Num. 31 - 25 maggio 1799
SEXTIDI’ 6. PRATILE ANNO VII DELLA LIBERTA’;
I. DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA UNA, ED INDIVISIBILE
(SABBATO 25. MAGGIO 1799)
MAJESTAS POPULI
Secondo trimestre. Num. 31
Continuazione della narrativa della Festa Nazionale.
Se lo Spettacolo era stato fino a quel punto giulivo, e grandioso, divenne tutto ad un tratto tenero, ed augusto. Trentadue insurgenti presi ne' varj fatti d'armi erano stati condotti, e si teneano circondati dalla Guardia Nazionale. Avea non poco sdegnato cotesta vista gli amanti dell'umanità, i quali se trovano necessario il castigo al delitto, trovano non meno necessario, che un uomo non insulti giammai a' mali del suo simile col farne spettacolo di gioia a se stesso, mentre la sola dolcezza de' costumi ristringe il nesso sociale, e previene i delitti; né Libertà può sorgere dove non sia Umanità, perché l'Umanità è la base dell'Uguaglianza, siccome questa lo è della Giustizia, e della Libertà. Cresceva quest'indignazione a misura che quegl'infelici andavano replicando anch'essi i sacri nomi di Libertà, e di Repubblica, e prendendo parte alla gioja Nazionale. I buoni Cittadini per gustarla essi stessi intera, volgevano l'occhio da tale sconvenevole spettacolo. Tutto ad un tratto si mossero coloro; incerto era lo spettatore se per tornare al loro carcere; quando a piè della gradinata del basamento furono visti ricevere l'amplesso, e il bacio fraterno dalle Guardie Nazionali.
Il Generale di essa Guardia Francesco Bassette, che noi altrove malamente chiamammo Luigi, confondendolo col fratello, pieno di generosi ed umani sentimenti, e desiderando render compiuta la gioja di quel giorno, avea impetrato, ed ottenuto, che malgrado, che quegl'insurgenti fossero stati fatti prigionieri da prima, pur fosse disteso anche a loro, e fossero ammessi all'indulto proclamato dalla Repubblica. Ignari gli spettatori, ignari essi medesimi della lor sorte, e temendo d'esser condotti a piè dell'albero per tutt'altro motivo, n'ebbero e gli uni, e gli altri l'improvviso annunzio in quell'abbraccio fraterno, e la sorpresa fu uguale negli uni, e negli altri. Quegli infelici tratti in un istante dal timor della morte alla sicurezza della liberazione, si affollano, salgono ansiosamente, abbracciano, baciano l'albero; si abbracciano, e baciano a vicenda, e fra loro, e colle Guardie Nazionali; danzano, gridano, stracciano, e calpestano le bandiere, tornano a gara a replicare baci, ed amplessi; un vecchio di veneranda canizie richiamava a se gli sguardi colla vivacità de' suoi movimenti, siccome prima più aveva richiamata la generale commiserazione. I Giovani del Conservatorio di Musica intuonano allora un inno patriottico, poesia del noto Cittadino e Poeta Luigi Rossi, e composizione del Maestro Cimarosa; doveva recitarsi una pubblica allocuzione al Popolo, ma non vi diè luogo il generale trasporto: la pubblica gioja divenne in quel punto più ch'ebrietà, divenne sacro orgasmo, e furore. Il Popolo si avventò su quel lembi di bandiere, per romperli no, ma per dilaniarli. Era già verso la sera, la truppa si ritirava, e non era ancora l'avidità del Popolo sazia di lacerare que' lembi, anche i più minuti, e di replicare con entusiasmo sempre maggiore gli Evviva alla Libertà, ed alla Repubblica, morte a' tiranni. L'ara apparve l'ara de' supplici, il basamento l'altare degl'infelici, il canto dell'inno meschiato al sacro grido di LiBERTA, di REPUBBLICA, di MORTE A' TIRANNI, ci rammentò gli antichi cantici di battaglia, e di vittoria della libera Grecia; ci trovammo Greca Città, ed imitatori della Greca dolcezza. Imita, o generosa Gioventù Napoletana, il Greco valore. Nelle funzioni di Guardia Nazionale, tu non così adempi ad un dovere, come eserciti un proprio diritto: ti armi alla difesa di te stessa, della proprietà, e della libertà tua. In