Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Abbandono e scomparsa: modalità traumatiche d’interruzione dei rapporti umani

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Durante la vita gli esseri umani hanno inevitabilmente rapporti di vario tipo e di varia durata con i propri simili, siano essi di natura amichevole, sentimentale, professionale o per altri motivi. Tutti implicano un coinvolgimento emotivo, sia pure di grado estremamente variabile.

Il numero dei rapporti può essere elevato per chi ha grande popolarità, normale o ridotto al minimo per gli altri. I rapporti, possono essere anche virtuali, di ammirazione e adorazione verso personalità che hanno prestigio e/o potere.

L’interruzione dei rapporti reali può avvenire per motivi psicologici e/o ambientali, essere rapida o graduale, spesso considerata inevitabile e accettata con serenità, anche da sollievo, talora seguita da smarrimento emotivo, tristezza, rimpianto, rancore.

Abbandono e scomparsa sono modalità traumatiche, avvengono in tempi rapidi, lasciano importanti sequele emozionali e/o comportamentali.

Nella scomparsa, diversamente a quanto avviene nell’abbandono, non si vuole o in molti casi non si può, lasciare traccia.

‘Abbandono’, dal francese abandonner, dalla locuzione abandon «alla mercé», derivante a sua volta dal franco bann «potere», ha talora significato positivo come per esempio l’abbandono di cattive compagnie, abitudini o comportamenti. Se usato in modo riflessivo può avere un segno negativo, per esempio abbandonarsi alla disperazione, ma anche positivo come abbandonarsi al sonno o all’estasi dell’amore.

«Addormentami così, mentre tu mi baci» è l’inizio di una popolare canzone romantica, di Ferrari e Mascheroni. Incisa per la prima volta nel 1948, è stata reinterpretata più volte da famosi cantanti e termina addirittura con «per non svegliarmi più.»

‘Abbandono’ ha tuttavia quasi sempre un significato negativo. L’abbandono di ogni speranza togliendosi la vita si ritrova nella storia del romanticismo: il protagonista del romanzo I dolori del giovane Werther di Wolfgang Goethe, pubblicato nel 1774, compie l’atto finale dopo aver constatato l’impossibilità di risolvere il dissidio interiore, tipico dell’eroe romantico, tra la realtà (spesso concretizzata nella società e nelle sue convenzioni borghesi) e le passioni individuali.

Un altro eroe romantico, descritto ne Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo, pubblicato nel 1802, compie lo steso atto per una passione amorosa non realizzabile.

L’abbandono del neonato da parte della madre colpisce emotivamente, ma è anche doloroso ed ha spesso conseguenze tragiche, come l’abbandono da parte di singoli individui o d’intere popolazioni dei luoghi dove sono nati e vissuti per fuggire da guerre, carestie o comunque alla ricerca di migliori condizioni di vita.

La reazione agli abbandoni nelle relazioni sentimentali è molto variabile, dalla rassegnazione al ricordo ossessivo.

Margherita Buy, la protagonista del film I giorni dell’abbandono del 2005 di Roberto Faenza, madre di due figli, viene abbandonata all'improvviso dal marito per una donna più giovane. Per lei inizia un periodo doloroso che la fa sprofondare nella disperazione, diviene anoressica, non dorme e si lascia andare ad atti umilianti, poi recupera lentamente l’equilibrio mentale. In casi purtroppo frequenti, l’abbandono sfocia nella tragedia.

 

La scomparsa è l’altro aspetto traumatico della interruzione dei rapporti interpersonali. Si verifica all’improvviso, quasi sempre senza spiegazioni o preavvisi, lascia sconcerto, incertezza sulle cause, amarezza.

Il termine moderno, coniato circa dieci anni fa, è ghosting, dall’ inglese ghost, fantasma. È facilitata dalla tecnologia come succede al protagonista del libro L’acustica perfetta di Daria Bignardi (Mondadori, 2012). Un affermato musicista, sposato da 13 anni, vive un matrimonio è apparentemente felice ed ha due figli piccoli.

Il giorno di Natale con una e-mail la moglie gli comunica la necessità di rimanere sola e di non cercarla. Dopo vari tentativi senza esito comprende che il suo amore non era sufficiente per lei e cerca di risolvere il dolore nella musica. In questi casi si è sempre coinvolti emotivamente da chi subisce la scomparsa, più raramente ci si chiede quale sia la psicologia di colui o colei che scompare, in termini moderni del ghoster. Le motivazioni possono essere molteplici, ma alla base vi è la incapacità di queste persone ad affrontare la realtà.

La situazione diviene drammatica quando la scomparsa è improvvisa senza che vi siano motivazioni plausibili; cresce allora l’angoscia, segue la denuncia alle forze dell’ordine e al volontariato. Il tema è stato trattato dal 1989 dal programma televisivo Chi l’ha visto, una trasmissione di grande valore civile che non solo aiuta le persone in cerca dei loro cari, ma rievoca anche eventi luttuosi che altrimenti rimarrebbero nell’oblio.

Sono mostrati dai protagonisti i vari comportamenti psicologici anche estremi, come di chi si batte tutta la vita per conoscere la verità, oppure come il responsabile(i) della scomparsa che partecipano impassibili alle ricerche insistendo sull’allontanamento volontario. Sono comportamenti che evidenziano la natura proteiforme dell’animo umano e che possono interessare in particolare medici, psicologi, psichiatri e sociologi.

È una trasmissione che coinvolge comunque e devo confessare che quando lavoravo in ospedale spesso evitavo alla sera un ulteriore carico emozionale.

L’interruzione ordinaria dei rapporti interpersonali è comunque parte della dinamica della vita sociale e presenta anche aspetti positivi come la ripresa della libertà da rapporti opprimenti, indesiderati e/o violenti. Le modalità traumatiche come l’abbandono e la scomparsa dovrebbero essere ridotte al minimo in una società civile. Sarebbe utile porre una maggiore attenzione all’intelligenza emotiva piuttosto che a quella artificiale per l’educazione di sentimenti ed emozioni, attualmente carente in particolare nel sesso maschile,

Le relazioni interpersonali sono inevitabilmente interrotte dalla morte, ma il termine scomparso(a) non è appropriato per chi muore: i defunti sono sempre presenti se li ricordiamo.

 

Alberto Dolara

 

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