I profughi giuliano-dalmati, nella Memoria del Bosco di Capodimonte
“In ricordo delle vittime delle foibe e degli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia, che dovettero lasciare le loro terre in seguito alle drammatiche vicende del confine orientale e che dal 1947 trovarono ospitalità presso il “Centro Raccolta Profughi” di Capodimonte e furono accolti con solidarietà dalla cittadinanza tutta.” Una pagina di memoria negata per decenni, su cui ancora oggi si continua con grande fatica a scoprire pezzi di verità: nella Giornata del Ricordo, la targa posta oggi dal Comune di Napoli nel Bosco di Capodimonte, è una presenza che rappresenta un'assenza di memoria per i tragici eventi legati all'esodo giuliano dalmata, la diaspora forzata degli italiani alla fine della seconda guerra mondiale, e gli eccidi conosciuti come i massacri delle foibe.
Proprio qui, nel Bosco di Capodimonte, venne allestito uno dei tre campi profughi di Napoli, il più grande, con 1.000 persone che vissero qui per decenni e per generazioni: di quel periodo, tutti loro raccontano di una grande integrazione e di un rapporto ottimo con la città, che li accolse pur essendo in condizioni di grande povertà, a causa delle devastazioni della guerra.
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