Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, un cartografo padovano a Napoli
Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, nato a Padova il 2 settembre 1736, benché italiano, a soli 29 anni divenne membro dell’Accademia di Gottinga, e a 36 proposto all’immortale Accademia di Francia. Numerose sono le sue biografie, alcune scritte quando era ancora in vita, ma tutte vaghe e inesatte, sino a quando l’insigne geografo fanese, Aldo Blessich (1877-1944), dopo accurate ricerche, pubblicò nel 1898, sul Bollettino della Società Geografica Italiana, una biografia molto esaustiva, distribuita in sei fascicoli.2 Quella biografia era stata preceduta da un altro articolo pubblicato due anni prima su “Napoli Nobilissima” dal titolo L’abate Galiani geografo (1757-1787).3
Fu Re Ferdinando nel 1781 che chiamò a Napoli il famoso geografo perché realizzasse la carta geografica del regno e lo Zannoni, giunto a Napoli, organizzò il primo istituto topografico napoletano, nominato Gabinetto Topografico, del tutto indipendente dal servizio militare. La rivoluzione francese generò nei regnanti di Napoli, nell’ultimo decennio del sec. XVIII una gran paura e «fece volgere tutte le loro cure ad accrescere l’esercito e ad apprestare munimenti di guerra».4 In quel generale nervosismo si avvertì la necessità di rivalutare la modesta officina topografica dello Zannoni, ritenuta di impellente necessità ai fini militari. Fu così che si decise, a partire dal 1794, pur senza adeguati sostegni finanziari, di dare impulso alla realizzazione dell’Atlante del Regno da più anni iniziato ma stavolta, non più a scopi commerciali come ai tempi di Galiani, ma strettamente militari. Rizzi fu distolto dal suo lavoro solo nel 1798, all’età di 62 anni, per la breve pausa del matrimonio avvenuto il 18 di ottobre di quell’anno con D. Teresa Zenoela di Pozzonovo, di vent’anni più giovane. Il successivo 1799 fu in Napoli epoca di sconvolgimenti politici che culminarono con le efferate esecuzioni dei rivoltosi in Piazza Mercato, ma Zannoni, che contava all’epoca 64 anni, si estraniò dagli svariati e molteplici avvenimenti della nuova epoca, morendo in Napoli il 20 maggio 1814. L’opera realizzata dallo Zannoni fu veramente imponente e straordinaria, pur avendo applicato i metodi geodetici e di rilievo usati innanzi alla misura dell’arco di meridiano di Francia e consistente, in ordine cronologico, nelle seguenti produzioni: Carta geografica della Sicilia Prima o sia Regno di Napoli, fatta incidere per ordine del Re di Napoli, con il patrocinio dell’abate Galiani in Parigi nel 1769, 4 fogli delle dimensioni complessive di m 1,37 x 0,80, rapporto 1: 425.532 (un centimetro sulla carta corrisponde a circa 4250 metri sul terreno), quattro fogli incisi in rame, con orografia a tratteggio. Carta geografica del Regno delle Due Sicilie ridotta in 6 fogli, rapp. 1:476.190, Napoli, 1784. Pianta topografica della città di Napoli, rapp. 1:3346, Napoli, 1790. Atlante marittimo delle Due Sicilie disegnato per ordine del Re e scandagliato dal pilota di vascello tenente D. Salvatore Trama in 23 tavole incise su rame, con l’orografia a tratteggio, rapp. 1:90.909, pubblicata nel 1785. Pianta topografica dell’Agro Napoletano colle sue adiacenze, rapp. 1:55.248, Napoli, 1793. Carta topografica del littorale di Napoli e dè luoghi antichi più rimarchevoli di qué contorni, rapp. 1:96.153, Napoli, 1793. Carta del Regno di Napoli indicante la divisione delle 14 province in un foglio inciso in rame, con orografia ad ombreggiatura, rapp. 1:188.679, Napoli, 1807. Atlante geografico del Regno di Napoli in 31 tavole incise in rame, con rappresentazione dell’orografia con ombreggiatura prospettica a tratteggio, terminata nel 1808. La scala avrebbe dovuto essere di 1:120.000 ma in effetti risulta di 1: 112.320. Carta geografica itineraria delle stazioni militari nel regno di Napoli, rapporto. 1:142.857, Napoli, 1810. Carta topografica della frontiera del regno (con lo Stato Pontificio) in 3 fogli, rapp. 1:100.000, Napoli, 1820 (disegnata in parte da Zannoni). La prima cartografia in elenco fu costruita valendosi di documenti parziali giacenti nel Deposito della Guerra di Parigi, senza avvalersi di osservazioni astronomiche né di misure sul terreno e tuttavia essa formava una rappresentazione cartografica nitidamente incisa, con l’orografia espressa a tratteggio di notevole efficacia artistica e con una ricchezza di particolari inimmaginabile nelle cartografie pregresse.5 Una diecina d’anni dopo il Rizzi-Zannoni, recatosi a Napoli su richiesta del Re e per concessione della Repubblica di Venezia, dava inizio (nel 1780) a tutte le necessarie operazioni astronomico-geodetiche necessarie per la costruzione di una cartografia su basi razionali. Il sistema di proiezione adottato fu quello di Cassini e le incisioni fatte con bulino su lastre di rame. All’ingresso dei francesi in Napoli erano stati pubblicati i primi dodici fogli, altri cinque se ne pubblicarono durante la restaurazione borbonica e gli ultimi dopo la solenne disfatta inflitta all’accozzaglia borbonica nelle gole di Campotenese nel 1806, sotto il regno di Giuseppe Bonaparte e ancor più sotto il regno di Gioacchino Murat. Il nuovo regime fornì a Zannoni di tutti i mezzi necessari al compimento della sua opera, la qual cosa rimaneva impossibile nella insipienza dell’amministrazione borbonica, trasformando tuttavia il laboratorio in un istituto militare.
