Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

In memoria di Alasdair MacIntyre

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È mancato lo scorso 22 maggio, all’età di 96 anni, il filosofo Alasdair MacIntyre. Diventato celebre nel 1981 dopo la pubblicazione dell’opera “After Virtue” (trad. italiana “Dopo la virtù”, presso Armando Editore, 2007), MacIntyre era uno scozzese nato a Glasgow che poi ebbe numerosi incarichi in atenei inglesi e americani.

Da subito interessato a temi di filosofia morale, filosofia politica e teologia, il pensatore scozzese è tra i maggiori artefici in epoca contemporanea della riscoperta del pensiero di Aristotele.

Iniziò la sua carriera in un periodo che vedeva, nel mondo anglosassone, il predominio assoluto della filosofia analitica basata sull’analisi del linguaggio. MacIntyre si staccò ben presto da questa impostazione, che giudicava troppo ristretta e limitativa, cercando invece di recuperare i principali elementi del pensiero classico. E, in effetti, l’impostazione aristotelica caratterizza in modo molto netto l’opera che gli diede la fama, “Dopo la virtù”.

 

MacIntyre era fermamente convinto del fallimento della teoria politica filosofica e politica liberale. A suo avviso tale fallimento è dovuto al fatto che essa rappresenta che l’ultimo stadio del progetto dell’Illuminismo di elaborare un’etica dei principi, universalistica e astratta, totalmente indipendente dalla tradizione delle virtù. Il nostro autore era convinto che tale progetto non avesse senso.

Fermamente anti-individualista, MacIntyre pensava che la nostra epoca è un deserto di valori, e in questo senso rifiutava l’idea della neutralità della giustizia. Aggiungeva che i nostri criteri di giudizio morale e politico sono interni a forme di vita comuni, e che la giustificazione ha senso solo entro una tradizione particolare.

Conclusione: le virtù sono tali solo entro pratiche e culture determinate, dal che consegue che una società bene ordinata è possibile solo se tutti i suoi membri si riconoscono stabilmente nel tempo come parti di una storia più ampia, collettiva e comune.

Dopo aver sottoposto a dura critica l’Illuminismo contrapponendogli Aristotele come massima espressione delle virtù, MacIntyre concluse l’opera con un appassionato appello, etico e politico, a ritornare alle antiche comunità, citando San Benedetto come nume tutelare. Avvicinatosi sempre più al pensiero cristiano, ha concluso la sua carriera accademica alla Notre Dame University in Indiana, una delle più famose università cattoliche degli Stati Uniti.

 

Michele Marsonet

 

 

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