Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Le Regole dell’Accademia degli Oziosi. La stesura inquisita

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Nel 1862 Carlo Minieri Riccio pubblicava un primo cenno storico sull’Accademia degli Oziosi, raccogliendo un catalogo complessivo delle accademie napoletane e i nomi degli associati.1

Le notizie furono riprese più tardi dal curatore della Biblioteca Brancacciana, Carlo Padiglione in seguito al ritrovamento di un inedito statuto manoscritto costituito da otto carte in fogli, non datati, ma di «carattere del sec. XVII assai minuto e stretto».2

La fondazione dell’Accademia degli Oziosi ha avuto nelle fonti e nella bibliografia un grande risalto perché si trattava di un avvenimento politico di notevole importanza in quanto, con la venuta del viceré, il conte di Lemos, si erano concretamente aperte le premesse di una nuova alleanza tra il potere spagnolo e gli intellettuali napoletani. Il viceré aveva fama di mecenate, era accompagnato da una corte di segretari-letterati e dimostrò una disponibilità politica e culturale per la fondazione di un’accademia “ufficiale” che in qualche modo ripeteva esperienza di quella “Alfonsina”, poi Pontaniana, sorta nel 1443 intorno alla biblioteca di Alfonso il Magnanimo, V Re d’Aragona e I di Napoli.3

I fondatori dell’Accademia degli Oziosi furono il letterato Giambattista Manso4 ed il principe cardinale Francesco Brancaccio.5

 

Traendolo dal ciceroniano Otium letterario, l’avvocato umanista Francesco De Pietri si incaricò di trovare all’Accademia sia il titolo che gli emblemi: Non Pigra Quies. Una tranquillità non inutile. La prima sede fu nel Chiostro di Santa Maria delle Grazie poi nel Monastero di S. Domenico Maggiore.6

Tra i primi studiosi italiani inclusi e che parteciparono alla sua inaugurazione, il 3 maggio del 1611, ci furono il della Porta, Basile, Marco Aurelio Severino, e il Marino.

Il cenacolo culturale si caratterizzò subito per la commistione tra letteratura italiana e spagnola e alle riunioni si ritrovarono spesso anche illustri personaggi della scena culturale internazionale, primo tra tutti Francisco de Quevedo Villegas. Ma nel tempo anche gli Oziosi non furono immuni dai fermenti rivoluzionari che imperversarono a Napoli alla fine della prima metà del Seicento tanto che l’Accademia rappresentò il laboratorio politico-culturale per la rivoluzione del 1647- 48.7

Tra i suoi associati emerge il nome di “Occulto”, ossia di Antonio Basso, uno dei più influenti esponenti dello schieramento repubblicano che aderì alla rivolta di Masaniello e finì poi giustiziato.8

Nell'Accademia si affrontavano temi di letteratura, matematica, filosofia, ma era vietato dissertare soprattutto di teologia e di argomenti ritenuti eretici dal momento che l’occhio vigile della Santa Inquisizione bandiva ogni possibilità di tesi alternative.

Seppur non provato, ma comunemente riferito, pare sia stato lo stesso avvocato Francesco De Pietri l’autore di quelle “regole” manoscritte ritrovate da Carlo Padiglione nella Biblioteca Brancacciana oltre due secoli e mezzo più tardi.9

Oltre che dalle leggi accademiche, la ricca produzione dell'Accademia è documentata in due manoscritti della Biblioteca Nazionale di Napoli.10 Ma non solo.

Lo scopo della presente pubblicazione è quello di rendere nota agli studiosi del settore l’esistenza della prima stesura delle Regole dell’Academia degli Otiosi che passò al vaglio della Congregazione dell’Indice e da me rinvenuta nel fondo Libri Proibiti, finora inedito, custodito presso l’Archivio Storico Diocesano di Napoli.11

Il fatto di essere tenuta a battesimo dal conte di Lemos e da un principe cardinale, quale fu Francesco Brancaccio, e di trovare una seconda sede nel Convento di S. Domenico Maggiore - dove in origine era stato ubicato il Tribunale del Sant’Uffizio e le sue carceri - non garantì l’immunità del sodalizio.

Le regole dell’Accademia presenti nel fondo Libri Proibiti constano di 14 fogli manoscritti non numerati e né datati e sono sostanzialmente simili alla copia pubblicata da Carlo Padiglione nel 1878, differiscono però per alcune abbreviazioni sciolte e per delle sporadiche omissioni che sostanzialmente non alterano il contenuto delle norme, ma provano il controllo esercitato dall’Inquisizione. In riferimento alle mansioni del Segretario dell’Accademia c’è un passo significativo che differisce dalla copia trascritta da Carlo Padiglione che riportava: 

«Dovrà esser anche presente, nelle consulte private, si perche possa notar le Conclusioni in esse fatte, com'anche dar il suo voto ne casi di sopra determinati».12

Nel nostro manoscritto la citazione risulta modificata e più estesa Si parla di adunanze “segrete” e non “private” e continua:

Dovrà esser anche presente, nelle adunanze segrete, si perche possa notar le conclusioni in esse fatte, com'anche dar il suo voto ne casi di sopra determinati, nelle quali dovrà osservare tanto magior segreto quanto ha solamente dal suo nome più che dal segreto dell’istessa adunanza gli viene amonito».13

Seppur coevi, entrambi i manoscritti non sono datati, ma la prima stesura venne inquisita dalla Congregazione proprio per la terminologia usata riguardo alla “segretezza” delle riunioni che dovette sollevare sospetti da parte degli organi di controllo. Ciò comprova la particolare preziosità del nostro documento sia per l’integrità del testo e che per i segni lasciati dalla intransigente censura di quel tempo.

