Polemica per le proposte di espansione territoriale Usa
Sul piano internazionale Xi Jinping e Vladimir Putin hanno ben poco da temere dalle loro opinioni pubbliche e, al contrario, possono contare sulla complicità di tanti Paesi nell’ambito dell’Onu. Non è affatto così per gli Stati Uniti. È bastato che Donald Trump riprendesse la sua vecchia proposta di comprare la Groenlandia per scatenare un putiferio. Vicinissima alle coste americane, l’enorme isola ha un territorio di oltre due milioni di chilometri quadrati e una popolazione di poco più di 56.000 abitanti. Si tratta di un territorio danese autonomo che vorrebbe, però, l’indipendenza piena. Ha una collocazione strategica molto rilevante per gli americani (oltre che per russi e cinesi), e possiede inoltre ingenti giacimenti di “terre rare” e di metalli preziosi. Con una densità di 0,03 abitanti per kilometro quadrato, è il territorio meno popolato del pianeta, il che lo rende assai vulnerabile a qualsiasi tipo di aggressione militare. Tuttavia i danesi hanno già respinto la proposta trumpiana. Prima colonizzatori, ora sono diventati corretti e desiderosi di salvaguardare i diritti degli indigeni inuit (gli eschimesi). Donald Trump, tuttavia, ha fatto anche capire che l’America potrebbe pure riprendersi il Canale di Panama, qualora il governo panamense continuasse a imporre pedaggi molto alti alle navi Usa in transito. Altro scandalo, ovviamente, anche se gli scandalizzati fanno finta di dimenticare che la Repubblica Popolare Cinese sta progettando da tempo di aprire un canale nel Nicaragua sandinista, in concorrenza proprio con quello di Panama. Scandalo, infine, anche per la proposta di annettere agli Usa parte del Canada che, con Justin Trudeau, ha avuto il premier più politicamente corretto dell’intero Occidente.
Era naturalmente prevedibile che Trump, una volta riconquistato il potere, avrebbe cercato di acquisire un maggiore controllo del Nord America, anche per contrastare le mire russe e cinesi sull’America Latina. Nessuno scandalo, quindi, che gli Usa riprendano a curare i propri interessi, ignorando le critiche sia delle potenze totalitarie sia dei molti alleati che a volte praticano una politica estera ambigua sino ai limiti della complicità con gli autocrati di Pechino e di Mosca. Si tratta ora di vedere se i piani del tycoon hanno qualche possibilità di andare in porto. Trump ha il controllo del Congresso, ma i democratici non perderanno occasione per ostacolare la sua strategia.
Michele Marsonet |
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