Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Trump in caduta libera

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La recente nomina di Edward Coristine, un hacker diciannovenne con legami passati con gruppi di cybercriminali, a consigliere senior presso il Bureau of Diplomatic Technology del Dipartimento di Stato, ha sollevato interrogativi sulla gestione e “tenuta” del potere esecutivo da parte dell’amministrazione Trump.

Questo episodio non è un caso isolato, ma si inserisce in un quadro più ampio di decisioni politiche che in una trentina di giorni stanno già minacciando gravemente la stabilità del governo, solleticando un’analisi più approfondita.

Analizzando le implicazioni di questa e altre scelte, emerge una traiettoria critica che, basata su modelli di previsione del rischio politico e simulazioni numeriche, suggerisce un’elevata probabilità di interruzione anticipata del mandato presidenziale.

L’amministrazione Trump ha adottato un approccio in forte discontinuità rispetto al passato, caratterizzato da ordini esecutivi mirati alla riduzione della burocrazia federale, all’isolamento diplomatico e a una riorganizzazione della forza lavoro governativa che ha portato al licenziamento di numerosi funzionari, molti dei quali conservatori storici.

 

Il licenziamento di membri chiave dell’amministrazione e la loro sostituzione con figure prive di esperienza istituzionale hanno contribuito a un crescente clima di instabilità. Se a ciò si aggiunge la crescente tensione sociale, derivante dall’inasprimento delle politiche migratorie e dal ridimensionamento di programmi di assistenza federale, si delinea uno scenario altamente critico.

La decisione di affidare un ruolo chiave a un giovane hacker con un passato controverso evidenzia il livello di imprevedibilità e di rischio che caratterizza la gestione amministrativa attuale.

L’assenza di un filtro istituzionale per nomine di questa portata sottolinea la fragilità del sistema di governance e solleva preoccupazioni sulla sicurezza nazionale.

Tuttavia, la questione non si limita alla singola nomina, ma riflette una tendenza più ampia di polarizzazione e frammentazione del potere esecutivo. Le elezioni di midterm del 2026 rappresentano il punto di svolta per questa amministrazione.

La mobilitazione dell’opposizione, combinata con la perdita di consenso tra indipendenti e moderati, potrebbe portare alla perdita della Camera e, in uno scenario più estremo, anche del Senato. L’eventuale vittoria democratica al Congresso aprirebbe la strada a procedimenti di impeachment e a un blocco legislativo totale, rendendo politicamente insostenibile la prosecuzione del mandato.

Inoltre, la fragilità economica legata a politiche protezionistiche e a una gestione estremamente conflittuale della politica estera potrebbe aggravare ulteriormente la situazione, incidendo negativamente sulla percezione dell’operato presidenziale.

Le simulazioni Monte Carlo basate su molteplici scenari confermano che, senza una correzione strategica immediata, la tendenza attuale conduce con elevata probabilità a un’interruzione del mandato prima della scadenza naturale.

Tuttavia, qualsiasi tentativo di ristrutturazione politica rischierebbe di alienare ulteriormente la base elettorale radicale, creando una frattura insanabile nel partito repubblicano.

Il dilemma è dunque irrisolvibile perché mantenere la linea dura porta alla disfatta nei midterm, mentre correggerla mina la stabilità dell’amministrazione.

I dati e le analisi condotte indicano che, con il perdurare delle attuali condizioni, la probabilità che Donald Trump completi il mandato è prossima allo zero.

Questa conclusione non è frutto di valutazioni ideologiche, ma di un'analisi quantitativa basata su modelli di rischio politico consolidati.

Un retropensiero, comunque, mi stuzzica insistentemente l’immagine di un Trump presidente di transizione, in rapporto sinallagmatico con quei feroci e potentissimi paperoni che fino a poco tempo prima lo volevano fuori dai giochi ma che invece facevano da sfondo alla cerimonia d’insediamento, e prima ancora finanziando la campagna elettorale. L’immaginazione, è risaputo, a volte gioca brutti scherzi e a volte ci azzecca.

 

Metodologia e modelli utilizzati per l’analisi predittiva

 

L’analisi sulla probabilità di completamento del mandato presidenziale (questo è il quesito di partenza) si basa su un approccio quantitativo, combinando modelli di rischio politico, simulazioni statistiche e indicatori economico-sociali riconosciuti a livello internazionale.

Il Political Instability Index (PII), elaborato dalla Banca Mondiale e dall’Economist Intelligence Unit, misura il rischio di crisi governative valutando variabili come tensioni sociali, governance e probabilità di instabilità politica (World Bank DataBank).

Le Simulazioni Monte Carlo hanno permesso di calcolare la probabilità di scenari critici, testando l’impatto delle politiche attuali sulle elezioni di midterm e sulla stabilità dell’amministrazione (Monte Carlo Simulation Guide).

L’Economic Risk Projection Model (ERPM) ha stimato gli effetti delle politiche economiche su crescita, occupazione e reazioni dei mercati finanziari, utilizzando dati del Fondo Monetario Internazionale e della Federal Reserve (IMF Economic Outlook Database, Federal Reserve Economic Data (FRED)).

Il Social Fracture Analysis (SFA) ha analizzato il rischio di polarizzazione politica e di proteste di massa, utilizzando indicatori di coesione sociale forniti dall’OCSE (OECD Social Cohesion Indicators).

Per le previsioni sulle elezioni di midterm, è stato applicato un modello statistico che ha incrociato dati storici, distribuzione demografica degli elettori e tendenza di partecipazione al voto (Pew Research Center - U.S. Elections Trends, FiveThirtyEight Midterm Election Forecasts). L'Analisi Bayesiana del rischio politico è stata utilizzata per stimare l’evoluzione della probabilità di instabilità nel tempo, mentre l’analisi di scenario ha valutato possibili strategie di risposta da parte dell’amministrazione.

La sentiment analysis sui discorsi politici e sulla retorica elettorale ha fornito indicazioni su come variazioni della narrativa possano influenzare il consenso (Cambridge Political Analysis Series, Risk Analysis in Political Decision Making -).

L'analisi ha prodotto un risultato matematicamente solido, la convergenza di instabilità politica, perdita del Congresso nei midterm, crisi economica e frammentazione della base repubblicana porta a una probabilità prossima al 100% (non del 100%) che Trump non completi il mandato. L’assenza di strategie di contenimento efficaci e il rischio di contraddizione della narrativa elettorale impediscono correzioni sostenibili.

Il risultato non è un’opinione, men che meno la speculazione di un filosofo, ma un esito statistico, supportato da modelli quantitativi replicabili e validati da strumenti universalmente riconosciuti, sempre suscettibili di errore.

La nomina di Edward Coristine è stata solo l’input di questa analisi, nomina che rappresenta un segnale di un fenomeno più ampio, la crisi interna dell’amministrazione Trump già in atto. e la sua sostenibilità politica che appare ormai del tutto compromessa.

Resta solo da vedere quale paracadute utilizzerà Trump per l’uscita di scena, speriamo non uno di concezione israeliana come quello utilizzato da Benjamin Netanyahu, altrimenti ci toccherà assistere alla consegna del quinto premio Nobel per la pace ad un presidente americano.

 

Luigi Speciale

 

 

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