La strana realtà dell’Intelligenza Artificiale
La preoccupazione per l’allargamento della guerra tra Federazione Russa e Ucraina ci induce a dimenticare un fatto davvero essenziale. E il fatto è questo: si tratta del primo conflitto che si svolge anche nella dimensione del “cyberspazio”. Si tratta di una novità di enorme portata, poiché ci fa capire che, d’ora in avanti, la guerra non sarà più la stessa. Non solo. Quello ucraino è anche il primo conflitto digitale tra nazioni, e questo implica che anche un’eventuale pace dovrà essere perseguita sul piano digitale. Gli hacker, e soprattutto quelli al servizio diretto di uno Stato, avranno un ruolo sempre più decisivo per decidere le sorti dei conflitti. Si noti, a questo punto, che la classica distinzione tra realtà naturale da un lato, e realtà artificiale (o digitale) sfuma sempre più. Un hacker molto abile può farci credere tutto ciò che lui (o lei) vuole, facendoci entrare in una dimensione che, con la vecchia realtà, ha ben poco a che fare. Dunque il pragmatismo filosofico aveva ragione a insistere sull’importanza fondamentale della “possibilità”. Se non esiste una natura umana in quanto tale, né una natura ultima delle cose, allora l’unica realtà di cui disponiamo è quella che si manifesta nel nostro agire o, se si preferisce, nel corso delle azioni che gli esseri umani compiono quotidianamente.
A ben guardare, l’Intelligenza Artificiale segue proprio questa strada: essa plasma e rimodula il Reale, il quale diventa semplicemente il risultato di un processo di costruzione che gli enormi sviluppi della tecnologia hanno infine reso possibile. Ne consegue che dobbiamo smettere di vantare la superiorità del fisico sul digitale. E’ invece quest’ultimo a plasmare e modellare il primo. Non essendovi tra le due dimensioni alcuna differenza ontologica, esse vanno di pari passo senza scordare, però, che è il digitale a costruire il fisico. Interi secoli di filosofia, insomma, vengono cancellati senza remore. Si deve dare ragione a George Berkeley quando sosteneva che “esse est percipi”, anche se il contesto del filosofo irlandese era un po’ diverso. Ma neanche, troppo, in fondo. Anche l’Intelligenza Artificiale ci induce a credere che reale è ciò che viene percepito. Comunque sia, la diffusione dell’Intelligenza Artificiale conduce all’ibridazione sempre più spinta di fisico e digitale, un pericolo che Heidegger aveva già intravisto nel secolo scordo. Dobbiamo ancora capire sino in fondo quali saranno le conseguenze per le generazioni future.
Michele Marsonet |
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