 

Regole dell’Academia degli Otiosi

 

Conciosacosa che il fine ricercato in ciascuna Academia sia la pefettione nelle virtù; et non meno nelle speculationi che nell'attioni, quindi a noi, che dopó lungo spatió di tempo habbiamo preso a ravvivare le quasi spente faville dell'anti che Academie che con tanta gloria in questa nostra Città risplenderono perche sia di speciale obligatione richiesto di procacciare, et nell' une, et nell' altre di far continui avanzamenti.

Ma questo supremo dono della virtù: altronde discendere non puote, che dall' eterno Padre de' lumi, quindi è, che noi primieramente dobbiamo à lui, con somma humiltà et divotione richiederlo, procurando, che i nostri pensieri, et l'ationi, sieno così religiose, et pie che non ci rendiamo incapaci della Divina gratia, et specialmente nello acquisto delle virtudi nelle quali noi, ricerchiamo avansarci.

Et conoscendo che niun merito nostro, ce ne può rendere degni per noi medesimi eleggiamo per nostro favoreggiatore, et protettore appo la Divina Maestà il glorioso Tomaso d' Aquino, che come con la dottrina, ha sommamente illustrato Sta Chiesa, et col nome della Santità renduta questa nostra patria famosa voglia co' suoi meriti impetrarci da Dio, che noi siamo da suoi ammaestramenti nell' intelletto rischiarati, et dal suo essempio commossi, nel doverlo, neli' attioni, parimente imitare.

Et percioche una delle maggiori virtù, et principio di tuttealtre, è l'amore, et la vicendevole carità: Frà coloro, ch'uniti sono specialmente à fine virtuoso; di ciò siegue, che noi i quali siamo le parti di tutta questa adunanza: dobbiamo con si stretto legame di charitatevole amore esser fra noi uniti, che di noi tutti, se ne formi unico, et compito il corpo della nostra nascente Academia.

Ma qual corpo sarà perfettamente compiuto, che non habbia capo? O quale sarà il capo d'una ben regolata Academia, altro che la mente di coloro, che la governano? Per la qual cosa dovremo dalla determinazione di qual debba essere il governo di questa nostra Academia incominciare.

Dovrà dunque essere il capo di tutta l'Academia et del governo etiamdio il nostro Principe, a cui si daranno due Assistenti: Si perche l'accompagnino, et aggiutiuno nel governo come perche in assenza di lui possano successivamento tenere le sue veci.

Se gli eleggeranno, oltr' a gl'assistenti tre altri Consiglieri, co'quali doverà l'istesso e suoi Assistenti, partecipare, et ricevere parere nelle cose più gravi dell'Academia, la quale adunanza chiameremo consulta privata, e dovrà farsi nell'opportunità, che più sotto diremo.

A questi tre officiali: Si deono aggiungere tre altri ministri, et ció sono il Segretario che dovrà haver' cura de libridell’Academia, dellə Compositioni degli Academici, è delle lettere per gli Forastieri. Il Tesoriere, che dovrà riscuotere,conservare, et spendere tutto quello, che sarà mestiere per l'Academia. Il Recivitore, al cui peso sarà il luogo dell'Academia il ricevere de gli Academici, e' l accomodare, e'l hono rare degli Forastieri.

Il tempo, che dovrà il Prencipe con suoi Assistenti reggere l'Academia sarà di un anno intiero, ma percioche tutte le mutationi ne' Governi, quantunque siano necessarie, sono niente dimeno pericolose, perciò potrà il prencipe dopò finito' l primo anno del suo governo, esser di nuovo racconfirmato; et ciò tante volte, quante all' Academia parerà: la qual confirmazione si dovrà fare per voti de gl'Academici, e nel stesso modo c'hora diremo, doversi tenere nella creatione di lui.

Venuto che sarà il tempo nel quale il Prencipe, finito l'anno del suo governo haverà à deporlo; dovrà annontiarlo in pubblica Academia, et ammonire tutti, che non lascino, nella seguente Academia di venire per far l'elettione del nuovo Principe la qual dovrà esser fatta, nel luogo consueto dell'Academia, et nella giornata, et nell' hora dalla precedente radunanza determinata.

Quivi si leggeranno primieramente dal Segretario, tutti i nomi degli Academici, et dopo ciascheduno di essi darà in scritto nel banco de gl'Officiali secretamente il nome d'uno degl' Academici, il quale giudicherà più atto al governo, et al mantenimento di essa, et se in questo primo squittinio se ritroverà alcun' solo c'habbia havuto tanti voti, che arrivino alla metà degli Academici presenti, quegli rimarrà eletto Pren
cipe dell’Academia. Ma se nel primo squittinio un solo non haverà la metà devoti, si dovranno prendere i nomi di quei due, o più in caso di parità, che havranno havuto la maggior parte de voti; e si pubblicheranno a tutti gli Academici: i quali di nuovo porteranno nel Banco de gli Officiali scritto ciascuno il nome d'uno de detti ultimamente publicati, et chi di essi havrà la maggior parte rimarrà eletto Prencipe: et s'haverà in quest'ultimo squittinio partita (cosi) di voti, sarà fra pari Giudici la Sorte.

Ne dovranno dimenticarsi gl' Academici, che in attione, così importante, com' è l'elettione di colui, che havrà da reggeré, è governare tutta l' Academia è da cui pende il Conservamento di essa; di non lasciarsi vincere di animosità! ma di sciegliere sempre il meglio; considerando tutte le qualità, a ciò necessarie; quali sono l' età, la bontà, la Religione, la publica stima, la dignità, l'Amorevolezza degl' Academici verso lui e l'agguaglianza dell' animo suo verso loro, l'universal conoscimento delle scienze, la prudenza, la destrezza ne maneggi, è sopra tutto la Continuanza nell' Academia.

