Il monumento ai martiri del libero pensiero di Frosinone
Frosinone onora i Martiri della Libertà religiosa e politica della Provincia, dal Rinascimento al Risorgimento, in particolare Antonio della Pagliara, latinizzato in Aonio Paleario, riformatore religioso e Nicola Ricciotti Martire compagno di Emilio ed Attilio Bandiera (con Garibaldi che diede il cognome di lui come nome al secondo figlio) con un solenne monumento-sacrario del 1910 dell’Italia una e libera (inaugurato il 10 ottobre di quell’anno con grande concorso di popolo). Sono dodici le figure di esso: Aonio Paleario da un lato verso la facciata della Prefettura e Nicola Ricciotti dall’altro verso il centro della Piazza della Libertà in alto sulla sua tomba. Cinque figure da un lato e cinque dall’altro. In genere si appiattisce Frosinone come secondaria cittá laziale, di 46 mila abitanti, capoluogo della Ciociaria, estrema provincia del Centro, confinante con il primo Sud, gia area pontificia e dell’Alta Terra di Lavoro, con una memoria di sè non troppo definita.
Nella realtà ha una sua distinta personalità nel suo centro storico collinare silente ed estetico, panoramico e pieno di sorprese, mentre la pianura già vivace cittadina romana antica, dal nome Frusino, lungo la via Latina (o Casilina), dopo il secolare abbandono e il riparo degli abitanti in collina, ha avuto uno sviluppo impetuoso, economico ed urbanistico, con l’autostrada del Sole del 1962 che l’attraversa e che ha rotto il secolare isolamento, conoscendo diversi insediamenti industriali, commerciali, dei servizi. Una luce di memoria collettiva alta e nobile che illumina la sorprendente Piazza della Libertà è lo svettante monumento ai Martiri del Libero Pensiero e del Risorgimento, in particolare al Martire religioso del Rinascimento Aonio Paleario, al Martire politico del Risorgimento Nicola Ricciotti, e ad altri protagonisti della vicenda risorgimentale frusinate, come Pietro Sterbini, Sisto Vinciguerra, Domenico Diamanti, Giacomo Ricciotti, fratello di Nicola, morto in carcere pontificio per le sue idealità risorgimentali. Il solenne obelisco in marmo di Verona svetta verso l’alto con in cima la composta figura femminile della dea della Libertà con in testa il cappello grigio, simbolo antico, già in età romana, dell’ emancipazione, che stringe con la mano destra un portafiaccole a tre bracci, che rappresentano gli ideali sempiterni del 1789: Libertàc- Eguaglianza - Fraternità. L’obelisco presenta negli spigoli i rami della palma della Vittoria ed ha la seguente scritta sul lato verso la piazza «Nicola Ricciotti e ai Martiri della Regione». Nella parte inferiore è disposto il complesso bronzeo di statue in forma intera dei Protagonisti, distribuiti sulle quattro facce, sullo sfondo della severa facciata della Prefettura con le sue bandiere tricolore ed europea, che allungano e distendono la loro ombra solenne anche sul Monumento. Più evidenziata e leggermente più in basso è la statua di Nicola Ricciotti con il volto fiero, il petto aperto sulla camicia sotto la quale catene lo stringono (ed altre sono presenti ai lati del gruppo), mentre sta per ricevere la scarica mortale dell’infame Borbone. Sotto è inciso «Nicola Ricciotti» che si riferisce sia alla statua che, ai piedi del Monumento, al sarcofago dignitoso, che contiene le sacre spoglie del Martire Nicola, con sopra una fiamma ardente in bronzo, che alita perennemente. Pertanto questo singolare monumento risorgimentale di Frosinone è anche un Sacrario civile. Una distinta cancellata delimita il Monumento-Sacrario. Per la sua centralità e la sua collocazione si configura ben curato e rispettato, pur se dovrebbe essere vietato il parcheggio ai suoi piedi, cosa che dovrebbe essere osservata per ogni monumento di nobile memoria collettiva. La