Ripensando a Isabella
Stamattina, per festeggiare il primo anno di vita del Nuovo Monitore Napoletano, mi accingevo a scrivere alcune considerazioni su quanto ascoltato poche sere fa in una trasmissione televisiva in cui il ministro Profumo e il professor Settis parlavano di scuola, argomento a me molto caro.
Poi, però, il pensiero è andato , chissà come e perché, verso il ricordo di Isabella Viola morta di sfinimento nella metropolitana di Roma.
Ho sentito, forte, il bisogno di fare il suo nome per riportarlo fuori dalla nebbia dell’indifferenza e riproporlo alle nostre coscienze.
La sua triste e tremenda fine mi ha ricordato Fantine, la madre di Cosetta nei Miserabili o i romanzi d’appendice di Eugene Sue, il Ventre di Napoli di Matilde Serao o le cupe atmosfere di Charles Dickens… Tutta roba del XIX° secolo!
Ho ripensato, dunque, ai nostri governanti di ieri ma soprattutto a quelli di oggi, così lontani dalla realtà delle persone delle cui vite dispongono e decidono. Essi nemmeno lontanamente immaginano quanta angoscia possa provocare in alcune famiglie la spesa di 25 euro al mese per la mensa scolastica dei loro figli. Forse Isabella, madre di quattro bambini, pensava proprio a qualcosa del genere, o forse aveva rimandato quella visita medica che avrebbe potuto salvarle la vita, per non perdere una giornata di lavoro o per non poter pagare il ticket.
Ma si può, mi chiedo, in nome di una crisi che nessuno ha voluto e di cui non abbiamo colpa, annientare i diritti di coloro che faticano dalla mattina alla sera per dare a sé stessi e alla propria famiglia una vita dignitosa e serena? Una buona qualità di vita ritorna ad essere e rimane un privilegio di alcuni quando dovrebbe essere un diritto inconfutabile di tutti.
E torno inequivocabilmente a pensare alla trasmissione dell’altra sera quando si è parlato di scuole paritarie lautamente sovvenzionate dallo Stato o mi viene alla mente quanto ho letto riguardo ad influenti personaggi politici ai quali sono stati riservati interi piani di ospedali pubblici. Ma dove e quando stiamo vivendo?
Ripensando ai privilegi di cui godono pochi a scapito della maggioranza delle persone, mi sembra di vivere nell’ottocento e Isabella Viola, la giovane madre morta di sfinimento nella metropolitana di Roma, sembra la protagonista di uno di quei romanzi. Ma non è così e Isabella, pur figlia dei nostri tempi è morta come accadeva tanto, tanto tempo fa! |
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