L'immorale revisionismo pseudostorico mira ad una lapide in piazza Mercato
A seguito della iniziativa del Comune di Napoli e dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di apporre una lapide commemorativa in ricordo dei martiri della Repubblica Napoletana del 1799 nella basilica del Carmine Maggiore, alcuni rappresentanti di una controparte avversa si sono fatti promotori di una richiesta al sindaco di Napoli, allo scopo di ottenere una ulteriore lapide da collocare, per ‘par condicio’, in piazza Mercato (luogo notissimo per le esecuzioni capitali in epoche monarchiche) in ricordo dei lazzari sanfedisti che morirono durante i giorni dell’anarchia e della controrivoluzione del 1799. Chi contesta una lapide marmorea che, dopo 216 anni, segnala finalmente che sotto il pronao del Carmine sono sepolti esseri umani, dei quali si dà la loro denominazione storica, e si aggiunge una semplice frase di universalismo morale, nè politica, nè ideologica, contro l'egoismo, che può essere assunta, condivisa, o comunque rispettata, da ogni essere umano di buona volontà, pur di diversa posizione ideale, mostra di mancare di sentimenti elementari di umanità e di ragione. Qui non si tratta di una posizione storica o politica, ma di umanità o meno. Volere poi mettere sullo stesso piano lazzari, assassini, saccheggiatori di Napoli nei giorni di anarchia a fine 1798, in cui furono padroni, con i sovrani in fuga e le autorità assenti, coi cittadini terrorizzati, che solo dai repubblicani francesi e napoletani potevano essere contrastati con le armi per assicurare gli elementari, fondamentali valori di qualsiasi convivenza civile, cioè ordine e sicurezza, che divennero anche fanatizzati cannibali nei giorni del martirio dei nobili e innocenti Repubblicani a piazza Mercato, facendo inorridire l'intera Europa anche assolutista e alleata dei Borboni, significa non avere alcuna bussola morale e storica. Come se si volessero mettere sullo stesso piano fascisti e antifascisti assassinati, nazisti e loro vittime. Il sanfedismo borbonico fu nemico della vera patria napoletana nobile, alta, europea, promosso da un re spagnolo e da una regina austriaca, subalterni in tutta la loro parabola storica all'Austria, nemica secolare d'Italia, scappati vilmente in Sicilia, incapaci di resistere e di opporsi con dignità ed onore, furono decisivamente aiutati ed appoggiati da altri stranieri. La Repubblica libera e democratica, laica, frutto di secoli di sacrifici, di lacrime e di sangue inimmaginabili, deve essere armata, vigile, decisa, a vari livelli, anche legislativi e giudiziari, non può tollerare, pena la sua crisi e la sua morte, tentativi, che offendono, dal Sud al Nord, dal borbonismo al leghismo, verità storiche universalmente acquisite ed elementari principi umani e morali.
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