solenne figura del frusinate Nicola Ricciotti è poco nota, ma essa si colloca nel grande Pantheon del Risorgimento Italiano. Egli, come di è già ricordato, fu compagno dei Fratelli Attilio ed Emilio Bandiera (notizia poco conosciuta) nella loro spedizione mazziniana in Calabria del 1844 e condivise il loro destino di Martirio, fucilato dal sanguinario Borbone nel Vallone di Rovito presso Cosenza. Nel ricordo del suo Martirio Giuseppe Garibaldi diede come nome del secondo figlio nato nel 1847 quello del cognome del grande frusinate, di cui era amico, avendolo conosciuto anni prima a Marsiglia, e perció Frosinone ha abbinato le due memorie in vari aspetti della sua toponomastica, oltre che in iniziative private come l’hotel-ristorante Garibaldi presso la citata Piazza. Aonio Paleario, nato nella provincia frusinate, a Veroli, nel 1570, fu insigne umanista e singolare riformatore religioso in nome del ritorno autentico al Vangelo (che stringe tra le mani), di una religiosità intima, autentica, libera, di una Chiesa più povera e più autenticamente popolare, dove la comunità dei credenti fosse importante e deliberante. Colpevole di ciò fu prima strozzato e poi bruciato a Roma dal fanatismo della Santa Chiesa Cattolica Romana nel 1570, trent’anni prima del più famoso rogo, quello di Giordano Bruno, nel 1600. La sua statua è posta da sola sul lato che guarda la Prefettura, ad indicare l’importanza del Personaggio, con sotto scritto «Aonio Paleario» con lo stesso tipo di lettere e in corrispondenza di quella della facciata verso la piazza di Nicola Ricciotti, a congiungere idealmente Rinascimento e Risorgimento, la battaglia per la Libertà religiosa di Paleario con quella per la Liberta politica di Ricciotti, per le quali entrambi affrontarono il Martirio e diedero la Vita e meritano sempiterna memoria e gratitudine civili. Nicola Ricciotti, nato a Frosinone l’11 giugno 1797, fu protagonista coi fratelli del tentato moto carbonaro del 1821 (nell’onda della rivoluzione Napoletana del 1820-1821), si unì poi a Guglielmo Pepe, protagonista del vicino moto napoletano e combattè contro gli austriaci a Rieti. Conobbe il carcere pontificio, poi l’esilio incontrando Mazzini. Partecipó ai moti di Romagna nel 1831. Di nuovo in esilio aderì alla ‘Giovine Italia”, conobbe Garibaldi a Marsiglia. Combattè in Spagna nel 1833 a favore dei liberali contro i reazionari e controrivoluzionari cattolici (i carlisti). Nel 1844 Mazzini lo incaricó di preparare moti insurrezionali e perció si unì alla spedizione nel Mezzogiorno dei veneziani Emilio ed Attilio Bandiera, conoscendo con essi il citato Martirio nel 1844. Le sue spoglie sono contenute nell’estetica tomba ai piedi del Monumento, che è così anche un Sacrario civile e patriottico. Il monumento solenne della piazza è del 1910, memoria e gratitudine doverose dell’Italia una e libera ai suoi promotori, fino a dare la vita. L’autore fu lo scultore frusinate Ernesto Biondi (nato nel piccolo comune di Morolo nel 1854 è morto a Roma nel 1917). Si richiamano alcuni dei tantissimi protagonisti del Risorgimento della Provincia di Frosinone. Pietro Sterbini nato nel piccolo comune frusinate di Sgurgolo nel 1793 e morto a Napoli nel 1863 fu protagonista dei moti degli anni Venti, esule come Ricciotti, protagonista della Repubblica Romana del 1849, giornalista e fondatore a Napoli del giornale ‘Roma’. Luigi Angeloni, nato a Frosinone nel 1758 e morto a Londra nel 1842, legato per parentela con Nicola Ricciotti, fu grande letterato e rivoluzionario democratico e unitario federalista, protagonista della Repubblica Romana del 1798, antecedente e madre storica di quella Napoletana del 1799. Amante della Libertà e dell’Italia fu contro lo stesso Napoleone, quando divenne da generale della Repubblica dei