Popolo libero tutti i Cittadini hanno diritti uguali; perciò la Patria gli fa tutti Guardia Nazionale, e gli arma, e gli obbliga tutti ugualmente alla difesa de' loro diritti reciproci. Chiunque ricusa prestar il servigio di Guardia Nazionale, ricusa esser Cittadino, cioè ricusa aver parte nella Sovranità del suo paese; chi dunque sarà capace di fare sì gran rifiuto, che non sia o un mentecatto, o un traditore, e vile servo d'altrui? Ma sappi, o gioventù generosa, che tua Patria non è Napoli sola, Patria di ogni Cittadino è tutto lo stato della Repubblica. E l'obbligo di mantener l'ordine interno, di assicurar le persone, e le proprietà, ti lega ugualmente ed a vicenda in ogni luogo, e ad ogni Cittadino de' Dipartimenti. Se vuoi mostrarti degna de' liberi tuoi progenitori, rammenta, che ogni Greco si credeva obbligato, e pronto accorreva alla difesa della Libertà, non solo della sua terra natia, ma di tutta la Grecia, e che a difender la libertà della Grecia gli Ateniesi lasciarono case, e sostanze in preda alle fiamme di Serse, credendo tutto salvare, se la libertà salvavano. Sù dunque armati, coscriviti, percorri da valorosa tutte le non quiete contrade della Repubblica; appena una porzione di quella, che tu esser puoi, distrusse gl'innumerevoli eserciti Persiani; è tua vergogna, che tu esista in Napoli, ed esistano ancora insurgenti nello Stato. Va, pugna, e vinci, ed allora riconduttrice de' be' giorni dell'Attica, offrirai all'Italia le ferie, ed i Giuochi Italiani, rinnoverai le tessere ospitali, ed amichevoli, ed unita a' tuoi Concittadini gitterai le fondamenta della GRANDE ITALICA UNIONE, e mostrandoti potente braccio d'Italia, farai dire di te, e de' tuoi Concittadini quello, che il gran Padre della storia disse degli Ateniesi. «Le forze degli Ateniesi andavano sempre crescendo. Si potrebbe provare in mille guise, che l'uguaglianza fra i Cittadini è il governo più vantaggioso. Quest'esempio solo il dimostra. Finché gli Ateniesi rimasero sotto la potenza de' loro tiranni, essi non si distinsero mai in guerra più de' foro vicini; ma tosto che scossero il giogo, acquistarono su quelli grandissima superiorità. Ciò prova, che nel tempo, ch'essi erano tenuti in ischiavitù, si diportavano vilmente a bella posta, perché faticavano per un padrone; ma ricuperata la libertà ciascuno s'affrettò con ardore a faticare per se stesso». Finita la funzione la Commissione Legislativa tenne una tavola di 24. coperte. Pranzarono ad essa i due Generali Federici, e Bassetti, i due Ministri Defilippis, e Manthonè, il Membro della Commissione Legislativa Gambale, e varj altri Cittadini della Guardia Nazionale, e della Segreteria della stessa Commissione. Nella mattina stessa il Comandante della Legione Sannitica Cittadino BeIpulsi aveva ugualmente ricevuta dalla Commissione Esecutiva la sua bandiera. Egli pronunciò nel riceverla breve, e succoso discorso: Noi soggiungiamo il proclama, ch'egli in seguito diresse alla suddetta Legione nell'atto di accingersi alla marcia. "Soldati ‑ La Patria vi ha scelti per la sua difesa, ella vi ha armati di bajonette. Come vi renderete degni di tanto dono, e della sua confidenza? impiegandole contra i nemici di essa. Siate vigilanti nelle vostre guardie, ma impetuosi nella pugna, mentre la morte s'arresta innanzi al coraggioso, all'agile, al risoluto. Sanniti! non degenerate dagli avi vostri, essi sostennero settanta anni di gloriosa guerra per non divenir schiavi dell'Impero Romano. E voi uomini creduli, che vi trovate fuggitivi tra i boschi, rientrati nelle vostre case, se non volete attirar sopra d'esse la guerra, ed i suoi orrori. Un'armata di uomini liberi non teme un piccol numero di nemici dippiù, ma vi sono alcune vittime, che la generosità, la pietà del nostro Governo Repubblicano richiede che sieno risparmiate ‑ BELPULSI".
SOCIETA PATRIOTTICA.
