Pomponio de Algerio di Nola, martire della libertà religiosa

Categoria principale: Storia
Categoria: Dalla Storia antica al XVII sec.
Creato Giovedì, 19 Aprile 2012 14:21
Ultima modifica il Lunedì, 26 Agosto 2013 12:19
Pubblicato Giovedì, 19 Aprile 2012 14:21
Scritto da Nicola Terracciano
Visite: 5024

Non si deve, non si può dimenticare mai che, accanto al notissimo Giordano Bruno, è originario di Nola anche un altro martire del libero pensiero, della libera religiosità del Cinquecento, Pomponio de Algerio, bruciato vivo dall’Inquisizione cattolica romana a Piazza Navona in una caldaia piena d’olio e pece bollenti il 19 agosto 1556

Pomponio nacque a Nola nel 1531. Studiò a Padova teologia, filosofia, medicina, diritto. Sospettato di essere divenuto protestante, fu processato nella stessa città di  Padova, in territorio veneziano. Diceva tra l’altro che non esistono chiese che hanno tutta la verità, che quella cattolica è una delle varie chiese cristiane e quindi può anche sbagliare.

Con atto vile e infame la Repubblica di Venezia, prima quindi del comportamento simile assunto per Bruno, consegnò Pomponio all’Inquisizione Romana del fanatico papa Papa Paolo IV, il napoletano Carafa (odiatore dello studente di Nola ancora di più, trattandosi di un conterraneo) e Pomponio fu condannato a morte.

L’Università di Padova ha apposto una lapide nel 2008 (al termine di un convegno nazionale su Pomponio) nell’atrio del Cortile Nuovo, che dice “In memoria di Pomponio de Algerio da Nola/ studente dell’Università di Padova/ In questi luoghi tratto in arresto/nel mese di maggio del 1555/ Per le sue idee religiose da lui difese fermamente/ davanti al Tribunale dell’Inquisizione/ Estradato a Roma affrontò il rogo/ con eccezionale serenità e coraggio/ a Piazza Navona il 19 agosto 1556/ Nel nome della tolleranza/ la sua Università volle ricordarlo/ il 28 febbraio 2008”.

Benché Pomponio e Bruno siano distanti nelle posizioni ereticali (Pomponio resta cristiano ed affronta la morte come un martire evangelico, Bruno esce dall’orizzonte del cristianesimo e di tutte le religioni storiche), essi hanno avuto lo stesso destino di persecuzione e di martirio e Benedetto Croce, nel recensire il lavoro del primo studioso di Pomponio, Giuseppe De Blasiis (Sulmona, 1832- Napoli, 1914), patriota risorgimentale, docente di storia moderna all’Università di Napoli, tra i fondatori della Società Napoletana di Storia Patria, scrisse nel 1888 ”chi sa se (a Bruno) in seguito, nel carcere, a Venezia e a Roma, il destino di Pomponio de Algerio non gli tornasse alla mente come visione del proprio destino, e forse anche come conforto nella lotta contro ogni umana viltà e nel saper morire per la propria fede.”(in Aneddoti di varia letteratura, Vol. II, Laterza, Bari, 1953, pp. 56-57).