Odessa, "O sole mio"
Nei prossimi giorni, avverrà molto probabilmente l'occupazione russa di Odessa, detta anche la Napoli del Mar Nero. Tra Napoli ed Odessa, infatti, c'è un legame molto profondo. La città fu fondata proprio da un napoletano, José de Ribas, figlio di Miguel de Ribas y Buyens, console spagnolo a Napoli e discendente di una nobile famiglia e di Margaret Plunkett, di origini irlandesi. José nacque a Napoli e dopo gli studi entrò nell’esercito. Molto giovane, infatti, fu ammesso alla Guardia Napoletana con il grado di sottotenente. Nel 1772 si trasferì in Russia, si dice per ragioni “di cuore” e fu al servizio del principe Potëmkin. La sua carriera militare fu rapida e costellata di successi di cui il principale è considerato l’assedio di Izmaïl del 1790 sotto il comando del feldmaresciallo Suvorov. Da molto tempo, gli zar intendevano estendere i propri domini fino alle sponde del Mar Nero. Caterina II di Russia, dopo la prima guerra contro i turchi, aveva firmato l’accordo di pace che aveva attribuito ai russi i porti di Azov e di Kerch mentre la Crimea, antico khanato tartaro che da secoli si trovava sotto protezione ottomana, era stato dichiarato dichiarato territorio neutrale.
Nel 1783, però, la stessa sovrana decretò unilateralmente l’annessione alla Russia della penisola e a nulla valse la reazione turca che sfociò in una nuova guerra. La seconda Guerra russo-turca fu affidata al principe Potëmkin, amante della zar e primo ministro. Dopo aver preso il controllo totale della Crimea e del basso corso del Dnepr, grazie ad un bagno di sangue che costò moltissime vittime da ambo le parti, l’esercito russo mosse verso quella che era considerata da sempre una città fortificata inespugnabile: Izmaïl. Da poco era stata ristrutturata da ingegneri europei ed era situata su di un anfiteatro naturale, protetta da mura altissime, un profondo fossato, circa 265 cannoni e 35.000 soldati. Dopo un assedio di molti mesi che non produsse risultati, Potemkin chiamò al suo servizio il generale Suvorov, noto per “non aver perso mai una battaglia”. Suvorov, dispiegò ogni mezzo per stanare i resistenti, ma il piano di attacco fu ideato da Josè de Ribas. Fu un successo, ma fu anche una carneficina. L’esercito russo mostrò la sua schiacciante superiorità e furono uccisi circa 26000 soldati turchi, mentre novemila furono catturati. Roger de Damas, un conte francese al comando di una delle navi russe, raccontò che “gli scoli della città si riempirono di sangue”. La conquista di Izmaïl fu salutata con entusiasmo dalle autorità russe e le cronache raccontano della retorica straripante di cui si nutrì la propaganda del governo zarista, sottolineando soprattutto lo smacco sul piano ideologico-culturale. Si parlò di “storica sconfitta di Maometto”. Il ruolo del de Ribas fu particolarmente importante per l’idea che egli ebbe di realizzare una flotta di imbarcazioni a remi che avrebbe operato come forza di assalto anfibia. Tali forze anfibie aprirono rapidamente un varco nella fortezza all’altezza delle sponde del Danubio, dove le mura erano più deboli perché si contava sulla protezione del fiume. Di fatto, gli ottomani si arresero al giovane ufficiale napoletano. Dopo questo importantissimo successo militare, fu poi nominato comandante della flotta del Mar Nero. Nel 1794, convinse la zarina della necessità di costruire un porto commerciale sul nuovo litorale russo e così nacque Odessa. In quel contesto, specie per il clima mite e lo splendido golfo antistante, nella sua mente rivide la Napoli che aveva lasciato. La mappa della città fu da lui tracciata insieme all’ingegnere olandese Franz de Voland. Lì avrebbe risieduto come primo governatore. Così ebbe origine quella che poi sarebbe stata definita la “Napoli del Mar Nero”, ribattezzata Odesso, in omaggio alla vecchia colonia greca che si estendeva sulla costa. Luogo di incontro tra la civiltà orientale ed occidentale, e multiculturale per la sua stessa natura geografica. Situata alla foce del Danubio e di altri grandi fiumi, diventò presto il cuore pulsante dell’impero meridionale di Caterina II che, successivamente, decise che si chiamasse Odessa perché riteneva che la nuova città dovesse avere un nome femminile, simbolo di forza e importanza. Il clima, come detto, era molto mite e ricordava quello mediterraneo. Anche per questo, ben presto si costituì una folta colonia italiana che nel 1850 contava circa 3000 abitanti, quasi tutti di origine meridionale, provenienti, dunque, dal Regno delle Due Sicilie. L’italiano diventò la lingua ufficiale delle attività economiche in città. Il primo dizionario Russo-Italiano, infatti, fu scritto ad Odessa dal professore universitario di origini napoletane, Domenico De Vivo. La comunità italiana diede un grande contributo alla cultura della città, all’architettura, all’organizzazione amministrativa in generale. Fu il napoletano Francesco Frapolli a diventare l’architetto ufficiale della città e fu lui a progettare la famosa chiesa della Trinità . Il settore alimentare vedeva un monopolio assoluto dei napoletani. Ristoranti, negozi di alimentari, panetterie e pasticcerie era tutti gestiti da italiani del sud. La storica ditta produttrice di marmi Menzione, si trasferì ad Odessa nel XIX per espandere il proprio business. Il maestoso cimitero monumentale, fu sua opera, purtroppo andata distrutta dall’occupazione nazista prima e da quella sovietica, poi. Ancora oggi, però, molti palazzi e monumenti della città, recano la firma dei famosi marmisti napoletani. Tra Odessa e Napoli sarebbe rimasto sempre un filo e non a caso, forse, la più celebre canzone napoletana, "O sole mio", fu composta alla fine del XIX secolo da Edoardo Di Capua e Giovanni Capurro mentre si trovavano proprio a Odessa. La musica si ispirò ad una bellissima alba sul Mar Nero e il testo fu dedicato alla nobildonna Anna Maria Vignati Mazza. E furono attori italiani di grande prestigio, tra cui Eleonora Duse, a fondare l’Opera di Odessa, facendo della città russa, la più europea dell’impero zarista sotto il profilo culturale. Le rivoluzioni, l’occupazione sovietica e le pesanti punizioni inflitte all’Ucraina, fecero poi morire o fuggire gli italiani di Crimea e a ricordare il loro passaggio, sono rimasti solo nomi di strade, palazzi e negozi. Odessa resta comunque una città di frontiera tra Est ed Ovest, impregnata di europeismo e multiculturalismo e ripensare alle radici comuni potrebbe e dovrebbe essere motivo di riavvicinamento, fratellanza e coesistenza dei popoli che abitano quella regione. Invece, Purtroppo, oggi sulla Napoli del Mar Nero piovono bombe e la città si prepara a vivere un altro momento e tragico e terribile della propria storia. Buona fortuna ad Odessa e al suo milione di abitanti. Buona fortuna, Napoli del Mar Nero, la città più mediterranea dell’est.
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