Nel 1813 il Gabinetto topografico fu addetto al Ministro di Guerra e marina con il nome di Sezione topografica e la direzione lasciata allo stesso Zannoni. Rizzi-Zannoni giunse quindi appena in tempo, alla fine dei suoi giorni, a vedere completato il suo Atlante, pur senza frontespizio, che i suoi successori vollero deliberatamente affossare, nonostante i due concorsi indetti, a causa dell’avversione viscerale che avevano per il geniale e instancabile geografo. In un laconico comunicato del 21 maggio 1814 (il 30 aprile era avvenuta la dolorosa catastrofe) il capo della Sezione Topografica comunicava al Ministro di Guerra e Marina: «Ieri 20 del corrente cessò di vivere il Cavaliere Rizzi-Zannoni Direttore di questo Burò, i di cui rari talenti ci rendono molto sensibile la sua perdita…». Molte delle sue opere tra cui l’atlante marittimo delle Due Sicilie e l’Atlante del Regno di Napoli ridotto in VI fogli, sono gratuitamente scaricabili in rete. L’intero atlante del regno di Napoli in forma anastatica (trentadue fogli) è stato ristampato dalla Rubbettino nel 1994 in un volume molto costoso di grande formato. I singoli fogli sono acquistabili presso l’Istituto Geografico Militare. Lo stesso giorno della morte di Zannoni, Vittorio Emanuele I, finita la dominazione francese, rientrava a Torino e Il giorno seguente, proveniente del Deposito della Guerra di Milano, - giungeva a Napoli il colonnello Ferdinando Visconti (Palermo, 3 gennaio 1772 – Napoli, 28 settembre 1847), dove assumeva l’incarico di direttore del Reale Officio Topografico, con il compito di riorganizzare il servizio nella forma di quelli di Parigi e di Milano. Visconti era stato ufficiale del genio dell’esercito napoletano ma, di idee giacobine, era emigrato a Milano nel 1793 in seguito ai moti politici di quel tempo, divenendo ingegnere geografo nel Deposito della Guerra stabilitovi dal governo napoleonico. Sul principio del 1814 dalla Sezione Topografica di Napoli fu quindi formato il Deposito generale della Guerra, parte integrante dal Ministero della Guerra e Marina, al quale fu affidato l’incarico di costruire la carta topografica del regno alla scala di 1: 20.000 per essere pubblicata alla scala 1: 80.000 col metodo adoperato per la misura dell’arco del meridiano di Francia, che era servito per stabilire la lunghezza del metro (Decreto 29 settembre 1814). Nel 1815, epoca della restaurazione della monarchia, con decreto del 21 dicembre, fu confermato e riordinato il Deposito generale della Guerra alle dipendenze dello Stato Maggiore dell’esercito, lasciandone la direzione al colonnello Visconti e fu di nuovo comandata la costruzione di una carta topografica del regno da rilevarsi alla scala di 1: 20.000 dal vero e da pubblicarsi alla scala di 1: 80.000.6 Con successivo decreto del gennaio 1817 il Deposito Generale della Guerra prese il nome di Reale Officio Topografico, sempre in dipendenza dello Stato Maggiore dell’esercito e dal 1833, con la nuova riorganizzazione dell’esercito, dipendente dal Corpo Reale del Genio. Il nuovo progetto, certamente magnifico, prevedeva la costruzione di una carta topografica militare da levarsi alla scala 1:20.000 e da ridursi poi all’80.000 ma rimase appena cominciato e ci si dovette accontentare di una carta generale del regno di qua del Faro alla scala di 1:640.000 e di una carta al 240.000 in quattro fogli della Sicilia. «Dopo quasi mezzo secolo da che il progetto era stato concepito e ne era stata decretata l’esecuzione, solo la parte propriamente geodetica era stata condotta sufficientemente innanzi, mentre la parte topografica poteva dirsi appena iniziata».7 I lavori di triangolazione geodetica iniziarono subito dalla parte settentrionale e orientale del regno ma furono interrotti per le note vicende del 1820 riprendendo solo dieci anni dopo, nel 1830 in Terra di Lavoro. Una ulteriore sospensione di qualche anno si ebbe in occasione della emersione di un’isola vulcanica al largo di Sciacca il 12 luglio 1831 che ebbe pochi mesi di vita, inabissandosi dopo soli quattro mesi, il disegno era quello di estendere una triangolazione primaria anche su quell’isola. Memorabile rimane