Il gioco d'azzardo, un dramma sociale
Con il termine Ludopatia (neologismo che, per la verità, non ha ancora trovato cittadinanza ufficiale nel linguaggio della comunità' scientifica), si intende indicare la dipendenza patologica dal gioco. Un tempo, come si ricorderà', anche nelle piccole realtà' urbane, esisteva almeno una sede del famoso Banco del lotto. Chi proprio aveva il desiderio di tentare la sorte, poteva farlo, recandosi li' per giocare i numeri preferiti, che l'impiegato, con la storica penna intinta nell' inchiostro, trascriveva su biglietti prestampati; numeri che erano sempre legati o a fatti straordinari della vita quotidiana o alla magia dell'interpretazione dei sogni come, con arte magistrale, il grande De Filippo ha saputo descrivere, in maniera così' colorita, nelle sue commedie. Bisognava poi attendere, per conoscere il risultato relativo alla giocata, il fatidico giorno dell'estrazione che, solitamente, era il sabato. Una volta, tutto era più' sobrio e razionale: si giocava spesso per divertirsi, mentre gli stessi giochi d'azzardo erano riservati ad una ristretta platea di interessati e si svolgevano in luoghi ben circoscritti (casino' o circoli privati), al riparo da occhi indiscreti. Allora bastava, nel gioco cosiddetto ricreativo, affidare alla fortuna anche una piccola somma, perché nel cuore dei timidi giocatori sì accendessero grandi speranze; molto forte era, perciò', anche il momento di partecipazione emotiva che durava, spesso, un'intera settimana; un'attesa più sofferta, ma anche, per certi aspetti, più' piacevole. Com'è' cambiato il mondo e quanto ci siamo modernizzati! La rivoluzione tecnologica ha trovato, nell'era della globalizzazione, particolarmente nel gioco, (che non richiede, tra l'altro, alcuna abilità' personale), il suo più' fertile campo di applicazione. Si può' giocare direttamente dalla propria abitazione, attraverso i mille modi suggeriti dalle tecniche telematiche ed informatiche oppure nel bar sotto casa, dove si trova, spesso, se lo spazio lo consente, un vero e proprio piccolo Casino'. Così il gioco d'azzardo con la slot machine (video poker, fruit machine e roulette, per citarne alcuni), ha conosciuto il suo momento di maggiore espansione ed e' diventato un vero fenomeno sociale. Il risultato viene comunicato, quasi sempre, contestualmente alla giocata; ma il problema nasce per chi vive in ristrettezze economiche, rese ancora più' acute da una crisi che non concede tregua! Basta dare uno sguardo intorno per trovare mille prove di questa febbre irresistibile, che non risparmia più nessuno e sembra coinvolgere quasi tutti i ceti sociali e persone di ogni età. Spesso sono proprio le fasce più' deboli della popolazione a pagarne il conto: anziani e pensionati, che trovano sempre crescenti difficoltà' a sbarcare il lunario. Ma vengono propinati anche biglietti di varia natura che offrono a tutti l'opportunità' di partecipare alle esperienze ludiche più' stravaganti. Senza sottovalutare, inoltre, il caso di persone che sono state lautamente gratificate dalla vita con consistenti eredità', ottimi stipendi e che , in poco tempo, in nome di questo dannato vizio, hanno svenduto e perduto ogni cosa: l'onore, prima di tutto, poi la casa ricevuta in eredita', ed infine, lo stipendio, preparando così' un epilogo drammatico alla loro esistenza. Non si contano più, infatti, i casi di depressione, di nevrosi, di gravi forme di bipolarismo, come le definiscono i medici ed infine gli episodi sempre più' frequenti di suicidio. Sta di fatto che l'industria del gioco d'azzardo e' al terzo posto in Italia e, secondo i dati dell'Eurispes, giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio-basso, il 66% dei disoccupati. Questo gioco e' diventato una tassa occulta destinata a rimpinguare le finanze dello Stato! Alla luce di questi dati, non vi è dubbio che bisognerebbe favorire, a tutti i livelli istituzionali, adeguate politiche di psicoeducazione, in particolare per i giocatori d'azzardo patologici, per avviare un serio processo di ricostruzione e di emancipazione da una così grave dipendenza. Che cosa fa invece lo Stato, dopo aver favorito, in mille modi, la diffusione del gioco, per arginare questa pericolosa epidemia? Semplicemente si fa carico di avvertire, attraverso le ingannevoli pubblicità', che il gioco può produrre "dipendenza". Oh che singolare novità', quale prodigiosa scoperta! E' lo stesso impegno che lo Stato profonde nella la campagna antifumo, che ha dato i risultati che tutti conosciamo, mentre si continuano a proporre divieti, senza mai progettare seriamente un piano di vera dismissione delle pubbliche rivendite di questo micidiale veleno; e, intanto, il vizio del fumo sta conquistando, sempre di più, nuovi affiliati, proprio tra le più' giovani generazioni. O tempora o mores! Sentenziava l'Arpinate
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