Gli Antirisorgimenti tragici nella storia d’Italia
Il Risorgimento italiano, nella sua effettuale, ampia parabola storica, che va dal rinnovamento culturale e civile degli inizi del Settecento, fino alla fine della Prima Guerra Mondiale e alla demolizione dell’Italia democratica, fu conquista epocale, con l’Unità politica, nella storia della penisola. Il Risorgimento è stato l’evento più importante, direi miracoloso (date le possenti forze storiche che vi si opposero dentro, si pensi al cattolicesimo pontificio e clericale, e fuori d’Italia, si pensi alla tenace nemica d’Italia, fino al 1918, l’Austria), della millenaria vicenda storica italiana. Essa, producendo anche incidenze europee memorabili, è più grande nei suoi effetti e risultati storici dell’età dei Comuni nel Medioevo e del Rinascimento agli inizi dell’età moderna.
Questa miracolosa costruzione storica, che resta comunque come base possente di identità e di patrimonio civile della nostra Repubblica, è stata violentemente attaccata nei due secoli del suo svolgimento e della sua affermazione da vari tipi di Antirisorgimento (categoria storica opportunamente richiamata in particolare dal grande storico del Risorgimento Luigi Salvatorelli): cattolico clericale pontificio, austriaco, dinastico dei vari poteri assolutistici ed oligarchici a livello regionale, socialista, in particolare di impronta marxista, fascista, qualunquista. Poiché quelle forze storiche sparse o variamente congiunte, con alcune regìe volpinamente e machiavellicamente in azione, sono ancora oggi possentemente operanti, la memoria risorgimentale a livello collettivo è labile, intermittente, rimossa, deformata, capovolta, con effetti letali di perdita di identità e di spaesamento civile e culturale nella scuola e nei mezzi di comunicazione di massa, tutti egemonizzati, quindi condizionati, da forze antirisorgimentali, quali quelle cattolico-clericali, quelle tragicamente nostalgiche di regimi assolutisti, quelle socialcomuniste ed eredi, quelle postfasciste, e le qualunquiste incolte.
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