Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Napoli tra culti sacri e profani

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Il gioco del lotto, è nato in Italia intorno al 1539 a Genova, ma nonostante ciò è molto legato alla città di Napoli  dove venne introdotto più tardi, esattamente nel 1682.

Dal punto di vista religioso, il lotto, creò dei problemi di morale al popolo napoletano, infatti la chiesa in un primo momento lo aveva proibito, successivamente, in seguito ad un terremoto, avvenuto nel 1688, lo aveva abolito, perché fù considerato causa della punizione divina.

Nonostante tanti problemi il lotto fu reintrodotto, e la monarchia ritenne allora opportuno dargli delle regole per trarne buoni profitti. Le estrazioni si tenevano ogni sabato davanti alla Gran Corte dei Conti, con due testimoni del popolo al Palazzo della Vicaria.

Non mancarono giudizi da parte degli intellettuali, tra cui Matilde Serao, che in un suo libro, Il Ventre di Napoli, critica la degradazione portata dal gioco al popolino.

Tuttavia la tradizione della smorfia rimane legata a Napoli, il cui termine deriva da” Morfeo”, il Dio greco dei sogni, dove si attribuisce l’abitudine di giocare i numeri,ricevuti, in sogno.

Tali numeri, sono spesso legati ad un evento, una persona, un’azione, sognata a cui corrisponde uno specifico numero. Ci sono infatti molti libri che permettono di stabilire questa corrispondenza.

Alla smorfia è legata la storia del munaciello, che secondo le credenze napoletane, si tratta di uno spirito demoniaco che una volta rivelata la sua presenza in una casa, dà dei numeri da giocare al lotto, con la raccomandazione che non venga detto niente a nessuno.

Lo spiritello, però,non è sempre buono, si limita a volte a fare dispetti, ma altre volte porta alla disperazione, addirittura alla morte.

C’è una leggenda raccontata da Matilde Serao, in merito al munaciello: si tratta di una relazione tra una giovincella della borghesia aragonese e un popolano.

Purtroppo la famiglia di lei non accettava tutto questo, ostacolava i ragazzi in tutto, tanto è vero, che la storia si concluse con l’uccisione del fanciullo e la chiusura in convento della fanciulla.

Ma ecco si venne a scoprire che lei aspettava un bambino, le monache la fecero partorire, ma ahimè! nacque un bimbo storpio.

Fu così che le monache lo vestirono da monaco per nascondere le sue deformità. Dunque sarebbe nato da qui il famoso munaciello.

Un vecchio proverbio napoletano dice: il munaciello a chi arricchisce e a chi appezzentisce (significa che il munaciello a chi arricchisce e a chi porta in miseria).

Nel popolo napoletano, domina anche il culto dei santi e della madonna, fortemente legati alla fede del popolo.

Nel centro storico di Napoli sono molte le edicole che vendono immagini votive della Madonna, una famosa è l’edicola di Sant’Anastasia dove è legata la tradizione della Madonna dell’Arco, detta così perché questo borgo si distingueva dalle arcate di un antico acquedotto romano.

Si racconta che nella lontana Pasqua del 1450 (di lunedì) un ragazzo giocando a pallone, involontariamente, colpì l’immagine della Madonna che iniziò a sanguinare.

In seguito a questo episodio si verificarono molti miracoli. Fu da allora che ogni lunedì di Pasqua si tengono cortei di devoti (i cosiddetti fujienti) che con bande sonore, preghiere, implorano la Madonna.

Un’altro Santo tanto amato è Giuseppe Moscati, grande medico e ricercatore, il quale si racconta che quando faceva visita a domicilio non riceveva retribuzione.

Un discorso a parte va fatto invece per San Gennaro, il Santo patrono di Napoli, il quale fu martirizzato nel 305 sotto Diocleziano. Fu raccolto allora il suo sangue in una ampolla, e nel 431 per la prima volta si sciolse improvvisamente per poi ricoaugularsi.

Da allora questo miracolo si ripete tre volte all’ anno, tranne qualche volta, in cui, secondo la tradizione, sono accadute gravi sciagure per la città stessa.

Il 19 settembre, giorno del martirio, la vigilia della prima domenica di maggio, ed infine il 16 dicembre, miracolo avvenuto nel 1631, quando i Napoletani portarono la statua del Santo al Ponte della Maddalena e la lava del Vesuvio in eruzione si fermò.

Dal punto di vista scientifico, il miracolo non avviene, perché il sangue è un liquido, che somiglia ad un gel, dotato di proprietà tissotropiche ,che lo porta quindi a sciogliersi, se mosso, meccanicamente.

Ma i napoletani restano fedeli al Santo e al suo miracolo, tanto è vero che dopo il decreto del Concilio Vaticano, rimase celebre la frase scritta sui muri della città: San Genna’, futtatenne!

 

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