La patrimoniale per abbattere il debito pubblico e stimolare la crescita

Categoria principale: Libere riflessioni
Categoria: Libere riflessioni
Pubblicato Domenica, 05 Agosto 2012 12:11
Scritto da Stefano Gialleonardo
Visite: 8505

Come noto sull' economia italiana pesa un enorme debito pubblico, di 1.958 miliardi di euro.

Questo debito rappresenta una zavorra sia sul presente che sul futuro dell’economia italiana.

Un problema  pesante legato al debito pubblico è quello del suo costo che attualmente è di 80 miliardi di interessi.

Nel 2010 gli interessi sul debito pubblico ammontavano al 4,8% del PIL.

Nell’ attuale situazione, gli interessi contribuiscono a far aumentare il debito in misura crescente e irreversibile, di converso la spesa per interessi finisce con l’assorbire risorse che potrebbero essere usate per gli investimenti in infrastrutture industriali e sociali.

Quindi diminuzione di risorse, diminuzione degli investimenti, calo dell’occupazione, riduzione delle entrate tributarie.  Un sistema questo che tende sempre più ad avvitarsi e a produrre sempre più recessione.

L’Italia  ha bisogno di nuove infrastrutture, molte di esse  sono insufficienti o obsolete.

Nel  2011 il Corriere della Sera ha trattato in alcuni articoli, la proposta di Pellegrino Capaldo professore di Economia Aziendale presso la Facoltà di Economia e Commercio, alla Sapienza di Roma, di varare un’imposta patrimoniale allo scopo di abbattere definitivamente il peso del debito pubblico.

 

E’opportuno adesso in questa trattazione che propongo, effettuare una considerazione  esclusivamente di carattere quantitativo del debito pubblico e sui vantaggi che si possono produrre nel sistema economico.

Mi propongo in un’altra analisi di affrontare una valutazione della qualità della spesa e sulla ineluttabilità di una spending review, oltre che sul sistema dei controlli in generale.

Nel 2010, secondo i dati  della Banca d'Italia,  il patrimonio delle famiglie italiane era  di 8.640 miliardi di euro, il che equivale a dire: in Italia, 2 milioni 400 mila famiglie, che costituiscono  il   10% della popolazione detengono il 50% della ricchezza nazionale.

Il  restante 50% delle famiglie possiede solo  il 10% della ricchezza nazionale.

Va considerato che la ricchezza nazionale è costituita anche da persone che sulla proprietà esercita quella che gli economisti chiamano valore d’uso, che va distinto, da quello di scambio.

Chi ha più case ha la possibilità di compiere acquisti e vendite, di incassare fitti e quindi trarre speculazioni o rendite da esse; chi, al contrario, detiene una proprietà al solo scopo abitativo, esercita un valore d’uso e non di scambio, privo di rendita.

Sul valore d’ uso si potrebbe studiare un’imposta con delle detrazioni.

Capaldo propone una significativa riduzione rapporto debito pubblico/PIL,  attraverso un’imposta patrimoniale intorno al 10% in grado di ridurre drasticamente il debito pubblico alla metà; e portarlo così dal 120% al 60% .

Con un rapporto del genere l’Italia si troverebbe ad essere nel rapporto debito pubblico/PIL molto avanti alla Germania e alla Francia che rispettivamente hanno un rapporto del 82%  e del 90% .

In Francia una vera e propria imposta patrimoniale esiste già: è  la (Isf) imposta di solidarietà sulla fortuna.

Una manovra di questo genere ridurrebbe, inoltre, la spesa per interessi con un forte calo dello spread (differenziale tra i tassi degli interessi sul debito pubblico italiano rispetto ai tassi di interessi tedeschi) che attualmente oscilla intorno ai 400 - 450 punti,  con una riduzione del 50% del debito pubblico, lo spred si ridurrebbe a valori minimi.

Questa manovra generata dai risparmi sugli interessi, permetterebbe un aumento delle risorse tale da poter indirizzare nuovi investimenti: in infrastrutture, servizi pubblici e ricerca scientifica.

Le risorse che si libererebbero, potrebbero essere utilizzate per incentivare il credito alle aziende industriali italiane forti nell’esportazione.e potrebbero consentire una revisione sul sistema pensionistico in grado di  favorire un migliore turnover, che abbasserebbe l’età media degli occupati e aumenterebbe l’occupazione giovanile.

Attualmente in Europa l’Italia è il paese dove  è più lunga la permanenza al lavoro e dove è in forte crescita la disoccupazione giovanile.

Un aumento dell’ occupazione creerebbe espansione, ed un aumento delle entrate tributarie.

Il miglioramento dei conti pubblici consentirebbe la possibilità di abbassare le imposte e quindi diminuire il costo del lavoro, in questo modo l’Italia sarebbe capace di attrarre nuovi investimenti esteri.

L’imposta  patrimoniale è un provvedimento che deve interessare solo i privati, da esse devono essere escluse le imprese e i patrimoni personali fino e 500 mila euro con una significativa detassazione sul valore d’uso dei beni di proprietà.