Nel dì 22. Fiorile nella gran Sala della Società popolare intervennero due Cittadini del Mercato, che sotto alla tirannia eran chiamati Lazzaroni. Questi furono accettati con applausi generali. Montarono la Tribuna, e da là con il linguaggio non dell'arte, ma della natura dissero: «Noi venghiamo in nome di tutt'i Cittadini del Mercato a manifestare il nostro attaccamento alla Repubblica. Noi siam contenti dello stato presente, e siam pronti a difendere con la vita l'acquistata libertà». E chiusero questi brevi, ma profondi democratici sentimenti con gridar Viva la Repubblica, Viva la Libertà, e Viva S. Gennaro. A queste voci echeggiò replicate volte la Sala Viva la Repubblica, Viva la Libertà, e Viva S. Gennaro: Ed a pluralità di voti si decise, che in contrasegno del piacere, con cui la Società questi avea ricevuto due fratelli, il Presidente sulla Tribuna gli avesse dato in nome di tutt'i Socj l'abbraccio fraterno. Quest'atto fu accompagnato da varj Evviva l'Eguaglianza, e la Libertà. Quindi scesi dalla Tribuna presero un posto nella Sala, e, passatosi al disame di varie utili mozioni, si chiuse la seduta con farsegli una fraterna sovvenzione, ed invitargli ad intervenire ad altre unioni, con la facoltà di condurvi chiunque altro loro fosse a grado. Non è andato a vuoto l'invito. Varj altri fratelli del Mercato son venuti nella sessione del 25; uno ha esposto dalla Tribuna, che numero ancora maggiore di compagni avrebbe condotto, se mentre essi erano già pronti a venire, uno tra loro non ne li avesse dissiuasi. Quindi dato in compenso a lui l'abbraccio fraterno, fu fatta, ed approvata la mozione, che il reo di tal fallo fosse per opera della Polizia ristretto in casa di uno degl'Individui della Società per più giorni, ed ivi alimentato a spese della medesima per renderlo istruito ne' suoi civici doveri; dopo di che si mettesse in libertà. Una tal decisione della nostra società patriottica meriterebbe bene la penna di un Tucidide, e di un Plutarco per renderla immortale. Altro vi fu de' medesimi Cittadini del Mercato, il quale dalla Tribuna espose abbisognar di soccorso per due sue nubili sorelle: la Società determinò tosto una Commissione al Ministro dell'Interno, acciò fossero poste in un Ritiro. Il Cittadino Luigi Serio fece in linguaggio napoletano un Elogio alla gente del Mercato, ed invitò tutti i Cittadini a non usar più il vocabolo di Santa Fede, o di Lazzarone. La seduta de' 26. si aprì colla lettura di due Inni Patriottici. Uno di Luigi Rossi diretto alla Legione Calabra; e l'altro del Cittadino Piccinni in lingua napoletana, diretta al Popolo. Entrambi nel vario loro genere riscossero gli applausi generali, e si stabilì che la Società dovesse fare menzione onorevole di ambi gli Autori, e che dal Presidente se gli dasse l'abbraccio fraterno in nome di tutti i Socj. Le Commissioni resero conto alla Società delle incombenze addossatele nella seduta antecedente, si lessero dalla Tribuna le disposizioni del Ministro dell'Interno, consistenti in un invito al Ritiro del Carminello, per ricevere le due Cittadine del Mercato Maria, e Serafina Bianchi, sorelle del Cittadino Gennaro Bianchi e la Polizia esegui quanto si era proposto per colui che avea gli altri frastornato ad intervenire nella Società.
Articolo somministrato.