I due Assistenti s' elegeranno parimente dal voto di tutti gl'Academici, i quali daranno nel banco degl' officiali ciascuno il suo voto scritto, è colui ch' havrà la maggior parte dei Voti, sarà primo Assistente, l'altro che dopo' l primo havrà l'altra maggior parte: sarà secondo Assistente( determinando sempre la sorte dove sarà parità de voti) è questi due dovrann' esercitare' I loro officio per un anno intiero, finito il quale non potrann' essere racconfirmati per quella volta.

I trè consiglieri dovranno eleggersi nello stesso modo, come gl' assistenti, dandosi da tutti gli Academici' l loro voto inscritto, et quei trè ch' havranno più Voti di tutti gl' altri rimarranno creati consiglieri (usando medesimamente la sorte in ogni parità), e questi trè rimasti esserciteranno, per tutto quell'anno il loro officio, ne potranno esser racconfirmati per l'altro seguente.

Al segretario percioche converebbe rispetto alla confidenza che si tiene al suo officio essere sempre uno stesso, non li mitiamo tempo alcuno, anzi determiniamo, che non debba giammai mutarsi, seguendo in ciò l' essempio non men delle publiche ragunanze, che de Principi. Ma quando pure avvenisse, che per alcuna necessaria caggione il Segretario una volta eletto si dovesșe mutare, rimettiamo l' elettione del Successore al Arbitrio del Prencipe solamente conciosacosache quest' Officio sia specialmente depositario de segreti di lui.

Il recivitore dovrà eleggersi dal Principe, et da gli Assistenti, come da coloro, che potranno molto meglio, che tutta l'Academia non farebbe far squittino dell' habilità, e volontà di ciascheduno, per essercitare quest' Officio, al quale fà grandissimo mestiere di avvenenza, e di destrezza: e perciò dovrà eleggersi anno per anno.

Il tesoriero sarà eletto da tutta l'Academia percioche dovendo maneggiare l'havere universale, conviene che sia confidente à tutti: Onde ciascun Academico darà al banco scritto il suo voto, e quegli ch' havranno maggior numero di voti rimarrà Tesoriero, et esserciterà il suo Officio per un anno nella fine del quale dovrà dar conto della sua amministraggione, nè potrà essere confirmato, se non passato un altro anno.

Eletti adunque che saranno, nella maniera sópradetta gli Officiali della nostra Academia dovcanno ciascuno d'essi procurare di adempiere il lor luogo conforme alle regole à loro appartenenti, che incontanente più sotto soggiungiuremo, et in modo, che in ogni loro attione habbiano sempre in mente il fine e' l sodisfacimento dell'Academia.

È dovere del Prencipe primieramente ricordarsi, ch' egli in modo, è prima capo di tutta l'Academia, che dee essere anche il primo servitore delle regole di quella, e che non è attione di giusto Principe il sottrarsi alle leggi communi anzi il proprio suo ufficio è di procurare, non men con l'essempio, che con la vigilanza, che queste regole sieno, et dagl'officiali, è da tutti gl'Academici con somma osservanza tenute et esseguite.

Deve il Principe assistere à tutte le ragunanze dell' Academie, e specialmente percioche à lui appartiene l'osservanza degl' essercitij e'l imporre le lettioni, è le censure, e le risposte, e le questioni, è tutte l'altre cose ch'à' suo luogo più distintamente annoveraremo.

Al Principe solo appartiene proporre tutte le cose, che si dovranno fare o mutare o rimovere per beneficio dell’Academia. Ma prima che in publico le proponga sarà dovere che le communichi con gl'Assistenti. Et quando dovesse trattarsi di materia multo importante, ò di nuova deliberatione da farsi; o di Cosa nella quale non concurresse il voto di niuno degl'Assistenti, dovrà anche communicarlo con tre Consiglieri.

Nel dar delle voci, quantunque il voto di ciascuno Academico debba valere per un solo, senza alcuna riserva di persona: Nondimeno al Principe, sarà di special privileggio, che il suo voto vaglia per due.

Il Proprio officio dgli Assistenti, sarà d'accompagnare, e di aiutare il principe nel governo, et come il Prencipe dee con essi loro participare tutte le cose appartenenti a quello, così deon' eglino consigliarlo, non men nelle cose proposte da lui, che nell' altre, ch' à loro parrebbe, che si dovessero proporre E perciò dovranno con somma diligenza avertire in tutte le cose che vedranno, ò udiranno, nell' Academia haver mestiere, di rimedio, o di miglioramento.

L'officio de i consiglieri, è di dare il lor parere al Principe ogni volta che ne sarà richiesto da lui, ò pure dagli Assistenti: percioche havendo noi detto, ch'l voto del Prencipe val per due di qua per conseguente ne viene, che qualunque volta il Principe sarà d'un parere, è i due Assistenti d'un altro, caderà tra essi parità di Voto, per determinatione del cui di sparere si dovranno chiamare i Consiglieri, è si riceveranno i loro voti insieme, con quegli del Principe, e de gli Assistenti, et il maggiore numero deciderà la differenza. Ma se di nuovo avenisse tra questi la seconda parità de voti si dovrà quella parte preferire, dalla quale sarà il parere del Principe, ch' in tal caso solamente valerà per tre voti.

