luce su Garibaldi in Perù (1851-1853), in «Rassegna storica del risorgimento», Anno: 1981 - Volume: 68 - Fascicolo: 3 – pp. 325-331; Garibaldi in Nicaragua e nel Regno di Mosquito nell'agosto-settembre 1851, in «Rassegna storica del risorgimento», Anno: 1984 - Volume: 71 - Fascicolo: 1, pp. 13-35; Contro la tesi di Garibaldi negriero, in «Rassegna storica del risorgimento» Anno: 1998 - Volume: 85 - Fascicolo: 3 – pp. 389-397. Sono articoli relativamente brevi, ma eccezionalmente densi di documentazione e d’analisi, tutti basati su fonti originali in precedenza sconosciute.

2. Cfr. H. N. Gay (2009, edizione originale 1907), Lincoln's Offer Of A Command To Garibaldi: Light On A Disputed Point Of History (1907).  Kessinger Publishing. C. F. Adams, Lincoln’s offer to Garibaldi, in «Massachussets Historical Society Proceeding», 1908, III, I, pp. 319 sgg. H. R. Marrano, in «Journal of the Illinois State Historical Society», vol. XXXVI, n. 3, settembre 1943, pp. 237 sgg. H. Nelson Gay, Lincoln’s offer of a Command to Garibaldi, in «Century magazine», novembre 1970, pp. 63 e sgg.; Mitgang, H. (1975). Garibaldi and Lincoln, American Heritage Publishing Company, Incorporated.

 

 

 

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