La base su cui s'inalza l'edifizio della Repubblica è la morale, e si può dire, che quelli soli sono i veri Repubblicani, e Patrioti, i quali riuniscono a un tenero amore per i loro fratelli una esatta morale. Un equivoco pericoloso è nato coi nascere della Repubblica. De' Frati discoli, che il Governo tirannico ha formati, e sostenuti, appena intesa la parola Libertà, sotto i felici auspicj della Repubblica hanno creduto, che non solo fosse permesso loro di rompere i ferri, che essi stessi indiscretamente si eran creati, ciò che era vero; ma che potessero anche sopraffare i loro superiori, e dilapidare a proprio commodo il patrimonio dei loro Conventi, che è una proprietà Nazionale. Sotto lo specioso pretesto di aggregarsi alla Guardia Civica domandano quotidianamente questi uomini screditati assegnamenti, ed equipaggi. Bisogna, che essi sappian, che la Repubblica ha bisogno di braccia piene di coraggio vero, che non può nascere che dalla persuasione intima della giustizia della sua causa, e che sia un risultato della morale sostenuta, e della pubblica confidenza. Il Ministro dell'Interno che è l'organo del Governo sotto la data del 22. Fiorile ha dato un invito al Provinciale de' Cappuccini, che fa un onore immortale a lui, e al Governo medesimo, e che mostra per i solitarj Cristiani così particolare affezione ‑ Libertà ‑ Eguaglianza ‑ Repubblica Napoletana ‑ Governo Provvisorio ‑ Napoli il dì 22. Fiorite anno 7. della Libertà, vecchio stile 11. Maggio 1799. ‑ Il Ministro dell'Interno al Provinciale dei Cappuccini di S. Efremo Nuovo ‑ Nel concedersi al Laico Fra Vincenzo da Giugliano una somma corrispondente all'equipaggio di Guardia Nazionale da pagargliesi dall'Ordine stesso, cui apparteneva, non s'intese mai dal Governo, che tal somma eccedesse i limiti della giustizia. A qual effetto essendosi trovata eccessiva la somma di ducati 300., e superiore alle vostre forze si è fatto invito all'Amministratore Dipartimentale, che non più vi molesti su questo assunto; giacché se ne incaricherà a dirittura il Governo. Lo passo alla vostra intelligenza per vostra quiete, e de' vostri Confratelli, pei quali ha il Governo una particolare affezione. E vi soggiungo, che lo stesso non è mai per annuire alle domande, qualora le conosce tendenti alla scostumatezza, ed a fomentare i vizj. Salute e Fratellanza ‑ De Filippis. Le ultime espressioni l'anno vedere quanto la Repubblica è lontana di permettere, che un Monaco, che è stato l'opprobrio della sua Comunità sotto il Tiranno, divenga sotto il Regno della Virtù l'oppressore sfrenato dei suoi Confratelli, che reclamano dentro i loro Chiostri, e nell'esercizio delle virtù sociali, ed evangeliche, la beata Libertà proclamata in una Patria comune
COMMISSIONE LEGISLATIVA
Napoli, a dì 12. Fiorile, anno 7.
LA COMMISSIONE LEGISLATIVA
Considerando, che nelle urgenze della Repubblica fanno di bisogna energiche leggi, e che non si deve, per serbare le troppo scrupolose forme, esporre la salvezza della Patria, e la pubblica libertà: Considerando, che le leggi promulgate dal Governo Provvisorio sono riuscite quasi inutili, o per la non sufficiente loro opportunità ai tempi della Repubblica, o per la moltiplicità delle occupazioni di coloro, che vennero incaricati della esecuzione di quelle leggi: Considerando, che l'ostinazione degli scellerati nemici della Patria, e dei perfidi agenti della tirannia diviene sempre maggiore nell'ingannare, e sedurre un Popolo naturalmente buono, ma soverchiamente credulo, e per tanti anni abituato all'errore del più attivo dispotismo: Finoché non si mutino le circostanze, e sia stabilito il Governo Costituzionale, decreta. 1. La Legge emanata a' 2. Ventoso, anno 7. Repubblicano per la sola Commissione Militare rimane nel suo pieno vigore, se non per quanto le vien derogato dalla presente. 2. L'anzidetta Commissione Militare stabilita in Napoli rimane composta di sette Membri, ed esercita la sua giurisdizione in tutto il territorio della Repubblica, finoché non sieno istallate le altre Commissioni Militari negli altri Dipartimenti: allora eserciterà la sua giurisdizione in tutto il Dipartimento del Vesuvio. 