Ma se la maggior parte de voti della consulta privata determinasse contro il parere del Principe, sarà egli tenuto d'esseguire tutto ciò, che da loro sarà deliberato, è di publicare la determinatione all' Academia ancorche sia contro suo parere poiche à lui solo appartiene di proporre; qualunque sia cosa in publica Academia.

Il Segretario dee conservare in scritto la memoria di tutte le cose degne dell’Academia, è queste principalmente sotto segreto come l'istesso suo nome l'insegna, che saranno primieramente.

Il libro dove habbiano da essere scritte, le presenti regole,le quali dovranno di tempo in tempo rileggersi, è continovamente osservarsi, con quel rigore, ch' a suo luogo dichiararemo: dove anche si noteranno le conclusioni, che di tempo in tempo si faranno, ò dagli Officiali, o dall' Academia stessa, nelle oportunità, che più sotto lungamente diremo.

Il libro de nomi della patria de sopranomi, et delle Imprese degli Academici, nel quale dovranno priemieramente essere descritti i nomi de primi Fondatori dell’Academia. è questi per ordine d'Alfabeto, et indi gli altri, che saranno ricevuti conforme l'ordine del tempo, che verranno acccettati nella margine del quale dovrà notarsi poi la morte di ciascuno di essi, perchè se ne conservi la memoria dovuta alle sue virtù.

Il libro nel quale si scriverà la fondatione dell'Academia e tutte l'attioni più notabili, che di tempo in tempo si faranno l'elettioni del Principe, è degli altri Officiali, i lettori, che leggeranno in ciascheduna Academia, ê le materie da loro lette, le publiche orationi, è questioni, et rapresentationi.

Il libro delle compositioni, nel quale saranno trascritte tutte le rime, et i versi che verranno approvate dal Consentimento Universale dell'Academia e i titoli, e gli argomenti dell'altre opere più lunghe, et che facessero per se stesse un volume. Dovrà anche ridurre in forma di libro, tutte le censure, et le risposte, che si faranno, come più sotto favellando degl' esercitij Academici ragioneremo, ma queste tutte dovranno tenersi segrete sin' a tempo che siano approvate dall' Academia.

Appartiene principalmente a lui, scrivere le lettere, che si mandan in nome dell'Academia o siano proposte, o risposte: ò patente per ricevere i nuovi Academici, ò per altre simili oportunità delle quali tutte dovrà Conservare Copia, è registro per haverne regola nell' avvenire. Di questi le lettere patenti, dovranno essere segnate dal Principe, e da gl'Assistenti: Ma l'altre lettere particolari basterà che siano signate dal Principe solo e l’une, e l’altre suggellate dell' suggello dell’Academia.

Dovrà tener libro di tutto l'havere e dovere dell’Academia, e degl'introiti, che farà il Tesoriere, e percio le ricevute fatte da lui non havranno vigore alcuno; se non saranno signate è registrate dal Segretario, et anche da gli ordini, che si danno al Tesoriere per le spese che dovrà fare, i quali perciò dovranno essere segnati, e registrate da lui.

Và anche a suo carico havere notamento di tutti gli arnesi dell'Academia per modo d' inventario, tutto che degli arnesi stessi dovranno havere cura gli alti ministri à quali apperteneranno com' a suo luogo diremo.

Dovrà il Segretario esser presente in tutte le publiche ragunanze perche possa leggere le compositioni, le censure le risposte, le lettere, che verranno, è tutte l'altre cose, che si deono publicare all' Academia per iscritto: pigliar le Compositioni, ed i voti de gli Academici, e notare quelle cose, che dovrà poi scrivere, ne sopradetti libri.

Dovrà esser anche presente, nelle adunanze segrete, si perche possa notar le conclusioni in esse fatte, com'anche dar il suo voto ne casi di sopra determinati, nelle quali dovrà osservare tanto magior segreto quanto ha solamente dal suo nome più che dal segreto dell’istessa adunanza gli viene amonito.14

Il tesoriere dovrà principalmente tener libro del' havere, et del dovere dell'Academia.

Dovrà riscuotere l'entrate dell'Academia e' l imposte, tassate per Capo di ciascun Academico, e tutto ciò che verrà etiandio dal di fuori al' Academia.

Nel riscuotere, che farà delle sopradette cose, dee far la ricevuta à coloro, che pagheranno, ie quali dovranno esser signate e rigistrate dall' Segretario, perch' egli ne formi il libro detto di sopra.

Degli essiti, che farà dee haver' ordine in iscritto per mano del Segretario è da lui registrato nel detto libro, è segnato dal Principe, overo da uno degli Assistenti, il qual' ordine dovrà presentare, nel saldamento dè suoi Conti, i quali dovrà dare nella fine del suo officio.

Il ricevitore dee tenere principalmente a suo carico il luogo dell'Accademia è gli ornamenti, et tutti gli altri arnesi, à quella appartenenti, e di fare che stiano all'ordine tutte le cose necessarie aile pubbliche, et alle private Academie, de quali arnesi dovrà tenere inventario corrispondente a quello che tiene il Segretario.

Dovrà ultimamente honorar i forastieri, che verranno nell'Academie publiche, per udire gli essercitij, ch'in esse si faranno, assignando loro i luoghi conforme alle loro qualità distinti però da luoghi degli Academici.

Appartiene al ricevitore ciascuna volta, che dal Principe sarà proposta alcuna persona per dover essere ricevuta nell'Academia, haver minuta informatione del grado, de costumi, è della dottrina di colui, ch'è proposto, et di farne relatione in Consulta privata, nella quale dovrà essere ricevuto nel seguente modo.

