Ricordo di John Searle
Searle si rifece alla “teoria degli atti linguistici” di John Austin e ne fornì una sistematizzazione nel suo noto volume “Speech Acts”, pubblicato nel 1969. Alla base vi è l’idea di Gottlob Frege secondo la quale una parola possiede significato solo se messa in relazione con il significato dell’intera frase, e se tale significato è percepito da entrambi gli interlocutori, parlante e ascoltatore. Il filosofo americano era convinto che la base del linguaggio non sia costituita dalle singole parole, bensì dal loro insieme complessivo. Introdusse inoltre il “principio di esprimibilità” (effability principle) secondo cui tutto ciò che si desidera dire può essere detto. Ragion per cui “parlare una lingua vuol dire impegnarsi in una forma di comportamento governato da regole; o, per dirla in modo più deciso, parlare significa eseguire degli atti secondo certe regole”. Searle si basò sui lavori dei suoi due maestri, John Austin e Peter Strawson. Sviluppò l’analisi di Austin della “intenzione comunicativa”, concentrandosi sugli “atti illocutivi”, vale a dire quelli che consistono nel dire qualcosa. Aggiunse che i diversi atti illocutivi avvengono in circostanze determinabili, con scopi che possono essere conosciuti. Da ciò si ricava che obbediscono a delle regole o a condizioni specifiche.
La forza illocutiva è un concetto che si può considerare come un caso specifico di “intenzionalità”. Searle sviluppa anche il concetto di “background”, che è il contesto all’interno del quale accadono gli atti intenzionali. E’ importante sottolineare che esso include la comprensione del mondo propria dell’individuo e comprende pure il fatto che altre persone possono partecipare e partecipino alle sue attività intenzionali. Ultimamente elaborò una critica acuta della cosiddetta “Intelligenza Artificiale forte” tramite l’esperimento mentale detto della “Stanza Cinese”. Mediante esso il nostro autore intendeva dimostrare che non è possibile assimilare la mente a un computer, giacché nessun computer può “pensare” nel senso in cui lo fanno gli esseri umani. In altri termini il computer, per elaborare l’informazione, non ha bisogno di comprendere il linguaggio. Numerose le controversie suscitate dalle tesi di Searle, la cui scomparsa lascia sicuramente un grande vuoto nel panorama filosofico contemporaneo.
Michele Marsonet |
Pubblicazioni mensili
Nuovo Monitore Napoletano N.202 Ottobre 2025
Miscellanea Storia e Filosofia Mario Borzaga e la missione cristiana da Napoli Come il popolo palestinese è diventato categoria astratta Internati italiani: un’altra forma di Resistenza La società napoletana durante l’occupazione alleata (1943-1945) Napoli 1938-1943, immagini mai viste della città in guerra Pio IX e l’anacronistico attaccamento al potere temporale
Libere Riflessioni L'atomica sociale: come il neoliberismo ha devastato il Giappone più delle bombe nucleari Possibilità e probabilità, prolegomeni alla certezza Una riflessione di William Dalrymple su Gaza I pericoli della globalizzazione Riduzione del consumo di alcol nel mondo. Bacco rimarrà ancora tra noi? Grecia: il modello della subordinazione si evolve ancora Ranucci, una bomba per tutti noi Nobel per la pace 2025, lettera di corsa per il Venezuela
Filosofia della Scienza Un dialogo tra Popper e Lorenz
Cultura della legalità Vittime innocenti. Ottobre 1862-2019
Statistiche
La registrazione degli utenti è riservata esclusivamente ai collaboratori interni.Abbiamo 233 visitatori e nessun utente online |



Si è spento ieri, all’età di 93 anni, John Rogers Searle, uno dei più celebri pensatori americani contemporanei. Attivo nei settori della filosofia della mente e della filosofia del linguaggio, Searle si era formato all’Università di Oxford dove ottenne anche i suoi primi incarichi d’insegnamento al Christ Church College. Terminò la sua lunga carriera come professore emerito alla University of California a Berkeley.