3. La Commissione Militare non avrà altra forma di processo, se non l'estemporanea militare, per vedere la verità del fatto, e persuadere la propria coscienza. 4. Fra cinque giorni dopo l'accusa la causa nella Commission Militare dev'essere terminata, e la sentenza eseguita per cose, che accadono nel Dipartimento del Vesuvio. 5. Vi saranno nella Commission Militare oltre ai sette Membri ordinarj tre supplementarj, i quali assistano a tutte le sessioni, e non vi votano, quando la Commissione è nel suo numero compiuto di sette. Quanto manca uno, o più degli ordinarj, entra a votare uno, o più de' supplementarj tirato a sorte. 6. La Commissione Militare non può votare, se non è nel numero di sette. 7. Per la sentenza di morte debbono concorrere cinque voti: per ogni altra sentenza basta la maggioranza de' voti. 8. Dopo la denunzia ricevuta dei processi verbali trasmessi dal Tribunale di Polizia, la Commission Militare farà trasportare immediatamente innanzi a se i testimonj li sente coi giuramento, e li confronta col reo, dal quale ode immediatamente la discolpa, e nel caso, che l'incolpato produce allora per allora i testimonj per sua difesa, la Commissione li sente, e fa notare il loro detto in un processo verbale: ma se l'incolpato non li produce con se immediatamente, e propone de' capi, o sia articoli di difesa; se la Commissione è persuasa della loro sussistenza, accorda ad esso incolpato per ore la facoltà di produrre i testimonj, che la stessa Commissione farà condurre avanti a se. Qualora la discolpa prodotta sia insussistente, immediatamente, senz'altra dilazione, procede alla sentenza. 9. Si concede all'incolpato, nell'atto della sua interrogazione, confrontazione di testimonj, e discolpa, di aver presente un Avvocato, che allora per allora fa la sua difesa nella forma indicata nell'articolo ottavo. 10. Ne' giudizj della Commission Militare l'inetta formalità della convalida a tortura per li socj del delitto resta interamente abolita. 11. Siccome non si tratta di nuova comminazione di pena, ma solo di stabilire nuova forma di procedimento per le urgenze della pubblica salvezza, i metodi prescritti in questa legge rispetto alla procedura giudiziaria, ed alla pruova dovranno praticarsi non solo pe' delitti, che potranno da oggi innanzi accadere, ma benanche pei delitti non ancora giudicati. 12. Saranno stabilite colla massima speditezza le Commissioni Militari in ogni Dipartimento, e verranno organizzate per lo numero de' Membri, e per la forma come la Commissione militare di questa Centrale: la procedura di cotesta servirà di norma per la procedura di quelle. Ma le Commissioni Militari degli altri Dipartimenti dovranno spedire le cause in quindici giorni, qualora la Commissione intera, previo decreto di urgenza, non riconoscesse a maggioranza di voti la necessità di prorogar questo termine, che intanto non debba essere più lungo di un mese. 13. La Commissione Esecutiva a misura che le Commissioni Militari saranno installate negli altri Dipartimenti, ne darà avviso alla Commission Militare di questa Centrale, affinché possa desistere dalle sue funzioni ne' Dipartimenti. 14. La Commission Militare spedita in Campobasso procede colla norma stessa, e colle facoltà medesime accordate dalla Legge. 15. Nella Commission Militare residente a Campobasso si destina un Commissario del Governo, come si trova in questa di Napoli: esso veglierà per la esecuzione della legge, e farà benanche le veci di pubblico accusatore. Rapporta le pruove, riassume le ragioni pro e contra, e le sommette alla giudicatura della Commissione. 16. La Commissione Esecutiva è incaricata dalla promulgazione di questa Legge per tutti i Dipartimenti della Repubblica, e della pronta sua esecuzione. ‑ PAGANO Presidente. ‑ DE TOMMASO Segretario. La Commissione Esecutiva ordina, che la presente Legge sia pubblicata, eseguita, e munita del Suggello della Repubblica. Napoli, 12. Fiorile, anno della Libertà. ‑ ERCOLE D'AGNESE Presidente. ‑ CARCANI (FERD.) Seg. Gen.
Napoli, 12. Fiorile, anno 7. della Libertà.
COMMISSIONE LEGISLATIVA.