Dovrà Colui, che vorra entrare nell' Academia dimandare al Principe d'esservi ricevuto, il quale se stimarà, ch'egli possa recare all' Academia decoro, ot giovamento Proporrà la sua dimanda in Consulta privata, et parendo a gl' Assistenti, et a' Consiglieri in questo primo squittino meritevole d'esser ammesso, commetteranno al Ricevitore, che s'informi delle sue qualità, et ne faccia nella seguente Consulta privata Relatione dovendo anche' l Principe, e gli altri Officiali procurare d'haverne per più d'una via vera informatione.

Nella seconda consulta dovrà il ricevitore far relatione al Principe in presenza degl’altri Officiali delle qualità di Colui, che sarà stato proposto, la qual ricevuta si Consulterà frà tutti s'egli dovrà esser ricevuto, et havendo le due parti deVoti rimarrà ammesso nel secondo squittino.

Accettato che sarà dalla Consulta privata dovrà'l Principe proporlo a tutti gli Academici affinche s' alcuno d'essi sapesse alcuna cagione per la quale non dovesse esser' ammesso possa per se stesso, o per mezzo di altri, o per iscritto farne il Principe consapevole: al che fare si darà tempo conveniente: il qual passato, et havendosi, o non havendosi informatione in Contrario dovrà la terza volta ballottarsi in Consulta privata, et ricevendo le due parti de Voti in suo favore, rimarrà in virtù di questo terzo squittino ammesso nell' Academia.

Gli assenti, che dimandaranno essere nell' Academia ammessi, saranno nello stesso modo, ch' hora detto habbiamo posti in squittino, et essendo ricevuti si mandarà loro una lettera patente, segnata dal Principe, e suggellata col suggello dell'Academia perche egli sia certo d'esser fra noi annoverato, et sia da gli altri per Academico conosciuto.

All’incontro vogliamo, che s'intendono essere nostri Academici, e possano senza nuovo ricevimento intrar in tutte le nostre ragunanze i Magistrati cosi Regji, come Arcivescovali:

Percioche essendo persone già approvate da Principi non fa loro mestieri di nuovo squittinio, per esser giudicati degni di questo luogo.

Gli esercitij da farsi nell' Academia percioche sono lo strumento principale à Conseguire il fine da noi desiderato, dovranno essere con molta sollecitudine posti in opera dagli Academici, saranno principalmente tré, et ciò sono le Lettioni, le Compositioni, e le questioni ad esseguire: I quali essercitij deve ragunarsi l'Academia almeno un giorno della settimana, a ciò stabilito nell' hora, che parrà più oportuna, e dovrà ciascuna ragunanza durare almeno per lo spatio d' un' hora è mezza, distribuendo la prima mezz' hora alle lettioni: la seconda alle Compositioni et alle loro censure, et risposte: l'Ultima alle questioni.

Le lettioni dovranno imporsi dal Principe à gli Academici conforme la loro habilità, dottrina, et inclinatione, è distribuite, che saranno dovrà farsene nota dal Segretario, il quale havrà pensiero d' andare racordando à tempo à coloro che dovranno leggere, affinche in niuna radunanza manchi la dovuta lettione, et in caso di assentia, ò d'altro impedimento di colui, a chi toccasse di legere potrà con saputa del Principe, avisare per la lettione alcuno  de gli altri nella nota descritti.

La Materia delle lettioni dovrà essere' ntorno alla Poetica, alla Ritorica, alle discipline Matematiche, et à tutte le parti della filosofia, et intorno alla Spianatione delli Autori ch❜ hanno delle sopradette materie scritto: vietando che non si debba leggere, alcuna materia di Teologia, ò della Sacra Scrittura, delle quali per riverenza dobbiano astenerci: è medesimamente niuna delle cose appartenenti al publico governo, i quali si deve lasciare alla cura de Principi che ne reggono.

E percio dovrà il nostro Principe, ò per se stesso, o per mezzo del Segretario, ò d'altri à chi ciò commetterà, intendere le cose, che dovranno contenersi nelle lettioni, prima che in publico siano recitate, affinchè se ne possa togliere quel che parrà soverchio, e spetialmente contro la presente regola.

Le compositioni dovranno darsi segretamente da gli Academici al Segretario, il quale percio andrà con la cassettina ricevendoli à torno: ne dopo ricevute si dovranno leggere in publico incontanente, ma riservarsi per la seguente Academia, perche in tanto si possano leggere dal Segretario, e dal Prin cipe, ò in sua vece da gli Assistenti, e riconoscersi se sono tali, che possono con lode esser intese, perche altrimente sarà men vergogna dell' Autore, e dell’Academia occultarle.

Delle compositioni che saranno scelte dovranno legersene per ciascun Academia tre al meno varie di lingue di testura, e di soggetto, come al Principe ò a chi è in sua vece parerà, è quelle che saranno lette si dovranno dallo stesso Principe: o da chi sarà in suo luogo dare ad alcuno degli Academici à censurarle segretamente in modo che, se non che dal Prin cipe, da gli Assistenti, è dal Segretario non si sappia da alcun' altro chi si sia il censore.

Le censure dovranno essere degli errori occorsi nelle Compositioni, o de' luoghi dove si può sospettare, che sia preso errore, et anche di quelli che possono migliorarsi: Ma tutto cie sarà censurato con Raggione, e con essempij; E dovrà il Censore come non esser trascurato, in trapassare alcun' notabile errore; cosi ne meno esser cavilloso, ò superstitioso in ricercarli, ne voler mostrar più ingegno, che giuditio nel censurare.

