Ragionevole speranza o suicidio collettivo?
Io sinceramente non ne posso più di quelle che invece rischiano di essere le corbellerie diametralmente opposte, ossia quelle degli scienziati “qualificati” e di coloro che li seguono. Tuttavia non voglio nemmeno assumere una posizione unilateralmente ottimista. Non me la sento perché sono un medico, ed anche perché è certamente meglio eccedere in prudenza. E comunque, di fronte ad un virus di cui nessuno sa nulla (scienziati “qualificati” compresi), io di certo non posso dire di possedere né la verità né tanto meno la sfera di cristallo. In ogni caso va però fatta una riflessione tanto critica quanto di buon senso. Ci era stato prospettato un lockdown di 2 settimane, che poi volta per volta sono arrivate fino a 8. Ed ora, dopo 8 settimane di lockdown ci viene detto che è troppo presto per allentare i freni. Il che, detto in soldoni, significa che dovremmo accettare almeno altre 4 settimane di lockdown. Alla fine delle quali assolutamente nulla vieta che vengano affermate (da parte degli scienziati “qualificati”) le stesse cose di adesso, e cioè che è imprudente riaprire. Di conseguenza nulla vieta che questa farsa possa prolungarsi chissà per quanto tempo ancora. Sei mesi? Dodici mesi? Due anni? E chi lo può dire? Ora, aldilà del fatto che a questo punto si riempiranno all’inverosimile i reparti di psichiatria invece che quelli di terapia intensiva, e aldilà del fatto che saremo tutti ridotti alla fame nera, soprattutto chi potrà tenerci lontani dalla necessità perfino razionale di fare suicidio collettivo? E questo, si badi bene, di fronte ad un’epidemia certamente grave, ma che intanto non è senz’altro né la peste né nemmeno la peste nera. Ebbene, si può dire che tutto questo ha davvero senso, tanto dal punto di vista dell’uomo comune, quanto dal punto di vista dello scienziato empirico ed anche dello stesso filosofo? Insomma, cosa stiamo davvero facendo? Incontro a cosa stiamo andando? Di fronte a cosa esattamente ci troviamo? Ce lo siamo chiesti davvero? Personalmente ho la presunzione di credere che gli scienziati “qualificati” per primi, una volta sottomessisi all’obbligo di assoluta onestà intellettuale, non saprebbero assolutamente rispondere a queste domande. In questo caso emergerà allora nuda e cruda la più probabile vera natura dei loro atti e delle loro affermazioni: stanno semplicemente mettendo le mani avanti perché non sanno assolutamente nulla.
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