Considerando, che nella rigenerazione di un Popolo convenga sopratutto riformare il Codice Criminale, da cui deriva la sicurezza pubblica, e la libertà individuale. Considerando, che bisogna a poco a poco svellere gli antichi abusi, e preparare il nuovo sistema della criminale legislazione. Considerando, che il barbaro metodo della tortura detestato dalla ragione, abborrito dal sentimento debbasi abolire immediatamente, che si è proclamata la libertà. Considerando finalmente, che le pene straordinarie introdotte presso di Noi dall'arbitramento degli indizj sono una conseguenza del fallace metodo della tortura, e che abolendosi il principio restano aboliti gli effetti, che ne derivano; Ordina, e stabilisce: 1. In tutto il Territorio della Repubblica Napoletana è abolita ogni specie di tortura, sia per scovrire la verità, sia per convalidare la confessione de' rei, sia per sapere i complici. 2. Restano anche aboliti tutti quegli orridi luoghi di detenzione detti già criminali, sieno oscuri, sieno umidi, sieno in qualunque modo lesivi della salute dell'Uomo, dovendosi solamente adoperare quelle segrete lucide, nelle quali il detenuto non possa aver comunicazione né di dentro, né di fuori con qualsivoglia persona, se non vi sia l'espresso permesso del Magistrato. 3. Le pene straordinarie, che si davano per lo addietro per difetto di pruova, arbitrandosi gl'indizj, e commutandosi la tortura nell'equivalente pena, restano abolite. 4. Il Giudice, concorrendo la pruova o testimoniale, o indiziaria, o nascente da confessione del reo, la quale persuada l'animo suo, e sia conforme al criterio legale, deve condannare il Reo alla pena ordinaria; o sia alla pena stabilita dalla legge, quando si trovi siffatta. Non concorrendo la pruova sufficiente deve liberarlo. 5. Se gl'indizj contra l'accusato non fanno alcun peso sull'animo del Giudice, egli dev'esser liberato come innocente. 6. Se l'accusato non è convinto dalle pruove, ma indiziato soltanto, esso sarà liberato informa, e rilasciato colle convenevoli cauzioni. 7. Durante il biennio può essere richiamato di nuovo in giudizio, acquistandosi contra di lui nuova pruova. 8. Se nel termine prescritto dalla legge non si acquisti nuova pruova contra l'incolpato, dopo il biennio dev'essere o assoluto dal giudizio, o pure esiliato o dal Dipartirnento, in cui è accusato di aver commesso il delitto, o dal territorio della Repubblica a tempo, o per sempre, secondo la qualità degi'indizj, che concorrono contra di lui, e secondo richiede la pubblica sicurezza. 9. li Giudice può dopo il Decreto della liberazione in forma, senz'aspettare il biennio, esiliare l'incolpato, se la pubblica sicurezza lo richieda. 10. Le pene straordinarie, che s'infliggono per le qualità minoranti, restano in vigore, e sono permesse fino alla formazione del nuovo Codice penale, in cui verranno classificati, e graduati con precisione i delitti, e le pene. 11. La presente legge non deroga alla legge emanata il dì 12. Fiorile intorno alla Commissione Militare, in cui per le circostanze de' tempi si rimette alla coscienza del Giudice l'estimazione della pruova, senza richiedersi il criterio legale. 12. La Commissione esecutiva resta incaricata per la promulgazione, ed esecuzione della presente legge. ‑ PAGANO Presid. ‑ DE ToMMASO Seg. La Commissione Esecutiva ordina, che la presente legge sia pubblicata, eseguita, e munita del sigillo della Repubblica. Napoli, 12. Fiorile, anno 7 della libertà. ‑ ERCOLE D'AGNESE Presid. ‑ CARCANI (FERD.) Seg. Gen. Sono già partiti per incaricati della nostra Repubblica, alla Repubblica Ligure il Citt. Giuseppe Serra, alla Romana il Citt. Andrea Coppola. Mercordì la Commissione di Contabilità stabilita per la legge de' 30. Germile (da noi riportata al numero 23.) ha con suo proclama de' 28. Fiorile dato parte di esser entrata in funzione, ed ha invitato tutte le persone, o prima, o dopo la proclamazione della Repubblica, incaricate dell'esazione, o deposito delle rendite pubbliche, o che abbiano a qualunque funzionario, ovvero altro incarico consegnato danaro qualunque, o carta bancale appartenente a pubblica rendita. E tutti gl'individui incaricati ne' differenti luoghi di questa centrale per l'esazione della contribuzione militare de' due milioni e mezzo, non meno che coloro i quali hanno pagata tutta o parte della loro quota, a portarle i corrispondenti bilanci, e riscontri dentro il termine di quindici giorni da decorrere da domani, portando ciascuno una copia degli