Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

La libertà nasce dal dolore, dal sacrificio e dalla Resistenza!

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La storia non va dimenticata, soprattutto quella Patria!

Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove é nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione. (Piero Calamandrei)

Un doveroso “Grazie”  va a quanti combatterono il fascismo, vergogna  e rovina del nostro Paese.  Il 25 aprile del 1945 poté rinascere l'Italia democratica, nata dal precedente sacrificio degli altri patrioti risorgimentali, senza dimenticare quelli del 1799.

Sandro Pertini parlò della Resistenza come di un “Secondo Risorgimento, i cui protagonisti, questa volta, furono le masse popolari”.

Gli Italiani tutti hanno pagato un prezzo altissimo per la conquista della libertà. In questa lotta e in questo sacrificio affondano le loro radici la nostra Repubblica e la nostra Costituzione che la storia chiama tutti a riconoscere, soprattutto nel nostro tempo presente che è minacciata sempre più da pericolosi segnali di ostilità ed ignoranza.

Ogni anno l'Italia festeggia la Liberazione dal nazifascismo il 25 aprile ricordando la presa di Milano da parte dei partigiani che pose fine alla vittoriosa guerra condotta al fianco delle truppe Alleate di liberazione e contro gli occupanti nazisti e i repubblichini di Salò, ma non dimentichiamo che Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, ad insorgere con successo contro l'occupazione nazista.

Le "quattro giornate" (27 – 30 settembre 1943) furono uno storico episodio di insurrezione popolare, tramite il quale i civili napoletani riuscirono a liberare la città dall’occupazione delle forze armate tedesche prima ancora dell’arrivo degli alleati.

Infinitamente grati alla lotta dei nostri partigiani, riportiamo i versi del grande Pietro Calamandrei, fulgido esempio dell’Italia antifascista.

Le immortali parole di Calamandrei  furono vergate in onore di tutti i martiri della libertà italiana uccisi dai nazifascisti e in particolare di  Duccio Galimberti, fondatore dei primi nuclei partigiani.

Ma quella di Calamandrei  non fu solo un’ode alla memoria, ma anche e soprattutto una reazione  all’oscena messa in libertà del boia Albert Kesselring, capo delle forze armate germaniche di occupazione in Italia per 18 mesi.  Il criminale nazista  condannato a morte, dal processo di Venezia nel 1947, per le stragi commesse, come le Fosse Ardeatine a Roma, l'eccidio di Marzabotto in Emilia e le tante altre,  per le asserite sue pessime condizioni di salute riuscì a ottenere la  libertà nel 1952!

Una volta fuori dalle patrie galere  le condizioni del  Kesselring, non solo migliorarono, facendolo vivere per altri otto anni, ma gli consentirono anche la tracotanza di chiedere agli italiani un monumento alla sua memoria per le opere di magnanimità che lui e le sue truppe naziste  avevano offerto al popolo italiano.

Questa fu la risposta di Calamandrei:

 

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati

dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio del torturati

più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare

ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA


 

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