Partigiani e combattenti ebrei: tanti gli eroi e i massacrati
L’allontanamento anticipato dal fascismo e le persecuzioni subite fecero sì che, all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943 e dell'occupazione di oltre mezza Italia da parte dei tedeschi, gli ebrei furono tra i primi ad arruolarsi nelle file partigiane, salendo in montagna o aderendo ai gap e alle bande cittadine. Già il 9 settembre 1943 il torinese Emanuele Artom annotava nel suo diario, ristampato di recente (Bollati Boringhieri, a cura di Guri Schwartz): «La radio tedesca annunzia che verranno a vendicare Mussolini. Così bisogna arruolarsi nelle forze dei partiti e io mi sono già iscritto». Tra i combattenti romani a Porta San Paolo e nelle altre zone della città poste sotto assedio dai tedeschi il 9 e 10 settembre, vi era anche un gruppo di ebrei del Ghetto, guidato da Elena di Porto. A Napoli, durante le Quattro Giornate che portarono alla liberazione della città, fra i rivoltosi vi erano diversi ebrei, come Bettino Voghera, Osvaldo Tesoro, Ferruccio Ara e Mosè De Fez (come risulta dal fondo Moscati presso l’Insmli). Tra l’altro la ribellione della popolazione napoletana evitò la retata della comunità ebraica cittadina, già progettata dai tedeschi.
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