Massoneria. Il Museo delle sorprese
I papi cattolici li scomunicarono. Il fascismo li bandì dalla società civile, assaltando e distruggendo le loro sedi, anche se diversi gerarchi e uomini di rilievo del regime (da Achille Starace ad Alberto Beneduce) erano massoni. È la storia della massoneria italiana, che nel 2017 compierà tre secoli di vita. Una storia che però vide i massoni anche protagonisti del Risorgimento, primo fra tutti Giuseppe Garibaldi, che quando nel luglio del 1862 sbarcò in Sicilia per allestire la fase decisiva della spedizione che ebbe come motto “Roma o morte”, fece iniziare in loggia il suo stato maggiore, compreso il figlio Menotti. E non è il solo fiore all’occhiello della massoneria made in Italy. Cosa sarebbe la letteratura italiana senza i “fratelli” Giovanni Pascoli, Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo, Salvatore Quasimodo e Giosuè Carducci, al quale si deve anche la fondazione nel 1889 della società Dante Alighieri, che nei programmi massonici doveva promuovere la diffusione della cultura italiana nel mondo?
E come dimenticare che fu il “libero muratore” Giuseppe Zanardelli, ministro della Giustizia del governo Crispi (altro influente massone), a varare quello stesso anno la riforma del codice penale, che prevedeva fra l’altro la cancellazione della pena di morte, ripristinata nel 1926 dal regime fascista?
L’iniziativa è stata presentata ieri dal “gran maestro” Luigi Pruneti, dallo storico Aldo Alessandro Mola, uno dei massimi esperti del tema, autore del saggio Massoneria, appena uscito in libreria per i tipi della Giunti (pp. 127, euro 5,90), e da Annalisa Santini, curatrice dell’esposizione. I giornalisti hanno potuto visitare in anteprima il Museo e gli archivi, che custodiscono documenti inediti di particolare interesse storico.
Pratt descrisse la sua cerimonia di iniziazione in alcune tavole della sua opera Favola di Venezia, che proprio in questi giorni sono esposte al Musée de la Franc – Maçonnerie del Grand Orient de France a Parigi, assieme al suo grembiule e alla spada di venerabile, che era appartenuta al padre Rolando, che negli anni Venti l’aveva sottratta al saccheggio della Gran Loggia di Piazza del Gesù a Roma da parte delle squadre fasciste.
Tra i nomi più famosi, spiccano Vittorio Valletta, direttore centrale della FIAT di Torino, l’ammiraglio Luigi Mascherpa, poi medaglia d’oro al valor militare, il maresciallo d’Italia Ugo Cavallero, il diplomatico Serafino Mazzolini, poi ministro della Repubblica Sociale di Mussolini, il sindacalista Edmondo Rossoni, il prefetto Angelo Annaratone, uomo di fiducia di Giovanni Giolitti, e lo scrittore Curzio Malaparte.
Un’operazione di apertura degli archivi che la dirigenza della Gran Loggia d’Italia ha già avviato da tempo e che è culminata con la partecipazione quest’anno al Salone del Libro di Torino con uno stand completamente trasparente, a testimonianza, sostiene Pruneti, “che la massoneria italiana, da considerare cosa ben diversa dalla P2 e organizzazioni simili, non ha nulla da vergognarsi e anzi ha dato un prezioso contributo culturale alla storia italiana”.
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