Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

L’Antirisorgimento e i suoi tragici effetti

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È acquisizione scientifica storiografica e planetaria, che il Risorgimento dell’Unità, della Libertà, della Laicità sostanziale dello Stato della Patria Italia, svoltosi dalla metà del Settecento alla fine della Prima Guerra Mondiale, Quarta ed ultima Guerra di Indipendenza, sia stato l’evento epocale della storia millenaria del popolo italiano dal punto di vista culturale, politico, sociale, antropologico, economico, tecnologico, la cui incidenza è stata di rilievo non solo nazionale, ma anche europeo e per molte altre parti del pianeta.

In esso stanno le nostre fondamentali radici di dignità storica e di patrimonio civile, una miniera inesauribile di eventi e di persone, di virtù intellettuali, politiche, civili, che si sono tradotte in sacrifici inimmaginabili fino a quello estremo, al Martirio, quali la nostra storia italiana mai aveva conosciuto.

In esso solo il Popolo italiano puó attingere gli esempi e le energie per avere un fondamentale orientamento storico di sè e andare avanti nella direzione di nuovi orizzonti possibili di dignità civile, di emancipazione storica, di progresso per sè e le future generazioni.

Ma quel processo risorgimentale rivoluzionario ha colpito inevitabilmente mentalitá, abitudini, interessi ‘millenari’ del potere sociale-economico, politico e religioso, con la quasi totalità del popolo tenuto in uno stato di millenario analfabetismo, di rigido, controllo sociale e mentale (dagli arresti arbitrari alle torture, alle pene di morte, all’Inquisizione), nell’arretratezza economica e tecnologica, senza collegamenti, e scambi, immersi in miseri orizzonti locali di vita dalla nascita alla morte, sempre all’orizzonte quest’ultima in ogni età, date le condizioni di vita e di assenza di una medicina adeguata.

 

Quelle resistenze in Italia sono state peró aggravate e rese tragicamente virulente da gravi fattori specifici.

Anzitutto si è costituito nei secoli proprio al centro della penisola un forte Stato religioso, sede del centro operativo della religione più diffusa in Europa (e dal Cinquecento in poi in altre parti del mondo), il cattolicesimo, fenomeno e problema assenti in altri processi risorgimentali.

Si sono aggiunti, sempre in accordo ferreo con il potere cattolico romano, i domìni di dinastie straniere (in particolare di origine spagnola e austriaca) su gran parte del territorio italiano, abituati quindi ad un rapporto di arrogante dominio politico e sociale nei confronti del popolo italiano reso conquistato, subalterno, sfruttato.

Non a caso il cattolicesimo romano, monarchie di origine spagnola, come quella borbonica, e l’impero austriaco sono stati i nemici radicali, violenti e tragici, del Risorgimento italiano fino al suo completamento nel 1918.

Dovendo svolgersi in lotta continua contro questi possenti nemici, il Risorgimento italiano non poteva di colpo, da quando è stato costituita l’Italia una e libera dal primo Parlamento Nazionale a Torino, prima capitale, il 17 marzo, risolvere con un colpo di bacchetta magica tutti i problemi di origine e gravità millenari.

Già strutturare per la prima volta uno Stato così grande e libero negli ordinamenti e nel suo funzionamento era impresa da far tremare le vene ai polsi a qualsiasi classe dirigente.

Farlo sopravvivere ai colpi di reazione degli interessi colpiti e farlo riconoscere a livello internazionale tra il 1861 e il 1866 è stata un’impresa epocale.

Ma, pur dentro questi problemi di ordine interno ed esterno la neonata Italia una e libera con il suo Parlamento ha impegnato le sue energie anche per affrontare le gravi questioni sociali ereditate dal passato millenario: le condizioni delle plebi meridionali e settentrionali.

Si ripete: nella storia, che è vicenda complessa e tragica, non esistono soluzioni facili e semplici e bacchette magiche.

Chi studia seriamente e onestamente la storia degli interventi dell’Italia una e libera dal 1861 al 1918 non puó non essere scosso, non puó non riconoscere lo slancio epocale che in tutti i campi, compresi quelli economici e sociali, si ebbe, sempre ferme restando la complessità dei punti di partenza e l’incombenza delle minacce cattolico-clericali ed austriaca.

Invece di fare collaborazione e forza comune poi con l’appena nata rivoluzionaria Italia una,libera, sostanzialmente laica, vi furono forze e posizioni astrattamente e tragicamente estremiste del “vogliamo tutto e subito”(principio che non è stato, non è, non sarà mai possibile nella complessa storia umana e che dove è stato applicato ha provocato sempre tragedie) di origine repubblicana e internazionalista-socialista, che spesso recisero i legami col moto risorgimentale e ne furono nemici, oggettivamente convergendo, al di là delle intenzioni e delle proclamazioni, con i nemici storici cattolici-clericali e austriaci.