Dovranno le censure non havere alcuna maldicenza, ne scherzo, ne trattar d' altro, che della Compositione, ne mai del Compositore ancor senza nome, considerando, che si danno à censurare l'opere, et non l'ingegno, o la dottrina di chi l'ha scritto.

Coloro a cui saranno date le compositioni a censurare, dovran dar le censure al Segretario, al più frà lo spatio di quindici giorni e recate, che l'havranno dovrà il Segretario comunicarle col' Principe perchè in esse s'habbiano gli istessi riguardi, che si è detto nelle lettioni, e nelle compositioni è poscia legerle in pubblica Academia à finchè ò l'Autore stesso della Compositione, ancorchè occulto, ò qualunque altro vorrà possa rispondere alle censure.

Le risposte alle censure dovranno essere medesimamente semplici, é per difendere solamente quei luoghi, che saranno degni di giusta difesa, ò perche siano state dal censore, contro la mente dell'autore intesi, o non megliorati: ma dove allo' ncontro nelle censure fossero stati, à ragione censurati, ò avantaggiati, non dovrà chi risponde per pompa d'ingegno, ò di dottrina porre in questione ciò che al suo ò al comun giuditio può parere ben censurato. Deve similmente chi difende fuggire le maledicenze, et gli scherzi, e' l trattar della persona del oppositore, come habbiam detto, che dovea fugarlo il censore; Anzi le cose censurate senza ragione ò essempio, dovrà trapassarle modestamente, come si censurate non fossero: percioche Censura nonè quella, che non è fondata in alcuna dottrina, ò authorità.

Scritte le difese, et date al Segretario, e considerate dal Principe, et giudicate degne dovranno leggersi in publica Academia, ma non sarà lecito ad alcuno di replicare alle difese lette, come ne meno di censurare alcuna Compositione senza ordine del Principe.

Le Compositioni, Censure, et Difese, che saranno lette in publica Academia dovranno minutamente essaminarsi dalla Ruota de sei deputati, acciò con voti eletti di tutta l'Academia nello istesso modo, che habbiamo detto doversi eleggere i Consiglieri, et il Principe sarà il settimo fra essi: Ma in questo solo caso vogliamo, che' l suo voto non vaglia più che per un solo.

Di questi deputati dovranno esser diversi in ogni lingua e sei e il Principe sarà il settimo in tutte ma nel determinare intorno alle compositioni, censure, e difese, non sarà necessario che si radunino tutti sette, ma basterà, che ve ne siano quattro solamente.

I quali havranno piena autorità in decidere qual sia meglio se'l luogo della Compositione, ò la Censura ò la difesa, et in somma se quel opera sarà degna d'essere scritta nel libro delle Compositioni detto della vita, o nò, et non giudicandosi degna si lascerà da parte.

Ma quelle che saran' giudicate degne, s'anderanno rivedendo di tempo in tempo, come alla detta Ruota parrà, et sovrastato, che si sarà intorno ad esse almeno tre mesi: essendosi sempre giudicate degne si proporanno in Academia publica se devono o nò esser scritte nel libro delle disposizioni, et concorrendovi la maggior parte de voti de presenti accedemici, si scriveranno nel detto libro.

Le questioni dovranno proporsi dal Principe intorno alle stesse materie di Poesia, di Rettorica, di filosofia, di Matematica, et altre ch' habbiamo annoverate, raggionando delle lettioni et scivando quelle materie che nello stesso luogo habbiamo detto doversi fuggire, et si proporanno per doversi questionare nella seguente Academia dando il Principe, carico ad uno degli Academici, di dovere intorno alla proposta questione scrivere, ò favellare: All' quale potranno rispendere gli Academici a voce viva.

Nel questionare dovrà ciascuno Academico dire il suo parere l' uno dopo l'altro in giro cominciando da colui à cui è stata incaricata la questione, et indi detto il suo parere dovrà tacere: dando luogo à gli altri che seguono.

Oltre a questi esarcitij che dovranno essere continui in ciascuna Academia, sarà convenevole, che di tempo in tempo, se ne facciano alcuni altri più publici, per sodisfacimento, et diletto della Città, et decoro, dell'Academia i quali sono recitare publiche orationi sostinere Conchiusioni, rappresentare Spettacoli, ò altro simile: E dovrebbe siascun Principe haver cura, che si facesse almeno una di queste attioni, nel tempo del suo governo.

Frà gli esercitij così delle publiche, come delle private Academie dee ciascun osservar silentio, e quella modestia, che conviene à così degno luogo, et alle persone, che in esse si ragunano; Et perciò niuno dovrà proponere cos' alcuna in Academia senza licenza del Principe, ne rispondere alle proposte, se non quando a lui viene la volta, ò gli sarà dal Principe ordinato, et nel dimandare licentia di proporre, o di rispondere dovrà esser considerato, che quel che havrà a dire sia degno di esser udito in Academia.

Colui ch' havrà havuto licenza di proporre, o di rispondere, dovrà farlo in modo, che mostri ricordarsi, che favella in presenza di persone litterate, et prudenti, e perciò s' egli verrà contradetto, non dovrà alterarsine, ò con le parole, ò con gl' atti, ò col suono della voce dar segno di smoderata passione, onde per volere acquistare lode d'ingegnoso venga a procacciarsi biasimo d'intemperato.

