Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Gennaro Sambiase Sanseverino (Sala Consilina, Salerno, 1821- Napoli, 1901), Duca di San Donato, patriota, sindaco di Napoli, parlamentare

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Le tecniche machiavelliche e volpine dei vari potenti, nascosti sotto le più inimmaginabili maschere, che hanno esercitato ed esercitano pesantemente il potere nella catena delle generazioni, per cancellare, rimuovere, deformare, devastare la ‘vera memoria collettiva’ sono molteplici.

Una di queste è intestare strade, quasi sempre senza indicazioni sottostanti, in modo che la denominazione non dica alcunché a chi le legga.

Così il grande Eroe Martire della nostra cara Repubblica Liberaldemocratica Napoletana del 1799, Ettore Carafa, ha avuto intestato una strada che si chiama genericamente ”Via Conte di Ruvo”, presso l’Accademia delle Belle Arti (zona tra Piazza Dante e Museo), che non dice nulla né di ‘Ettore’, né della sua vicenda storica.

Un altro caso è quello della ‘Via Duca di San Donato”, che non dice nulla del personaggio al quale si riferisce, che è invece protagonista importante della storia del Risorgimento e di Napoli: Gennaro Sambiase Sanseverino.


Nato nel 1821 nella cittadina salernitana di Sala Consilina, conobbe il carcere a Napoli nel 1848 per la partecipazione alla giornata del 15 maggio a difesa, sulle barricate di San Ferdinando, del regime costituzionale napoletano. Non era un fatto di sensibilità patriottica nuovo nella sua famiglia, giacchè un suo prozio, omonimo, aveva partecipato alla campagna di Russia del 1812-1813 come comandante di tre squadroni delle Guardie d'Onore del Regno delle Due Sicilie insieme a Gioacchino Murat ed era morto nell'assedio di Danzica nel 1813.

Fu costretto all’esilio a Genova, Parigi, Londra, Torino. Fondò il “Courier d’Italie”, pubblicò il testo antiborbonico “Le Due Sicilie ed i governi d’Europa” (Torino  1856), tradotto in francese nella «Presse» e citato nel Parlamento inglese da Palmerston e  Clarendon.

Nel 1859 fu  sul fronte della II guerra d’indipendenza con Garibaldi nei Cacciatori delle Alpi, che lo nominò poi nel 1860  tra i comandanti della Guardia Nazionale, contro l’esercito borbonico. L’eroe,  per premiare la sua fedeltà e capacità in guerra gli scriverà più tardi, nel 1879, una dedica su una sua fotografia: “Al Car.mo amico mio ed aiutante di campo Duca di Sandonato Fratello d’armi nella campagna del 1859 ov’ebbe contegno da prode”.

Nominato  colonnello di stato maggiore della Guardia Nazionale e Soprintendente ai Teatri di Napoli, dopo il suo rientro in città, nel dicembre 1860, all’uscita dal San Carlo, subì un grave attentato da parte della camorra, con pericolo di morte.
A quaranta anni entrò a far parte della Camera dei Deputati in qualità di rappresentante del VII Collegio di Napoli, quello di San Carlo all’Arena, iniziando, come esponente della Sinistra Costituzionale,  una carriera parlamentare, che durò un quarantennio, dal 1861 al 1901, sulla quale vedi il libro del prof. Cesare Magni, Vita parlamentare del duca di San Donato patriota e difensore di Napoli, CEDAM, Milano, 1968, pp.243.

Ricoprì  varie cariche pubbliche nell’ambito dell’amministrazione locale, in qualità di consigliere comunale e Sindaco di Napoli (vedi i suoi  “Ricordi sul Municipio di Napoli”,  Napoli, 1880) dal luglio 1876 all’aprile 1878.
Tra le iniziative avviò il risanamento  igienico-sanitario-edilizio di Napoli, l’utilizzo delle acque del Serino, la direttissima Napoli-Roma, l’illuminazione, la cassa armonica, via Tasso e via Caracciolo, come ha ricordato in un discorso commemorativo del settembre 2010 la nipote Federica Minaci Sambiase Sanseverino. (vedi il sito con preziose foto illustrative:. http://www.nobili-napoletani.it/Sambiase.htm)

Consigliere provinciale, fu  Presidente della Provincia, con qualche interruzione, dai primi anni Settanta  per circa un trentennio.

Morì a Napoli nel 1901 con immensa partecipazione di popolo ai suoi funerali.

L’epitaffio-ricordo dice “Gennaro Sambiase Sanseverino/ Duca di San Donato/ attraverso il carcere l’esilio la guerra le lotte politiche/ provò come la vetustà del lignaggio illustre/ si volga ad indomabile amore di Patria di Libertà di Progresso./ Sindaco di Napoli/ concepì volle inaugurò/ la bonifica generale della grande Metropoli./Dalle fatiche e dagli onori/ nel corso di cinquantatre anni/ ritrasse unico invidiato premio/ l’universale e duraturo affetto dei suoi concittadini”

Iniziative per ricordarlo si sono tenute tra luglio e settembre 2011, nell’ambito del 150° dell’Unità d’Italia,  a Sala Consilina, Napoli, Chianche (la ridente cittadina irpina, dove c’era il castello degli avi e dove si recava per trascorrervi momenti di distensione e a favore della quale promosse importanti iniziative civili).


 

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