originali, sottoscritta da chi ha eseguito il pagamento espresso nel documento che si esibisce, acciò tale copia resti presso la Contabilità. Coloro che non adempiranno nel termine prescritto saranno soggetti alla perdita delle somme pagate, e costretti a pagarle di nuovo. E siccome coloro, che hanno essi medesimi amministrato denaro pubblico dopo l'entrata de' Francesi, avrebbero dovuto in virtù della citata legge, aver già presentati i loro conti, così prescrivea per essi il termine di otto giorni dalla pubblicazione del proclama in ciascun luogo del territorio della Repubblica. Ma la Commissione Legislativa nell'approvare il proclama, ha voluto qualche modificazione in quest'ultimo articolo. Giovedì fu eseguita con l'ordinaria pompa la processione del Corpo di Cristo, coll'intervento della Commissione Esecutiva, del Generale Gerardon, de' Ministri, della Municipalità, e di tutte le autorità costituite; con tavola pubblica poi così a' medesimi, come indiscriminatamente a gran numero di Cittadini, e Cittadine anche del minuto Popolo. Daremo di tutto il ragguaglio nel foglio venturo. Venerdì si accostò alle nostre batterle di Castel dell'Uovo una barca Inglese parlamentaria sotto il pretesto del cambio de' prigionieri. Ricusava però restituire i Cittadini Municipalisti presi proditoriamente in varj luoghi, affacciando, che ciascuno di essi, siccome in Impiego pubblico, dovea nel cambio valutarsi per più di dieci prigionieri, e noi non avevamo tal numero de' loro, che bastasse a un tal cambio: fu risposto che il cambio si sarebbe ammesso nella sola condizione di tutti i nostri con tutti i loro. Scoprirono allora que' scellerati la loro perfidia, e il vero oggetto della loro venuta, domandando a qualcuno, se jeri v'era stata rivoluzione in questa Comune, allora gli fu replicato, che Napoli ]ungi dal prestarsi alle ree loro trame, e seduzioni era stata, ed era per conservarsi sempre quieta e potevan essi ben desistere dalle loro inique macchine, e piraterie, ed astenersi da simili preditorie visite. E se avessero malmenati i nostri prigionieri, si sarebbe usata rappresaglia. Per disposizione del Ministro della guerra si è stabilita una Commissione Ecclesiastico‑Militare per la nomina de' Cappellani della truppa composta di dotti, e Patriotici Ecclesiastici. Essi sono il Cittad. Vincenzo Troisi (membro eziandio della Commissione Ecclesiastica, e novellamente naminato Correttore, ed Ordinario dello Spedale degl'Incurabili, prima nomina Ecclesiastica della Repubblica). Il Cittadino Gaetano Carcani Direttore della Stamperia nazionale, e il Cittadino Gennaro Starace. Oggi hanno tenuta la prima loro Sessione: è Presidente il C. Troisi, Segretario il C. Starace. Il Ministro della Guerra ha fatto il seguente rapporto alla Commissione Esecutiva. Un pugno di poltroni si è separato dalla colonna di Matera. Le mensogne più criminose si sono vomitate per nascondere la loro viltà. Avellino è stato evacuato senza l'apparizione d'un solo insorgente a dieci miglia di circondario. L'Autorità Costituita, i Comandanti della Guardia Nazionale, e della Gendarmeria, tutti son fuggiti per esaltazione di quelle frenetiche fantasie. Lo credereste Cittadini Rappresentanti? Si son precipitati a buttar l'all’arme in questo Comune ed intercedere soccorsi, quando non ignoravano in Sarno una forza; a Materdomini 800. uomini ben'armati, ben disposti, e ben diretti, che sarebbero volati al diloro soccorso. Lo credereste? Questa mattina istessa all'ore dieci è transitato Colangelo fratello del Rappresentante per Avellino, e tutto tutto intieramente vi rimaneva tranquillo. Se gl'Insorgenti n , avessero profittato siccome avrebbero potuto, se la Colonna mobile del Capo di Brigata Spanò non li minacciasse sul fianco, a chi si dovrebbe la perdita dell'importante posto d'Avellino'? Alle Autorità d'Avellino Militari, e Politiche: All'accoglienza, che si presta a questi sciagurati da uomini che gli somigliano, e che si sbandano vituperosamente in clamori, ed in strepiti di femminucce. lo avevo disposto l'arresto di tutti costoro. La vostra giustizia s'è contentata d'imporgli di ritornare nel momento in Avellino. Desidero, che la Commissione Legislativa pronuncj una legge, che fulmini qualunque Autorità Costituita si riduce ad abbandonare il suo posto senza la più evidente ragione di sicurezza. Matera mi ragguaglia d'officio non aver avuti nella scoverta di Contrada, e Sorino che quattro soli individui feriti, Salute, e Rispetto.
Estratto da'fogli di Genova.