comunque la carta in 12 fogli della provincia di Napoli e porzione di quelle di Caserta ed Avellino, alla scala di 1:25.000, la nuova pianta della città di Napoli alla scala 1:800 e il primo foglio della Carta del Regno alla scala 1:80.000, che comprende il golfo di Napoli e le isole adiacenti. Nel 1860 di quella produzione solo cinque fogli di cm 82x55 ciascuno erano in corso d’incisione su lastre di rame a bulino. Il colonnello Visconti fu feroce critico dell’opera di Zannoni insieme a Giuseppe Piazzi, famoso astronomo 1746 -1826) e a tanti altri al punto che, a quindici anni dalla morte, si azzardarono «a menomarne la fama sulla tomba». Essi non potevano comprendere né l’uomo, che aveva rivoluzionato la geografia in molte parti d’Italia e d’Europa né tantomeno i tempi, i mezzi e le conoscenze della sua epoca. Abbiamo visto che al momento dell’Unità Italiana l’opera di Visconti, che doveva sostituire quella dello Zannoni era all’inizio, mentre quella dello Zannoni, completata in un trentennio, quantunque redatta coi mezzi e le conoscenze del tempo, rappresentava la sola cartografia attendibile del Regno di Napoli al punto che anche Garibaldi, nella campagna del 1860, sino alla battaglia del Volturno, ne fece larghissimo uso. L’elenco delle produzioni dello Zannoni vendibili nel 1860 (Regno d’Italia) presso l’Ufficio Superiore del Corpo di Stato Maggiore di Torino e di Napoli, era la seguente.
Carta del Regno di Napoli in 32 fogli (£ 1,65 a foglio), Carta del Regno di Napoli in 6 fogli (£ 8,10 a foglio), Atlante marittimo del regno di Napoli in 25 fogli (£ 22,50 l’intero volume), Carta del Regno di Napoli in un foglio grande (£ 1,80), Carta del Cratere di Napoli (£ 1,80), Carta dell’Agro Napolitano, ossia dei dintorni di Napoli (£ 1,80), Pianta della città di Napoli (£ 1,80) Carta della Sicilia i 2 fogli (£ 1,80) Carta della Sardegna in 2 fogli (£ 1,80) Carta della Lombardia in 4 fogli (£ 7,20) Carta dell’Italia Settentrionale in 5 fogli (£ 4,50)
Nel 1861, sulla scia del riordinamento del servizio topografico nazionale, Il decreto n. 492 del 4 agosto 1861 dettava norme sul riordinamento dell’Ufficio Topografico di Napoli ma al momento, per le provincie dell’Italia meridionale, di effettivamente disponibile, non vi era che l’Atlante del Rizzi-Zannoni e la predetta Carta itineraria, sempre dello Zannoni. Dopodiché, nel 1862, il Governo nazionale decretò il rilevamento dei territori delle province meridionali alla scala 1: 50.000 che fu concretizzata in 174 fogli con orografia a curve di livello di metri 10 in metri 10. Essa fu compilata e pubblicata tra il 1862 e il 1876 a cura dell’Officio Tecnico del Corpo di Stato Maggiore, che nel 1872 assunse il nome di Officio Topografico Militare. Copia di tutte le tavole è ancora ordinabile presso l’Istituto Geografico Militare.
Tommaso Todaro
Note 1. G. M. Galanti, Della descrizione geografica e politica delle Sicilie, tomo I, Napoli, 1793. 2. Bollettino della Società Geografica Italiana Anno 1898, Serie III Vol. XI – Fascicoli I, II, IV, IX e XI). 3. Napoli Nobilissima, Rivista di topografia e d’arte napoletana, ottobre 1896, pagg. 145-150. 4. C. Pisacane, Dell’arte bellica in Italia, Genova, 1858. 5. P. Schiarini, La cartografia ufficiale italiana prima dell’unificazione del regno in «Bollettino della Società Geografica Italiana», luglio-agosto 1923. 6. F. Visconti, Notizia intorno al Reale Officio Topografico di Napoli, in «Annuario Geografico Italiano», Bologna, 1844. 7. A. Mori, Cenni storici sui lavori geodetici e topografici e sulle principali produzioni cartografiche eseguite in Italia dalla metà del secolo XVIII ai giorni nostri, Firenze, Istituto Geografico Militare, Firenze, 1903.
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«In Napoli si conosce forse più lo stato dell'isola di Otaiti che quello delle nostre provincie. Ciò avviene perché l'amor della patria è stato per l’addietro un sentimento straniero nella nostra nazione. Da che ella nel 1266 perdé i suoi sovrani naturali, è stata il perpetuo ludibrio della fortuna», così scriveva Carlo Pisacane, uno degli eroi di Sapri del 1857.
Nel 1812 la pubblicazione dell’