Storie - Alfred, il partigiano che inventò il gelato Algida
Alfred, cittadino jugoslavo (nato a Zagabria il 25 dicembre del 1908), di professione ingegnere, nel 1942 si rifugiò in Italia con la moglie Edith Artman, in fuga dall’Austria occupata dai nazisti, e dopo molte peripezie venne rinchiuso nel campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza, in Calabria. Di qui scrisse un telegramma alla moglie: «Qui bellissimo sicuro venirai qua saremo riuniti». Edith rispose da una cella del “Coroneo” a Trieste: «ancora carcere spero presto riuniti». I due coniugi si ricongiunsero e nell’ottobre del 1943, dopo la liberazione del sud della penisola da parte degli Alleati, si recarono ad Ancona. Arrestati dai nazisti e rinchiusi nel carcere di Fossombrone, riuscirono ad evadere. Per la sua coraggiosa attività nella Resistenza gli fu riconosciuto anche il «Certificato al patriota» firmato dal generale Harold Alexander, comandante in capo delle forze alleate in Italia. Nel dopoguerra Wiesner decise di stabilirsi in Italia. Uomo di straordinaria genialità, nel 1947 fu tra i fondatori della società a responsabilità limitata «Algida - industria alimenti gelati», con sede in Roma, in via del Pigneto 12 (poi la sede si trasferì a Napoli), con un capitale iniziale versato di 40 milione di lire e un oggetto sociale costituito dalla «vendita all’ingrosso di frutta congelata e fabbricazione e vendita all’ingrosso di gelati», come risulta da un certificato della Camera di Commercio di Roma ritrovato da Moscati. Il primo prodotto venuto alla luce fu un gelato alla panna ricoperto di cacao magro sorretto da un bastoncino di legno: si chiamava Cremino. Alfred venne nominato consigliere di amministrazione della società e nel giro di pochi anni, grazie all’innovativo sistema di produzione industriale dei gelati da lui introdotto per la prima volta in Italia, l’Algida divenne leader in questo settore. Un primato firmato dal partigiano ebreo che i fascisti avevano rinchiuso nel campo di Ferramonti di Tarsia. |
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