Dal peso di questi esercitij, quantunque la lontananza possa scusare gl'assenti, nondimeno, non devono essi sottrarsene in tutto, et perciò oblighiamo tutti gl' Academici, che saran fuori di questa Città ch' almen una volta frà lo spatio di ogni sei mesi mandino all' Academia alcuna loro Compositione, et di più che ciascuna volta che sarà loro dall' Academia domandato parere, ò compositione intorno ad alcuna cosa debbano mandarle et ultimamente che occorrendo ne luoghi dove essi si ritroveranno alcuna cosa che possa all' Academia appartenere: ovvero essendo Compositioni ò questioni notabili: intorno a quelle materie, ch' habbiam detto di sopra esser soggetto di nostri essercitij, debbano quanto prima all'Academia avvisarlo.

Quelle fraternevole unione che da principio dicemmo dover' essere creata nata di vicendevole carità dee non solamente vedersi fra tutti noi dentro la stanza dell'accademia, ma anche al' di fuori: perciocche è dovere, che ciascuno Academico mostri di non stimar meno: coloro, che ci sono per propria elettione dalla virtù uniti, che gl'altri, che vengono: per sangue dalla natura congiunti.

È perciò quantunque à ciascuno sarà lecito favellare di fuori degli essercitij dell'academia, non sarà però convenevole di scovrire i difetti o gli errori de gli Academici, ricordandosi humana cosa è' l'errare, et che noi facciamo professione non di haver conseguito; ma di desiderare l'acquisto della scienza, et delle virtù.

Quindi è, che fra noi non dee essere gara, ne contesa alcuna per niuna cagione e molto meno per conto di lettere, ò per contentione d'ingegno: et essendo fra' gli Academici nato alcuno seme di discordia, ò di disparere, sarà cosa richiesta à ciascuno di noi di sbarbicarle, ò di torle affatto, e specialmente
al Principe, et gli altri Officiali.

Questa medesima carità ci deve fare solleciti ne' bisogni di ciascun Academico in caso d' infermità, di corrotto, ò d'altra necessità, con visitargli, consolargli, ammonirgli, aiutargli, e sovvenirgli; e perciò dovrà il Principe deputare alcuni Academici che stiano vigilanti soprà ciò e che nelle somiglianti occorrenze degli altri Academici, gli ne diano aviso, acciò che egli possa conforme alla qualità de' bisogni, e de' bisognosi deputar di nuovo altri a loro ajuto, ë sovvenimento.

Dee anche questa carità distendersi verso i nostri compagni sin dopo la morte, onde in quella di ciascun Academico gli si dovrà far alcun honore, o d'oratione funebre, o di versi, o di pompe funerali, come meglio al Principe parrà, ma molto più di sante, è di divote orationi, è di pij sacrificij.

Non dee frà noi esser maggioranza alcuna, nè per nobiltà, nè per dottrina, nè per dignità, ma tutti in quanto Academici semo dobbiamo riputarci eguali, salvo ch' il Principe, è gl'altri officiali a' quali si dovrà somma riverenza, et obbedienza portare.

L'obbedienza dovrà essere una delle principali virtù da essercitarsi da ciascun Academico perciocchè senz' ella non può alcuna virtuosa unione alcun tempo durare in istato, e molto meno questa nostra Academia nella quale è mestieri nelle più cose dipendere dal giudicio di chi governa, è perciò come si dovrà havere molto riguardo nell' elettioni degli Officiali, et in ispecialtà del Principe così dopo che saranno eletti dovranno essere con molta osservanza obbediti.

Quest' obbedienza dovrà primieramante mostrarsi nell'osservanza di queste regole, et in suffrire con animo ben composto, le reprensioni che saranno date à trasgressori d'esse, et appresso in ricevere prontamente gli esercitij che saranno à ciascheduno imposti.

Non dovrà alcuno mandare alle stampe compositioni, sotto nome d' Academico, senza haverne prieramente domandata licenza al Principe, il quale insieme con gl' Assistenti, e co' pubblici deputati della Ruota rivederanno quelle tali compositioni, è giudicandole degne di stampa potranno concedergli licenza; comunicato però che sarà il tutto in publica Academia, è detta licenza dovrà essere scritta dal Segretario, sottoscritta dal Principe, e sugellata col sugello dell’Academia.

Queste tali licenze dovranno stamparsi negli stessi libri, e quelle compositioni, che saranno da simil licenza approvate s' intenderanno esser compositioni di alcun' Academico, à difesa delle quali, sarà tenuta tutta l'Academia contra, chi vorrà ingiustamente calunniarle. Ma l'altre stampate senza somigliante approvaggione tutto, che vadono sotto nome d'alcuno Academico non s' intendono essere tali.

È dover che gli Academici occorrendogli partire dalla Città dimandino licenza al Academia, ò in caso di frettolosa partenza al Principe almeno, et a colui, che parte dovrà darsi una lettera Patente segnata è suggellata come di sopra habbiam' detto perche iu ogni parte sia conosciuto per nostro Academico.

Ma sopra tutti gli atti di ubbedienza è richiesto principalmente a tutti gli Academici l'osservanza di queste presenti regole è dal Principe, è dagli Assistenti l'haver cura (come da principio dicevamo), che sieno da tutti osservate, et oltre àcciò d'ammonire i Trasgressori, et in caso che fussero ritrosi all'ammonitione, imporli anche giuste pene conforme alla loro disobbedienza, et anche sino a bandirgli dall' Academia.

Ma questo non dovrà essere se non col voto della Consulta privata osservandosi in ciò lo stesso modo ch'habbiamo detto di sopra doversi tenere, nel ricevere i nuovi Academici: cioè che le due parti de' voti della consulta determinino, che si debba bandire, la quale determinatione dovrà segretamente al bandito farsi sapere: acciò ch'egli s' astenga di venire, e di chiamarsi dell’Academia, ma s' egli non volesse astenersene, si dovrà il suo bando quanto più modestamente potrassi all' Academia palesare.

