La tomba inaccessibile di Goffredo Mameli
La tomba di Goffredo Mameli, autore dell’Inno d’Italia, uno dei simboli fondamentali dell’identità nazionale, è sostanzialmente sequestrata e vietata ai Cittadini italiani. Mentre per il Milite Ignoto e l’Altare della Patria a Piazza Venezia vi è l’apertura pubblica quasi ogni giorno dalle 9.00 alle 19.00, per la tomba di Goffredo Mameli vi è una inaccettabile situazione di autentico sequestro: è possibile visitarla solo il giovedì dalle ore 10.30 alle ore 12.30, mentre per gli altri giorni occorre telefonare al numero culturale Roma (060608), e prenotarsi almeno quarantotto ore prima. In questo modo solo pochissimi cittadini e turisti che salgono al Gianicolo riescono a visitare il Monumento Ossario. Il tutto è accresciuto dalle difficoltà dello scarso collegamento pubblico con uno dei luoghi più belli e suggestivi di Roma, colmo di memorie risorgimentali (dal Monumento a Garibaldi e da quello alla moglie Anita, con le sue spoglie, fortunatamente accessibili per un omaggio civile, al Museo della Repubblica Romana del 1849).
Si aggiunga il divieto per i pullman turistici e scolastici di salire e parcheggiare al Gianicolo, pur essendoci tanti spazi, a partire dal Piazzale Giuseppe Garibaldi, dovendosi fermare al terminal omonimo, che dista più di due chilometri dal piazzale. Tutto sembra indicare un disegno, una volontà di creare ostacoli al pellegrinaggio nazionale laico verso le memorie dei protagonisti del Risorgimento italiano, della costruzione dell’Italia una e libera, incarnate da Goffredo Mameli e da Giuseppe Garibaldi e dalle loro tradizioni ideali e politiche, che sono le basi granitiche del nostro ordinamento liberale, laico, democratico, repubblicano. Nessuna forza politica di rilievo (in grado cioè di intervenire), nessuna associazione tra le tante che parlano di Patria e di Italia hanno posto questo problema, rivelando insensibilità, subalternità o rassegnazione, assolutamente ingiustificabili. Anche in queste cose, che sembrano piccole, ma sono fondamentali in un Paese veramente serio, si colgono le inadeguatezze storiche della politica e della società italiane.
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