Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Il Monitore Napoletano - Ripartiamo dal N.36

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MONITORE    NAPOLITANO

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Lunedì 5 Frimaio, Anno CCXIX della Libertà; CCXII della Repubblica Napoletana Una, ed  Indivisibile (5 Dicembre 2011)


Num. 1 - 36


 

Siam liberi in fine ed è giunto anche per noi, il giorno in cui possiam pronunciare i sacri nomi di  libertà ed eguaglianza.

Era il 2 febbraio 1799 quando Eleonora de Fonseca Pimentel e Carlo Lauberg nella tipografia di Gennaro Giaccio davano alle stampe il primo numero del Monitore Napolitano, giornale ufficiale del Governo Rivoluzionario. Il 23 gennaio, da Castel Sant’Elmo era stata proclamata la Repubblica,  primo esempio  di un Governo Laico e Democratico che mai il Sud dell’Italia avesse conosciuto. Fu una ventata di rinnovamento quel 1799, anzi,  una tempesta, che si abbatté sulla monarchia borbonica sulla  scia della Francia,  la cui eco rivoluzionaria era giunta  dirompente tra  i  patrioti  illuminati non solo di Napoli, ma di tutta l’Italia, armandoli di bruciante amor di patria,  pronti a sacrificare la vita pur di riscattare i sacri principi della Libertà e dell’Eguaglianza.

Durò appena sei mesi  la Repubblica a Napoli, giusto il tempo di respirarne l’aria, prima che il Borbone, aiutato dagli inglesi e dall’esercito della Santa Fede tornasse spietato a stroncare nel sangue quello straordinario sogno rivoluzionario.

Ma “la Repubblica della schifezza”, nonostante il vilipendio della memoria storica operata dai Borbone per tutto l’arco di tempo che furono padroni del regno delle due Sicilie, sopravvisse nel cuore e nelle idee di quei pochi che ebbero salva la vita  e che ne scrissero le memorie, affidando speranze e sofferenze all’unica vera maestra di vita: la storia.

Pur se confuse e rarefatte le testimonianze di quei sei mesi e dei suoi protagonisti sono  giunte fino a noi attraverso preziosi documenti che fortunosamente scamparono alle fiamme borboniche, così come i ritratti, gli oggetti e tutto quanto potesse ricondurre alla memoria di quei sei mesi ed  all’eccidio di massa che ne conseguì per mano borbonica che, tra il luglio del 1799 ed il settembre del 1800, condannò ad  ascendere al patibolo le più preziose menti illuminate che Napoli potesse vantare al secolo dei Lumi.

Completo, grazie all’opera di Benedetto Croce e di Mario Battaglini, il Monitore Napolitano è riuscito ad attraversare due secoli di storia, rendendoci il più chiaro e dettagliato teatro dei fatti  politici e sociali che si svolsero tra il febbraio e ed il giugno del ’99. Ad Eleonora de Fonseca Pimentel costò la vita scriverlo, e lo fece mossa da ardente amor di Patria,  ligia al dovere, con entusiasmo, puntualità e criticismo proprio di colui che ha il serio  compito di dare un “monito”, un “richiamo”, una “esortazione”, narrando i fatti, osservando e proponendo soluzioni con obiettività e senso civico.

Eleonora, pur avendolo fondato con Carlo Lauberg, diresse il giornale da sola, con coraggio, fermezza di spirito, e soprattutto conscia  di aver messo in gioco la sua vita, lasciandoci per questo un esempio sublime di donna intellettuale che seppe affrontare  tutte le battaglie della vita  all’avanguardia di quel  tempo.

Consapevoli del valore storico e morale tramandatoci dalla Pimentel, noi oggi, con umiltà sentita e sincera,  proviamo a dare una continuità a questa gloriosa testata, icona storica della stampa italiana, impegnandoci a lavorare con la massima serietà oltre ogni retorica, offrendo ai lettori un ombrello di idee sul nostro tempo, oscillando tra passato e presente, con la speranza di ricevere a sprazzi un po’ di quella lungimiranza che i martiri del 1799 ebbero nell’agognare un’Italia Repubblicana Unita e con l’Italia l’Europa.

Fedeli alla Libertà, intesa così come la definì la Pimentel  "il bene più prezioso per un essere umano", noi seguiremo una linea di totale indipendenza politica, impegnandoci a diffondere una cultura della verità e della legalità, nel passato come nel presente.

Ripartiamo dall'ultimo numero del Monitore, il "36", che allora non vide la luce,  proprio per sottolineare la nostra ferrea volontà di essere prosecutori di quel giornale del 1799 e non di altri che sono stati rifondati in epoche successive, passate e recenti,  con uno spirito ben lontano da quell'opera esemplare per le idee ed i fatti  espressi  con impareggiabile maestria dalla Pimentel Fonseca, che ancora sarà nostra unica ed  ideale  direttrice. Eleonora sarà sempre Intra Nos.

Ripartiamo presentando il Nuovo Monitore Napoletano il 5 dicembre 2011 a Palazzo Serra di Cassano, oggi sede dell’ Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, luogo simbolo della Repubblica Napoletana del 1799,  con le sue stanze impregnate di cultura e di quel tempo mai trascorso, col suo portone chiuso da allora in faccia al sanguinario Borbone che condannò al patibolo, tra gli altri,  il giovane  Gennaro Serra.

Ripartiamo armati di passione e coraggio, ma soprattutto consapevoli del grande impegno di cui ci stiamo investendo,  e con la felice abnegazione a quei principi che ora, come allora rappresentano i cardini di uno Stato laico: la Libertà e l’Eguaglianza.

Forsan et haec olim meminisse iuvabit [E forse un giorno gioverà ricordare tutto questo]

Cara Eleonora, duecento e dodici anni dopo noi siamo qui e con immensa umiltà cercheremo di dar voce alla tua Rinascita.

 

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