de Magistris o della Rivoluzione Napoletana
[Video Cronaca di Riccardo Limongi - Nota di Antonella Orefice] Riflettere sulla rivoluzione arancione del maggio scorso, fare un primo bilancio dopo nove mesi di governo, e dare uno sguardo fra i rapporti tra la maggioranza, il principale partito del centro sinistra. Tutto ciò è avvenuto in occasione della presentazione del volume "de Magistris o della Rivoluzione Napoletana", scritto dal giornalista dell'Unità, Massimiliano Amato. Una retrospettiva di due anni di politica ed amministrazione a Napoli, ed un'analisi dei motivi della vittoria di un outsider. Alla Fondazione Valenzi l'incontro ha registrato la partecipazione del sindaco e del commissario del partito democratico napoletano, Andrea Orlando, moderatore il presidente dell'ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli. Fra i confronti con possibili precedenti storici e riferimenti nobili, quanto la Rivoluzione Napoletana del 1799, non sono mancati passaggi forti, soprattutto sul presente, che coinvolgono il ruolo della città nella politica nazionale ed il rapporto coi partiti tradizionali.
[Nota di Antonella Orefice] All'accostamento a Masaniello de Magistris proprio non ci sta. "Non sono un capo lazzaro, ma un uomo di legge". Ed allora il richiamo agli illuminati del 1799, ad un Mario Pagano, forse, si fa forte, pur se, con simpatica scaramanzia, si augura di non finire allo stesso modo. Con il plebiscito dello scorso maggio che lo ha voluto sindaco, i napoletani stavolta hanno dimostrato un'ammirevole coesione tra il popolo ed i "senza cervello", ragione per la quale oggi pare si sia venuta a sanare, almeno apparentemente, quella spaccatura che decretò la fine del sogno repubblicano del 1799. "Ho capito che sarei stato sindaco di Napoli quando ho sentito l'accoglienza calorosa in quei quartieri apparentemente inespugnabili, quale la Sanità e la Pignasecca. Ero in campagna elettorale e già mi chiamavano sindaco. Quando feci notare che non ero stato ancora eletto, qualcuno mi rispose - Tu sei già il sindaco di Napoli perchè lo vogliamo noi!" (LdM) E' stata sicuramente questa elezione a furor di popolo a far si che Luigi de Magistris divenisse nell'immaginario collettivo una figura vicina a Masaniello, il capitano generale del popolo napoletano che nel 1647 fu principale protagonista della famosa rivolta. E si, perchè gli intellettuali del 1799 con il popolo proprio non riuscirono a stabilire un legame, nonostante il coinvolgimento di Antonio Avella (Pagliuchella) e Michele Marino (Michele 'o pazzo) a cui certo non fu risparmiato il patibolo. Due rivoluzioni quelle del 1647 e del 1799 stroncate nel sangue. Eppure Napoli ha conservato in sè lo spirito rivoluzionario, la capacità di riscattarsi da sola, di saper contare sulle sue proprie forze, quelle che nel 1943 la liberarono dai nazisti prima ancora che arrivassero gli alleati, quelle che oggi, si spera, vogliono operare un cambiamento e vedono nel sindaco il loro capo carismatico. Ma, come lo stesso de Magistris ha sottolineato, Napoli ha uno spessore storico rivoluzionario in virtù del quale può ambire ad essere, com'è stata, capitale di cultura, di politica e di autonomia. "Certo non basta essere una persona carismatica se poi alle parole non seguono azioni concrete. Non bisogna mai scindere la credibilità delle persone che portano avanti un progetto con il progetto. Napoli può essere e sarà un laboratorio politico, aprirà una vera pagina di democrazia partecipativa. Ma alle parole devono necessariamente seguire i fatti, è una una questione di organizzazione, perchè senza un'organizzazione non si possono fare nemmeno le rivoluzioni". (LdM) Intanto la Repubblica del 1799 durò appena sei mesi, un lasso di tempo già superato dall'amministrazione de Magistris. Prendiamola come un segno positivo e con tanta scaramanzia. E' vero che la storia si ripete, ma può darsi che stavolta ci sia un giro di ruota e sul patibolo ci finirà quell' "Ancien règime" da dimenticare. Auguriamocelo davvero, per Napoli e per noi tutti. |
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