Riduzione del consumo di alcol nel mondo. Bacco rimarrà ancora tra noi?
Nei millenni successivi è sempre stato l’emblema del vino, e la produzione e il consumo del vino e dei superalcoolici hanno assunto dimensioni gigantesche a livello planetario. Dopo una crescita continua negli ultimi decenni, il consumo mondiale di alcol è diminuito: quello di vino era stimato nel 2024 a 214.2 milioni di ettolitri, con un calo del 3.3 % rispetto all’anno precedente, il valore più basso registrato dal 1961 (213,6 milioni di ettolitri) con un quasi pareggio tra produzione e consumo. La riduzione è stata accolta con favore perché si sono anche ridotti gli effetti dannosi, ma ha spaventato i produttori con la visione di milioni di bottiglie invendute nei depositi. Una delle cause viene indicata nella crescente attenzione delle autorità sanitarie all’azione cancerogena dell’alcol.
È stato possibile evitare, almeno temporaneamente, l’entusiasmo dei salutisti e l’ansia dei produttori, onnipresenti nelle pubblicazioni ed interventi sui media, con un insolito documentario, Gli aspetti nascosti dell’alcol, realizzato dalla BBC nel 2019 e proiettato su Rai Storia il 20 settembre 2025. Il protagonista del documentario, Javid Abdelmoneim, è un simpatico giovane medico, che ha guidatolo spettatore alla scoperta di questi aspetti, partecipandovi anche personalmente, con piglio sportivo e un pizzico di humour (Javid è un medico nato nel villaggio di Sudan in Iran, laureato in Inghilterra, ha lavorato nel Servizio Nazionale Inglese. Dal giugno 2025 è Presidente Internazionale Medici Senza Frontiere, ndr). All’inizio ha mostrato alcuni effetti noti dell’alcol sul nostro organismo, come l’impegno del fegato per metabolizzarlo, le azioni sul sistema nevoso centrale con la ridotta capacità di concentrazione e ridotti riflessi, della pressione arteriosa sistemica dovuto alla vasodilatazione delle arteriole. In passato questa azione veniva messa in atto per dilatare le arterie nei pazienti sofferenti di attacchi di angina pectoris. Negli anni 50 la terapia della cardiopatia coronarica era agli inizi, ed anch’io, in quanto cardiochirurgo, ricordo di aver consigliato whiskey a miei pazienti in caso di attacco improvviso. Il dr Javid ha invitato poi due squadre di atleti a tavola, in un ristorante: ad una ha fatto associare alcol al pasto e al termine ha fatto osservare che la quantità di cibo consumato era maggiore rispetto all’altra squadra, un risultato da tener presente nelle prescrizioni dietetiche. In una prova successiva, dopo aver consumato un pasto completo, ha controllato i suoi livelli di alcolemia nelle ore successive: i valori sono risultati molto inferiori rispetto alla sua compagna che aveva bevuto la stessa quantità di alcol, ma a digiuno. Ne consegue che la differenza è dovuta al rallentamento dell’assorbimento gastrico e al maggior tempo a disposizione dell’enzima epatico per metabolizzare l’alcol una sostanza estranea al nostro organismo. Si è recato poi in un centro specializzato per il sonno dove ha trascorso la notte; l’intenzione era di saggiare l’effetto dell’alcol sul sonno, di solito ritenuto positivo. L’esame elettroencefalografico del mattino successivo ha mostrato al contrario che il suo sonno è stato notevolmente disturbato. Con l’ultima prova ha affrontato il problema dell’azione protettiva dell’alcol sulla cardiopatia ischemica. In un laboratorio clinico ha fatto effettuare il dosaggio dei polifenoli, sostanze ritenute efficaci nell’azione protettiva, nei vari tipi di vino, trovando la conferma che il vino rosso ne contiene una quantità superiore a tutti gli altri. Tuttavia è stato riscontrato che i polifenoli si trovano in molti alimenti, ad esempio un pugno di noci o due barrette di cioccolata che ne contengono la stessa quantità di un bicchiere di vino rosso. Non è corretto autocitarsi, ma un’eccezione spero sia consentita. Nel 2000 con altri cardiologi abbiamo esaminato le pubblicazioni più significative sui rapporti tra alcol e sistema cardiovascolare. Gli articoli riportati su Medline nel decennio precedente erano circa 1500. I risultati della ricerca si trovano nel Capitolo 22 del Libro Italiano di Alcologia (Edizioni SEE-Firenze, 2000). La maggioranza degli studi concordava per un’azione protettiva dell’alcol ed in particolare del vino rosso, sulla cardiopatia ischemica coronarica, per dosi nelle persone adulte, non superiori a 10-30 g/die. Da sottolineare che l'organismo è in grado di metabolizzare un'unità alcolica (12 grammi di alcol pari a un bicchiere di vino o a un boccale di birra) in circa 1-2 ore. Tutto quello che supera questa dose non è metabolizzato e circola per l'organismo provocando danni ai vari organi. Negli ultimi decenni numerose ricerche hanno fatto emergere l’azione cancerogenetica dell’alcol. Le pubblicazioni recensite su Medline all’item carcinogenesis and alcohol, pochedecine negli anni 80, sono dopo il 2000 oltre 200. Nel 2010 e nel 2012 l’alcol è stato. classificato come cancerogeno di gruppo1 dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità anche a basse dosi, per alcuni tipi di tumore (cavità orale e faringe, esofago, mammella) il rischio relativo aumenta in modo significativo a dosaggi inferiori a 10 g/die. A dosi superiori, 24g/die per l’uomo e 12g/die per la donna, il rischio di sviluppare un cancro del colon-retto aumenta del 10 %, del 27% per il cancro del fegato e del 38 % per i cancri del tratto aereo- digestivo superiore. Il problema dell’alcol a basse dosi può rientrare nel grande gruppo delle droghe leggere; non si può ignorare l’azione “socializzante” e la proprietà d’indurre uno stato d’animo disposto favorevolmente. L’articolo sopracitato terminava con queste parole: «un bicchiere di buon vino rosso per pasto, oltre agli effetti positivi, rende piacevole il cibo, determina un modesto grado di empatia e quindi fa vedere anche il mondo in modo…più allegro». Venticinque anni dopo, al termine del documentario della BBC, il dott. Abdelmoneim ha intervistato la direttrice del Dipartimento della Sanità pubblica inglese che ha confermato il rischio cancerogeno dell’alcol, anche a basse dosi, per alcuni tumori. Alla domanda provocatoria finale, se personalmente rinuncerà ad un bicchiere di buon vino, ha risposto che non lo farà. Forse Bacco rimarrà ancora tra di noi.
Alberto Dolara |
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Bacco, il dio del vino, dell’estasi della fertilità e delpiacere dei sensi della mitologia romana, corrisponde a Dionisio della mitologia greca. L’etimologia risale al greco antico Bàkxoç (Bàkkhos), un epiteto di Dioniso che significa “urlatore” o “rumoroso”, a causa del fragoroso seguito del dio.