Tra le posizioni internazionaliste-socialiste si andó costituendo ed affermando tra fine Ottocento e poi per tutto il Novecento con effetti tragici  fino ad oggi la corrente socialista marxista-engelsiana, che ebbe nell’esperienza tedesca il suo modello (fino a tradurre lo stesso titolo del quotidiano ufficiale “Avanti”).

Essa divenne man mano la seconda nemica oggettiva più insidiosa, accanto a quella cattolico-clericale (a guida gesuitica)  di tutto il rivoluzionario, composito processo risorgimentale, bollato come “borghese”, quindi “nemico” all’interno di una semplificata visione del processo storico di tipo materialistico e classista, dogmatico e saccente.

Nella presa che ebbe presso le plebi specialmente centro- settentrionali si aggiunse, si ripete, oggettivamente alle già presenti ed operanti forze antirisorgimentali cattolico-clericali, austriache, repubblicane-internazionaliste estremiste astratte.

Da quel mondo marxista-engelsiano così estraneo, contrapposto, nemico programmatico dell’esperienza rivoluzionaria risorgimentale italiana, dei suoi valori, delle sue idealità, delle sue conquiste, che andarono a rafforzare culturalmente anche la boria tedesca già egemone in campo filosofico con l’hegelismo, sono germinati nel tragico Novecento sia il fascismo, nato da uno dei più importanti dirigenti socialisti marxisti-engelsiani, direttore dell’Avanti, Benito Mussolini nel 1919, sia il comunismo italiano (fondato dai più estremisti socialisti, in particolare della federazione giovanile) come articolazione nel nostro paese dell’estremismo folle e tragico marxista-engelsiano-leninista russo, che ha imperversato tragicamente in tutta Europa e in altre parti del mondo per quasi tutto il Novecento,  dal colpo di stato del 1917 alla caduta del Muro di Berlino del 1989.

Nel suo impianto radicalmente più antirisorgimentale il comunismo si è aggiunto come ulteriore forza nemica, che ha combattuto con tutta la sua forza dogmatica, fanatica, ma anche machiavellica e gesuitica (guardando ad esperienze millenarie cattolico-clericali), le posizioni liberali, democratiche, liberalsocialiste di origine risorgimentali, convergendo non a caso, data la comune ispirazione totalitaria, anche con posizioni cattolico-democratiche (dal 1944 fino ad oggi) .

Il fascismo, data la sua natura illiberale, antidemocratica, antilaica, giungendo ad una inimmaginabile restaurazione del potere temporale del papato nel 1929, è stato un altro tipo di Antirisorgimento più insidioso, perchè formalmente si è presentato anche come erede del Risorgimento (a differenza di socialisti e comunisti).

I danni profondi prodotti dal punto di vista istituzionale, antropologico, culturale, economico, sociale, internazionale, pur in appena venti anni (1922-1945), sono stati immensi, con devastazioni di nobile identità nazionale, con alleanze inimmaginabili coi nemici storici dell’Italia una e libera, come i tedeschi-austriaci diventati nazisti, mettendosi contro gli amici storici liberal-democratici del Risorgimento come Francia ed Inghilterra e poi gli Stati Uniti, fino all’apocalisse della Seconda Guerra Mondiale, che ha devastato anche materialmente la nostra cara Patria.

Da questa storia di lunga durata dell’Antirisorgimento nei suoi molteplici aspetti non potevano non derivare una deformazione della vera memoria risorgimentale, che si è prolungata per tutto il Novecento e fino ad oggi. Il potere è finito nelle mani di forze catto-socialcomuniste sempre di origine marxista-engelsiana-leniniste-staliniste, che hanno portato a beatificare accaniti nemici storici del Risorgimento e del mondo moderno, come Pio IX, e a far diventare guida “morale” di un paese sbandato nella sua identità anche un papa “gesuita”, una esperienza inedita nella stessa storia del cattolicesimo clericale romano dal Cinquecento ad oggi.

Non è un caso che proprio in questo clima storico stia imperversando la piu insidiosa stagione nemica antirisorgimentale dal 1861.

Occorre, dunque, un nuovo Risorgimento che recuperi anzitutto a livello collettivo la nobile memoria dell’evento veramente più rivoluzionario della storia d’Italia.

C’è bisogno di Risorgimento, nella scuola, nelle università, nei mezzi di comunicazione, nella ritualità civile (esaltando la festa nazionale del 17 marzo di ogni anno, che segna l’inizio della vita storica dell’Italia una, libera, sostanzialmente laica), strutturando un Pantheon della Nazione Italiana con una nuova funzione identitaria dell’Altare della Patria, dove trasferire le tombe, da onorare eternamente, dei Grandi della storia alta e nobile dell’Italia  una, libera, laica, europea, internazionale.

 

 

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