Le realtà droniche, nuovi campi di ricerca
Si può definire "ingegneria applicata al mondo dei droni" una vasta gamma di teorie e pratiche di costruzioni droniche. Queste ricerche vanno dai complessi progetti di nuovi modelli di droni, fatte da centri studi con numerosi e qualificati tecnici, alla modifica che un singolo e sconosciuto operatore compie sul suo modello di drone. Si possono, così, stabilire delle precise caratteristiche strutturali dell’ingegneria dei droni. Questa è oggettivamente planetaria e complessa e si sviluppa su diverse tematiche che vanno dai bisogni di utilizzazione civile a quelli di uso militare. Si sviluppa sempre in crescendo con una prassi di ricerche multi e interdisciplinari. Dalla fisica alla matematica, dall’aerotecnica alla chimica gli studi, i progetti sono sempre più interdisciplinari e scientifici. A questa prassi di “Ingegneria dronica”, che si definisce come “classica”, si aggiunge un diverso, ma non meno complesso, settore di ricerca operativa.
E’ lo specifico ambito degli utilizzatori, non progettisti, di droni, dai modelli semplici a quelli estremamente complessi. Nella ricerca, ad esempio, dello zoologo, questi, si troverà a evidenziare certe peculiari caratteristiche del suo drone che saranno oggetto di nuovo studio da parte dei progettisti. Alle riflessioni ed alla prassi operativa dei ricercatori, si affianca una diversa e variegata realtà legata sempre alla ricerca “dronica”. Nella fase iniziale essa parte dalla conoscenza teorica e scientifica dell’oggetto “drone”, sviluppando in seguito uno suo proprio percorso. Si tratta di una ricerca svolta da gruppi di antropologi, etnologi, sociologi e psicologi che in questo specifico ambito non praticano solo l’applicazione di tecniche e metodi delle ricerche psico-sociali, con i loro obiettivi e peculiarità, ma coniugano la conoscenza tecnica dei droni con i suoi effetti sulla realtà umana. Si crea, quindi, una simbiosi tra l’ingegnere e l’antropologo come tra gli psicologi e i tecnici progettisti. Nasce in tal modo una nuova figura di ricercatore che fonde il mondo tecnico e matematico con quello dell’agire pratico degli uomini. Questa costruzione presenta molte analogie con la fase iniziale della ricerca psicologica applicata alla nascente aviazione nei primi decenni del XX secolo. Allora psicologi e medici conseguivano il brevetto di pilota di aereo e venivano costruite macchine per rilevamento delle reazioni nervose dei piloti, in modo particolare, dei militari. Nascevano le prime basi della “Medicina Aeronautica”. I ricercatori della Germania degli U.S.A e dell’Italia si posero all’avanguardia. Nello stesso modo, pur con diverse modalità, nasceva la medicina e la ricerca psicologica “Aerospaziale”. La conquista del cosmo ha permesso a medici, psicologi ed antropologi di diventare cosmonauti e di comprendere tecniche e nozioni di cultura astronautica. Tra i maggiori esperti italiani di psichiatria e psicologia aerospaziale a livello internazionale vanno ricordate la napoletana Paola Verde, Colonnello Aeronautica Militare, e la cosmonauta italiana Samanta Cristofoletti. Ritornando alla realtà “dronica” si possono studiare e delineare nello specifico nuove scuole di ricerca simbiotiche tecniche e umanistiche Caroline Moricot docente alla Sorbona di Parigi, coordina una di queste scuole. Di formazione antropologa, la Moricot si è occupata della ricerca degli effetti degli oggetti materiali sulle culture umane. In seguito ha circoscritto le sue osservazioni al rapporto uomo, corpo e pilotaggio di aerei, rivolto in modo particolare all’aeronautica militare francese. Gli esiti sono stati pubblicati nel suo studio L’engagement du corps: un enjeu dans le pilotage en ligne d’un avion à cockpit de verre (glass-cockpit) anno 2000 PISTES. Obiettivo di questa ricerca è stato comprendere come gli uomini, posti in una situazione nuova, ricostruiscono una rappresentazione dell’oggetto tecnico, del loro lavoro e di se stessi. Nel 2005 la Moricot ha proseguito le sue ricerche lavorando sui rapporti tra uomini, droni e aerei. Dall’osservazione sul campo la Moricot ha definito il drone non una limitata macchina volante senza pilota, ma un vero ed articolato sistema che non può essere concepito e delineato in maniera isolata, ma immesso in una rete in dispositivi. Gli studi sul “sistema dei droni aerei” devono dunque coniugare la psicologia dell’intuizione e della percezione insieme con la memoria del singolo e quella del gruppo operativo.
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