Un Carlo III Borbone reazionario,finito assassinato
Il Ducato di Parma e Piacenza nacque nel 1545 e durò oltre tre secoli, passando dai Farnese ai Borbone nel 1731. La dominazione borbonica fu intervallata da due periodi di reggenza asburgica e dall’annessione al Primo Impero Francese, durata dal 1808 al 1814. Il Ducato fu creato nel 1545 dal papa Paolo III (Alessandro Farnese) per destinarlo a suo figlio Pier Luigi. Prima il territorio faceva parte del Milanese. Nel 1748, con il Trattato di Aquisgrana, i ducati di Parma e Piacenza, con annessa Guastalla, vennero dati a don Filippo di Borbone, Filippo I, fratello di don Carlo di Borbone, che già aveva governato il ducato dal 26 febbraio 1731 al 1735, in quanto erede per parte di madre, Elisabetta Farnese, regina di Spagna, del ducato rimasto senza eredi dopo la morte del duca Antonio Farnese. Nel 1765, alla morte di Filippo, salì al trono il quattordicenne Ferdinando, che, sposandosi nel 1769 con Maria Amalia, ottava figlia dell’imperatrice austriaca Maria Teresa, portò il ducato nell’orbita austriaca, abbandonando il precedente orientamento filofrancese. La politica estera rimase, con le interruzioni del periodo rivoluzionario e napoleonico, in quella direzione, filoaustriaca, in modo costante. Dopo il Congresso di Vienna del 1815 fu duchessa Maria Luisa d’Austria, seconda moglie di Napoleone, che governò in modo saggio e moderato. Morta nel 1847, il potere passò prima a Carlo II (1847-1849), poi a Carlo III (1849-1854), infine a Roberto I con la reggenza tuttavia della madre Maria Luisa (1854-1859), quando il ducato conobbe gli effetti del processo di unificazione legato alla II Guerra di Indipendenza. Infatti nel 1859 i territori ducali furono incorporati alle Province Unite del Centro Italia e successivamente annessi al Regno di Sardegna tramite il referendum del 5 marzo 1860. Sul regno di Carlo III si danno le indicazioni essenziali presenti nel preciso sito http://www.piacenzaprimogenita150.it “Nel frattempo il 14 Marzo 1849 Carlo II di Borbone abdica in favore del figlio, che assume la sovranità nei Ducati con il nome di Carlo III. Nell’attesa del suo arrivo e dopo la sconfitta piemontese a Novara, il governo è saldamente nelle mani del generale austriaco barone d’Aspre, che riafferma l'unità dei Ducati e istituisce una amministrazione formata da due Giunte, ma di carattere sostanzialmente unitario nel governo: è questa una chiara ritorsione nei confronti della scelta separatista di Piacenza. La politica di Carlo III di Borbone si dimostra insensata oltre che reazionaria. La sua mania militarista lo induce a mantenere stabilmente a Piacenza una guarnigione di 6.000 uomini; istituisce una Guardia pretoriana e procede alla militarizzazione anche della Polizia, intensificando i controlli repressivi. Sostituisce la normale detenzione con la “pena del bastone” anche per i reati comuni come gli schiamazzi notturni e la diffusione di scritti sovversivi. Applica la legislazione di guerra a ogni tipo di reato, anche d’opinione. Concede l'amnistia per alcuni membri dei governi rivoluzionari, ma non a Pietro Gioia, che viene bandito dal territorio dei Ducati con apposita ordinanza nel Maggio del 1849. Sopprime le scuole superiori sia a Parma che a Piacenza per impedire che gli insegnanti trasmettessero “massime perverse e sovvertitrici” e fa chiudere il Collegio Alberoni (fondato per la formazione di ecclesiastici preparatissimi anche nelle materie scientifiche dal famoso cardinale piacentino Giulio Alberoni nel Settecento, legato ad Elisabetta Farnese e sostanziale capo del governo della Spagna di Filippo V e vero regista del passaggio del ducato ai Borbone), ritenuto focolaio di idee liberali. Istituisce una Commissione per procedere all’esame degli insegnanti in vario modo compromessi con i fatti del 1848: ad alcuni viene diminuito lo stipendio, altri vengono licenziati. Tra questi gli avvocati Carlo Fioruzzi, Carlo Giarelli e il dottore Giovanni Rebasti. Fioruzzi e Giarelli e Vincenzo Maggi, collaboratore del ‘Risorgimento’ del Cavour, insieme ad altri, vengono anche arrestati per cospirazione contro il sovrano e poi rilasciati dopo un mese. Giordani è morto nel 1848 e il Gabinetto di Lettura viene perquisito e rimane aperto soltanto grazie all'intervento del Governatore Pallavicino. Il culmine della repressione si ha nel 1850, quando il Consiglio Comunale stesso viene d’autorità sciolto e sostituito in tutti i suoi membri. In tali condizioni di estrema repressione la cospirazione non può che lavorare in sintonia con gli ambienti piemontesi e infatti molti patrioti emigrano a Torino, come Angelo Genocchi: insegnante di Diritto romano, di fede repubblicana, lascia Piacenza per Torino dopo la battaglia di Custoza. Il governo di Carlo III ha termine con la sua morte violenta: il 26 Marzo 1854 viene ucciso pugnalato da Antonio Carra in un agguato, frutto di una congiura i cui responsabili probabilmente hanno legami con gli esuli parmigiani in Piemonte. Il governo è assunto dalla vedova Luisa Maria, con la quale collaborano i membri di un Triumvirato, di sicura fedeltà nei confronti dei Borboni.”
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