Si dice, che le squadre combinate di Brest, e del Ferrol, che compongono una flotta forte di ventotto vascelli di linea, sono entrate nella rada di Cadice. Pare, che la squadra di Jervis composta di soli 18. vascelli di linea, siasi allontanata all'avvicinarsi della squadra GalloIspana, non sentendosi abbastanza forte per misurarsi con quella. Questi 28. vascelli riuniti ad una egual numero, che trovansi in Cadice sotto gli ordini dell'Ammiraglio Massaredo, formeranno una delle più formidabili flotte, che siansi vedute da molto tempo in quà. Il primo atto di clemenza, con cui l'Imperatore riconosce i suoi fedeli sudditi i Milanesi, si è di regalarli di 30. milioni di Fiorini in carta, ch'essi sono obbligati a prendere in iscambio delle loro derrate, e del poco numerario, che ancor loro rimane. Questo orribile sistema di vessazione non può non produrre un generale malcontento anche in coloro, che hanno affrettato co' loro voti e colle loro manovre l'arrivo degli Austriaci ‑ Molte famiglie nobili non si tosto intesero che i Tedeschi erano entrati in Milano, che fecero ripigliare ai loro domestici le livree, e portare in trionfo tutti gli attributi dell'Aristocrazia. ‑ La notizia dei crudeli trattamenti, con cui si punisce nei Patrioti il delitto d'essere stati zelatori della libertà, vien confermata. Assicurasi che molti sono stati strangolati attaccandoli alle guide dei cavalli, dai quali si facevano strascinare ‑ L'indisciplina d'una soldatesca barbara non è il solo flagello, che tocca in oggi a soffrire ai Milanesi. Essa commette di più ogni sorta di delitto, e spoglia persino i passanti nelle piazze e nelle strade ‑ Dicesi che il Gen. Sowarow comanda in capo l'armata Austro‑Russa. Si può quindi facilmente prevedere, che la buona intelligenza non regnerà lungamente tra lui e i generali Austriaci. Costoro, tra quali si sono molti distinti per le loro azioni, soffriranno malgrado di ubbidire ad un Gen. straniero, che non è conosciuto se non se pel massacro degli abitanti di Praga. Si rinnova oggi il rumore d'un cangiamento nel Governo Francese. Dicesi che sieno stati arrestati i due Direttori Revvbel, e Merlin come protettori del sistema di ruberia e di oppressione, che ha sollevato i Popoli della Svizzera e della Italia contro i Francesi, e che ha facilitato alle armi Austriache l'invasione delle nuove Repubbliche, e preparati i rovesci delle Armate Francesi. Si crede che il Direttore Barras sia egli alla testa del partito, che vuole un sistema di politica più conforme ai principj, ed all'onor Nazionale. Si aggiunge di più ch'egli abbia esibito delle corrispondenze e molte carte per provare che da molto tempo si è opposto al nuovo sistema di brigandaggio. Si aspetta con impazienza la conferma di queste notizie, benché sieno spacciate da molti Ufficiali Francesi. Dicesi pure che il Governo Ligure abbia ricevuto notizie, essere al Porto‑Maurizio giunti 6 m. uomini di Truppa Francese.
N.B. Questa mane si era sparso qualche allarme per aver veduti tornare alcuni individui dell'armata del General Matera, atteso un tradimento de' Beneventani; poche ore dopo è giunta la relazione officiale del medesimo Generale di esser egli entrato in Benevento, essendosi la Città arresa dopo il primo colpo di obice. Martedì partirà forte rinforzo, si dice comandato dallo stesso Ministro Manthonè. Il Gen. Federici era partito fin da Lunedì ed è tornato questa mattina da Ariano. Dobbiamo da più tempo una commemorazione onorevole di un nuovo foglio napoletano, opera del Cittadino Giacom Antonio Gualzetti . Egli al foglio delle notizie accompagna un altro, in cui prende a svolgere in vernacolo i principj della Società, i diritti, i doveri dell'uomo, e del Cittadino, tutti i principj infine, e le massime fonda mentali della democrazia. Accoppia con maniera semplice la sacra, e profana erudizione, e cominciando da Adamo scorre pe' tempi patriarcali, e giunge allo Stabilimento de'Rè di Giuda, raccogliendo dal sacro Testo tutti i passi opportuni a mostrare il Regno una oppressione, e metterlo nel suo giusto punto di veduta, cioè in tutta la sua odiosità. Fin qui l'Autore conduceva il lettore nel foglio a noi pervenuto. Crediamo che l'opera sia stata continuata, e collo stesso felicità.
E.F.P. |
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