principi del 1789 imperatore, nuovo monarca assoluto. Si collegó con Confalonieri e Buonarroti in tal senso. Dovette conoscere il carcere a Parigi e poi riparó a Londra, divenendo riferimento degli esuli, tra i quali Mazzini. L’ultimo scritto politico a Londra del 1837 aveva come titolo Alla valente gioventù ed animosa Gioventù d’Italia. Esortazioni patrie in versi e prose. Teorizzava una soluzione federale del processo unitaria nell’esempio in particolare degli Stati Uniti d’America, prima di Cattaneo e Ferrari. È stato merito civile indimenticabile del dott. Domenico Ricciotti, giornalista e storico risorgimentale del frusinate, divulgatore e testimone delle idealità e dei valori risorgimentali, erede del Martire Nicola, a promuovere la deposizione da Londra dei resti di Luigi Angeloni (parente anche di Nicola Ricciotti) con una cerimonia solenne del 2012, con lapide, accentuando così la dimensione di Sacrario del singolare e caro monumento risorgimentale frusinate. Francesco Arquati (nato nel piccolo comune frusinate di Filettino 1867 e morto nel 1867), è uno dei più commoventi protagonisti del Risorgimento italiano, avendo dato la vita per la patria con la moglie Giuditta Tavani ed il figlio. Possidente e commerciante, sposó a Roma Giuditta Tavani di famiglia mazziniana. Aderirono alla Repubblica Romana del 1849, conobbero l’esilio. Dopo la nascita dell’Italia una e libera del 1861, ma priva ancora di Roma e Venezia, furono nella città capitolina tra i cospiratori dell’Associazione Italiana, che aveva uno dei suoi luoghi nel lanificio Ajani a Trastevere. Esso doveva appoggiare il moto per Roma di Garibaldi del 1867 e la colonna Cairoli. Il 25 ottobre 1867 una colonna di 40 Patrioti, di cui 25 romani, era in attesa del segnale, furono assaliti dai militari stranieri (francesi, belgi, olandesi) del papa Pio IX, divenuto ultrareazionario e nemico mortale dell’Unità e della Libertà. Nel combattimento morirono Francesco Arquati, Giuditta Tavani, incinta del quarto figlio, il figlio Antonio ed altri memorabili Patrioti del nostro Risorgimento. Sisto Vinciguerra (nato nel grosso comune frusinate di Alatri nel 1815 e morto a Genova nel 1871) fu giurista e ardente patriota repubblicano, deputato della Repubblica Romana del 1849. Fu costretto all’esilio, vivendo a Genova fino alla morte. Nella fiamma di bronzo che arde perennemente, si avverte il simbolo dell’omaggio e della gratitudine delle generazioni nobili dei veri Patrioti, dei veri Italiani dell’Unità e della Libertà. In relazione ad altri protagonisti del Risorgimento frusinate presenti nel gruppo dei dieci (oltre i citati Aonio Paleario e Nicols Ricciotti) si fanno i nomi di Carlo Guglielmi di Frosinone, Nino Stoppani e Domenico Dandini di Anagni, Sisto Vinciguerra di Alatri, Pietro Sterbini di Vico nel Lazio, Domenico Diamanti di Veroli (con i mano il testo della memorabile Costituzione della Repubblica Romana del 1849), Rocco Antonio Pacioni di Pofi, Domenico Subiaco di Ripi, il tamburino del gruppo, morto sedicenne a Villa Corsini durante la difesa della memorabile Repubblica Romana nel 1849. Dietro la prefettura, nello slargo che si apre al vasto panorama della Frosinone bassa e della pianura con sullo sfondo i monti, e dove confluiscono la strada e il traffico di chi sale a Frosinone alta, si apre la moderna e funzionale Piazza Vittorio Veneto. Essa richiama la Prima Guerra Mondiale e la sua battaglia conclusiva vittoriosa del 1918, conclusiva dei mille sacrifici del Risorgimento dell’Unità e della Libertà, con il ritorno nel seno della Madrepatria di Trento, Trieste, Gorizia, Pola, l’Istria, collegandosi in modo singolare con i valori e le memorie del Monumento-Sacrario della vicina Piazza della Libertà.
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