L'osservatione di queste regole intendiamo, che inviolabilmente sia intorno a quelle cose, che sono in esse determinate: ma percioche intorno à molte altre habbiamo voluto a bello studio tacere, giudicando ch'l tempo padre dell' esperienza li mostrerà con maggiore chiarezza, ciò che da questo principio, non l'havrebbe potuto, se non occultamente a noi vedere: perciò lasciamo in arbitrio del Principe, è degli Officiali, che possano fare conforme il tempo e l'opportunità, alcune costitutioni le quali confirmate col parere di tutta l'Academia, è ridotte nell' libro delle regole dovranno essere osservate, et obbedite à pari di queste.

Con questa sola differenza, che le dette costitutioni possano essere etiandio dalla stessa Academia mutate et annullate conforme le conditioni de' tempi à venire ricercheranno, laddove queste presenti regole vogliamo, che non si possano in tempo, nè per caggione alcuna già mai annullare, ò mutare, ò in menuma parte alterare: ma vogliamo, et determiniamo, che debbano essere sempre da tutti noi, et da tutti gli altri, che dopo noi in questa Academia verranno in ogni futuro tempo inviolabilmente osservate.

 

Antonella Orefice

 

Il saggio Le regole dell’Accademia degli Oziosi e il Fondo Libri proibiti dell’Archivio Storico Diocesano di Napoli, è stato pubblicato  in «Archivio Storico per le Province Napoletane», CXLIII, 2025, pp.185-194.

 

Note

1. Cfr. C. Minieri Riccio, Cenno storico intorno all’Accademia degli Oziosi in Napoli, Napoli, Stamperia della Reale Università, 1862; G.De Miranda, Una quiete operosa. Forme e pratiche dell'Accademia napoletana degli Oziosi, Napoli, Fridericiana Editrice Universitaria, 2000.

2. C. Padiglione, Le leggi dell'Accademia degli Oziosi in Napoli ritrovate nella Biblioteca Brancacciana, Napoli, Stab. Tip. Giannini, 1878.

3. Cfr. F. Nicolini, L’Accademia Pontaniana. Cenni storici, Napoli, Arte Tipografica, 1957

4. Giovan Battista Manso fu Principe dell’Accademia degli Oziosi quasi ininterrottamente fino alla morte nel 1645. Cfr. F. Calitti, Manso Giovanni Battista, in Dizionario Biografico degli Italiani, v. 69, 2007, Treccani Enciclopedia on line.

5. Il principe Francesco Maria Brancaccio fu un erudito bibliofilo e nelle sue volontà testamentarie dispose che la propria biblioteca, comprendente circa 20000 volumi, venisse destinata all'istituzione di una biblioteca pubblica a Napoli. Tale lascito costituì il nucleo della futura Biblioteca Brancacciana unita inseguito alla Nazionale di Napoli. Cfr. Francesco Maria Brancaccio, Enciclopedia Treccani on line, ad vocem.

6. F. De Pietri, I problemi accademici del signor Francesco De' Pietri, l'Impedito accademico otioso. Ove le più famose quistioni proposte nell’Illustrissima Acccademia de gli Otiosi di Napoli, Napoli, Nella Stampa di Francesco Savio Stampatore della Corte Arcivescovale, 1642, p. s. n. (disponibile su Google libri).

7. Cfr. R. Villari, La rivolta antispagnola a Napoli. Le origini 1585/1647, Bari, Laterza, 1976; Un sogno di libertà. Napoli nel declino di un impero (1585-1648), Milano, Mondadori, 2012.

8. La notorietà di Antonio Basso è legata alla partecipazione attiva ai moti rivoluzionari del 1648 per i quali fu giustiziato nel cortile della Vicaria il 21 febbraio del 1648. Vedi G. De Blasiis, Le giustizie eseguite in Napoli al tempo dei tumulti di Masaniello, in Arch. stor. per le prov. Napoli, IX (1884), p.125.

9. Cfr. A. Quondam, Dal Manierismo al Barocco, in Storia di Napoli. (Per una fenomenologia di una scrittura poetica a Napoli fra ‘500 e ‘600), in AA.VV, Storia di Napoli, Napoli, Società Editrice Storia di Napoli, vol. V, t. 1, 1972, pp.339-640.

10. BNN, Mss., XIII.B.77 e XIII.C.82.

11. Il materiale complessivo del fondo, finora inedito, consta di 134 fascicoli contenenti editti, componimenti anonimi e richieste varie e vanno dalla dichiarazione degli stampatori napoletani del 1568 fino alla richiesta di licenza per la lettura di libri proibiti inoltrata all’Arcidiocesi napoletana dal sig. Gaetano Guadagno nel 1869.

12.  Padiglione, Le leggi dell'Accademia degli Oziosi, p.6.

13. ASDN, Fondo Libro Proibiti, fasc.66, f. 6v, II riga.

14. Padiglione riporta: «Dovrà esser anche presente, nelle consulte private, si perche possa notar le Conclusioni in esse fatte, com'anche dar il suo voto ne casi di sopra determinati». Padiglione cit.p.16. Nel nostro manoscritto si parla di adunanze segrete e non private e continua: «Dovrà esser anche presente, nelle adunanze segrete, si perche possa notar le conclusioni in esse fatte, com'anche dar il suo voto ne casi di sopra determinati, nelle quali dovrà osservare tanto magior segreto quanto ha solamente dal suo nome più che dal segreto dell’istessa adunanza gli viene amonito». ASDN, Fondo Libro Proibiti, fasc.66, f. 6v, II riga.

 

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