L’Amore celebrato da Ovidio
Dante nella Divina Commedia lo ha posto tra i pochissimi grandi accanto ad Omero e Virgilio. L’arte di amare, l’opera più famosa di Ovidio, con le Metamorfosi, fu ampiamente diffusa al suo tempo e in tutta la letteratura universale. Per Ovidio ‘Amare’ non è esperienza semplice, assecondando istintivamente passione e innamoramento, ma richiede impegno, sacrificio, accortezza, finezza, audacia. È un’Arte, che richiede quindi dedizione, applicazione e apprendimenti.
Solo così essa ci dona un’esperienza intensa e sublime di emozioni gioiose e ci fa crescere veramente in autentica, appassionata umanità. Questo messaggio universale, che casualmente è parallelo temporalmente al messaggio di Cristo, si contrappone ad esso ed alla civiltà che da esso è nata e dura. Il Cristianesimo intende l’amore in senso mistico e spirituale, senza coinvolgere corporeità, sensualità, sessualità, che vengono anzi condannate e demonizzate con effetti negativi complicati. L’arte di amare resta ancora oggi e per sempre la più memorabile indicazione di crescita vera umanizzante, liberandoci da angosce, sensi di colpa, conflitti, repressioni, che portano a caratteri e corpi duri e legnosi, a sofferenze psicologiche interiori, che quasi sempre non si ha il coraggio di riconoscere e confessare. Se, invece di arricchirci e donarci gioia, l’esperienza amorosa ci dà poi dolore e catene, Ovidio ci ha donato, come un saggio medico, anche i rimedi per potercene liberare. Le opere di Ovidio sono state tradizionalmente suddivide in tre sezioni: quelle di argomento amoroso, quelle di intonazione religiosa e mitologica e quelle caratterizzate da invettive e rimpianti Nella prima sezione, all’Arte di Amare si affiancano le poesie giovanili Amori, rivolte alle sue donne amate, tra le quali Corinna; le Eroidi, quindici lettere d’amore di donne mitologiche ai loro amati. I Rimedi dell’amore, operetta che insegna come liberarsi dalla passione amorosa, quando essa, invece di arricchirci, ci fa soffrire e ci incatena. Alla seconda sezione appartengono: le Metamorfosi, un’opera che contiene 246 favole relative a divinità e miti antichi, caratterizzate dal racconto delle trasformazioni alle quali esse vanno incontro per vicende di amore e di passione; I fasti, in cui Ovidio descrisse le celebrazioni delle festività del calendario romano, mescolando leggende, usanze e riti; Infine fanno parte della sezione delle invettive e dei rimpianti le Lettere dal Mar Nero, mandate per poter porre fine all’esilio e tornare nella cara Roma; le Tristezze, scritti che giustificavano la sua vita e la sua opera, cercando di convincere e commuovere l’imperatore Augusto, affinché revocasse la dura pena dell’esilio agli estremi confini freddi e desolati dell’Impero; Ibis, poemetto contro un amico divenuto infido, che sparlava di lui a Roma e voleva mettere le mani sul suo patrimonio; Un trattato sulla pesca, scritto nell’esilio di Tomi, e infine Medea, una tragedia giovanile lodata da Tacito e Quintiliano e tenuta presente da Seneca.
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