Gli amori impossibili nelle società distopiche
Il termine distopia, dal greco antico δυς (dys – cattivo), τόπος (topos – luogo), coniato nel 1868 dal filosofo John Stuart Mill, indica una società o una comunità, prevalentemente immaginaria, che rappresenta una realtà spaventosa e indesiderabile e nella quale le autorità, siano esse tecnologiche, politiche o militari, pretendono di controllare ogni aspetto della vita. Nella società distopica descritta da Julian Huxley nel romanzo Brave New World pubblicato nel 1932, l’élite al potere mantiene le masse docili con un narcotico chiamato Soma. Tutto è sacrificato al mito del progresso, i cittadini sono concepiti e prodotti in provetta, liberi da fame, guerra e malattie, possono accedere ad ogni piacere, ma devono rinunciare ad emozioni, sentimenti e legami affettivi duraturi. In quella descritta da George Orwell in 1984, pubblicato nel 1949, la popolazione è tenuta a bada con la paura attraverso la guerra continua e uno stato di sorveglianza iper-efficiente. In ambedue le società sono vietati i rapporti d’amore come dimostra la vicenda di John e Lenina in Brave New World e di Winston e Julia in 1984.
Trovai il libro Brave New World, nella biblioteca dell’Istituto Britannico di Firenze dove seguivo un corso di lingua inglese, negli anni del dopoguerra; attirato dall’aggettivo brave, lo tradussi con “coraggioso”. In realtà lo scrittore usava il termine in senso ironico rifacendosi alle parole pronunciate da Miranda nella Tempesta di Shakespeare: «How beauteous mankind is! O brave new world that has such people in’t! » (Com'è bello il genere umano! Oh mirabile e ignoto mondo che possiedi abitanti così piacevoli!), e riprese da John, il protagonista del romanzo. Brave New World mi sembrò allora un affascinante romanzo di fantascienza, molto lontano dalla società contadina dalla quale provenivo, mentre rimasi colpito, probabilmente per motivi di età, dalla vicenda amorosa dei protagonisti e dal finale tragico di quello maschile, descritto nel finale del libro con molto efficacia: «Slowly, very slowly, like two unhurried compass needles, the feet turned towards the right; north, north-east, east, south-east, south, south-south-west; then paused, and after a few seconds, turned as unhurriedly back towards the left. South-south-west, south, south-east, east...» John, il selvaggio, il protagonista maschile, nato ed educato nella Riserva Selvaggia (Malpais), un'area localizzata nel Nuovo Messico era figlio illecito del Direttore di Mondo Nuovo e di Linda, anche lei abitante della Riserva, una sacca di società premoderna, mantenuta per ragioni di studio sociale e di turismo a beneficio degli abitanti dello Mondo Nuovo. I nativi praticavano ancora il matrimonio, le nascite naturali, la vita familiare e la religione. John aveva letto tutte le opere di William Shakespeare, che citava continuamente, e tramite le quali immaginava l’esistenza di cose meravigliose nel Mondo Nuovo. Manteneva tuttavia una elevata concezione morale secondo un codice che gli proveniva dalle letture di Shakespeare e dalla educazione impartita dalla madre. Quando venne a contatto diretto col Mondo Nuovo rimase inizialmente meravigliato dalle comodità a disposizione dei cittadini. Lenina, era una bella e giovane infermiera, una Beta-Plus, categoria professionale, che lavorava al Centro di incubazione e condizionamento dei neonati a Londra. Era di facili costumi e molto popolare; sostanzialmente felice e bene condizionata, assunse il soma per sopprimere emozioni non gradite. Aveva già conosciuto John in una gita alla Riserva e se ne era innamorata; quando lo rincontrò a Londra gli si offrì completamente; anche John ne era innamorato, ma avrebbe voluto un legame duraturo, e pertanto provò repulsione per la disponibilità di Lenina ad avere rapporti sessuali. La respinse brutalmente come «prostituta molto disponibile». Lenina rimase terrorizzata dalla reazione e scappò. John si sentì sempre più estraneo in quel Nuovo Mondo, in particolare rimase colpito dall’indifferenza che circondava la morte della madre Linda in ospedale. Si ritirò allora nel faro di una landa deserta per condurre una vita ascetica, e quando i cittadini del Nuovo Mondo e Lenina vennero ad osservare il suo comportamento strano, li respinse con violenza. Tornati il giorno successivo, quando aprirono i locali del faro, videro «un paio di piedi che oscillavano lentamente come aghi di una bussola nelle varie direzioni…» Nel romanzo di George Orwell, 1984 (letto nella edizione italiana, Mondadori 2016), il messaggio contro i regimi totalitari mi fu subito chiaro, ma trovai stimolante anche l’impossibile storia d’amore tra Winston e Julia. Winston, il protagonista maschile trentanovenne, aveva aderito al Partito Esterno (organizzazione politica che collabora col Grande Fratello falsificando i documenti a favore del governo), ma era deciso a fare di tutto per rovesciare la società. Aveva sposato con una donna resa completamente frigida dal condizionamento sociale. Julia, di circa ventisette anni, aveva una gran capigliatura nera, gesti atletici seppur formosa; come Winston lavorava per costrizione nel Partito Esterno ed era intenzionata a ribellarsi al sistema opprimente che soffocava la libertà. Tra loro nacque una storia d’amore che doveva rimanere segreta. I due amanti s’incontravano di nascosto poiché il sesso era punito dal regime che lo riteneva funzionale esclusivamente alla procreazione. Dopo fugaci incontri in luoghi isolati di campagna, decisero di affittare una stanza sprovvista di teleschermo dal quale potevano essere controllati. Ciononostante furono traditi ed arrestati in flagrante. Condotti al Ministero dell’amore, vennero prima separati e poi barbaramente torturati. Oltre alla violenza fisica il Partito ricorse anche al condizionamento psicologico. Winston resistette strenuamente alle torture fisiche per non tradire Julia, ma capitolò quando venne condotto nella Stanza 101, dove l’aspettava la tortura peggiore: la faccia messa in una gabbia di topi affamati, una tortura in uso nell’impero cinese. Terrorizzato, provato fisicamente e psicologicamente, si arrese, denunciò la donna amata e venne considerato servitore devoto e fedele del Grande Fratello. Quando in seguito rincontrò Julia, i due amanti confessarono di essersi traditi vicendevolmente per sfuggire alle torture. Winston, ormai del tutto incapace a reagire all’omologazione di massa, comprese di non provare più alcun sentimento per Julia. La vita di questi due grandi scrittori, affascinante e profondamente diversa, d’impegno prevalentemente intellettuale quella di Huxley, e politico quello di Orwell, si riflette nei due romanzi e pone la domanda: un regime totalitario si realizza più facilmente attraverso il benessere diffuso, la manipolazione sottile, gli psicofarmaci e la distrazione televisiva, oppure tramite la coercizione violenta e la propaganda selvaggia? Stando alla popolarità in rete (su Google si ottengono, 9 milioni di item per Aldous Huxley, 30 milioni per George Orwell), sembra prevalere il timore per la seconda modalità. I regimi totalitari attuali si servono tuttavia di ambedue e il risultato finale è terribile e non solo per i rapporti amorosi. Orwell ammonisce a non credere alle favole, mantenere sempre vigili la coscienza e spirito critico; dubitare delle rivoluzioni e del nostro stesso pensiero per evitare le devastazioni provocate dal sonno della ragione.
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