La filosofia, Dio, il male, la morte
In questa drammatica esperienza, che sta implicando sofferenze per tutta la popolazione, angosce personali per chi è colpito dal coronavirus, tragedie per chi è ricoverato in ospedale in forme sempre più pesanti, fino ad essere intubato con una situazione di agonia permanente, con la morte che incombe e tocca senza riguardo di condizioni sociali gli Esseri Umani, specialmente i più fragili, i più anziani, si ripropongono gli eterni problemi di Dio, della sua esistenza o meno e in che forma, del male e della morte e delle loro spiegazioni. Essi sono stati affrontati dalla filosofia, la forma di conoscenza più alta, profonda, umanissima che l’umanità abbia elaborato e che è stata ed è spesso rimossa per vari motivi o è studiata in modo astratto e non adatto nelle scuole, mentre una sua seria conoscenza farebbe tanto bene a livello personale e sociale, tra tanta informazione-distrazione spesso superficiale o che aumenta solo il tasso di stordimento, di inquietudine o di paura. Dalle sue origini in Grecia nel VI secolo con Talete la filosofia rivela la sua potenza liberatoria della mente umana dalle sue innate tendenze alle spiegazioni semplicistiche, emotive, aprendola ad altre dimensioni di spiegazione dei problemi, meno rassicuranti in senso tradizionale, ma che aprono alla verità, che è un livello più faticoso di vita mentale e interiore, ma che è capace di rendere il vivere personale più profondo, libero, aperto.
Talete e i suoi eredi riconducono la spiegazione dell’origine e del fondamento dell’Universo e della Vita non più a forze universali personificate (tipo gli dei tradizionali, come quelli del cielo, Giove, o del mare, come Nettuno, o le Parche, che tagliano imprevedibilmente il filo del vivere personale) o misteriose (il Destino, il Male, la Provvidenza), ma propongono all’umanità spiegazioni più vicine ad un onesto riflettere e ragionare. Il principio di tutte le cose non è così una persona, mai riscontrabile nell’esperienza concreta, se non nell’immaginazione, ma un elemento universale non personale, di cui possiamo cogliere i segni in esperienze concrete, sperimentali. Così si propongono ora l’acqua, l’elemento umido, giacché dove essi non vi sono non v’è vita, o l’aria, dal momento che se la si respira c’è vita, mentre, quando è assente, c’è la morte, o un elemento universale che, dovendo essere il principio di tutti gli altri, non puó essere identificato in uno solo di essi, quindi è indefinito. Da quest’ultimo derivano, per processi evolutivi interni, universo, terra, viventi, umanità in un ciclo eterno di nascite e morti (schema che è stato con fatiche conoscitive successive inimmaginabili, perché il pensiero filosofico scientifico è stato quasi sempre osteggiato, condannato, perseguitato, acquisito finalmente nei tempi a noi vicini). La prima critica specifica alla divinità concepita in forme umane è tradizionalmente attribuita Senofane, un filosofo – moralista – poeta - cantore che dalla Grecia venne a vivere e morire in Italia, in Campania, ad Elea (attuale Ascea), di cui restano imponenti, suggestive rovine. Se la divinità è umanizzata si va incontro a mille contraddizioni logiche (è bianco, nero, pellerossa, giallo, è maschio, è femmina ?) e a mille contraddizioni morali (si giustificano tutti i tipi di azioni, sia quelle nobili che ignobili). Occorre staccarsi da qualsiasi antropomorfismo nella concezione del divino, se lo si vuole pensare in modo serio. Ma l’umanità ama molto più le tenebre che la luce e si aggrappa come un bambino impaurito a varie gonne o si abbandona allo stordimento per ‘non pensare’ o non ‘pensare troppo’. Invece pensando di più e utilizzando questo obbligato tempo di ozio in una direzione di lettura e di riflessione, potrebbe incontrare questo straordinario mondo ignoto e rimosso, che è la filosofia da Talete in poi, prendendo tra le mani ad esempio opere di Seneca come le ‘Lettere a Lucilio’ o ‘La brevità della vita’. Ma la storia della filosofia tutta è un tesoro di opere di straordinaria ricchezza intellettuale e morale.
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