La tradizione popolare in Campania: la tammurriata
La musica come forma di espressione popolare deve il suo nome al fatto che in origine era prodotta e fruita dalle classi popolari. Si distingue ancora oggi a seconda delle aree geografiche e si differenzia dalla musica colta, oltre che per lo stile e le pratiche, anche per essere completamente priva di notazione musicale. Inoltre, risulta essere particolarmente legata a specifiche occasioni funzionali connesse a vari momenti di vita collettiva (matrimoni, festività religiose ecc.): essa è infatti definita musica funzionale, cioè legata al contesto esecutivo. La musica popolare è studiata dall’etnomusicologia con alcuni contributi antropologici e sociologici; essa Influenza ed è influenzata dalla musica colta. L’assenza di forme di scrittura e la sua trasmissione da individuo a individuo rappresentano la conservazione della comunità attraverso se stessa: la musica diviene, quindi, espressione sociale di una comunità. In Campania questa tradizione è molto viva e sentita e si manifesta soprattutto attraverso il fenomeno culturale della Tammurriata. Ma andiamo alle origini.
Alcune danze greche antiche in onore di Dioniso o Cibele riproponevano nella figurazione schematica l’odierno ballo sulla tammorra. Ciò è riscontrabile soprattutto nella cheironomia delle menadi, che attraverso le mani manifestavano particolari sentimenti ed emozioni, e nel salto di tipo demoniaco che agitava tutto il corpo delle baccanti per giungere ad uno stato estatico. La gestualità del ballo, che deriva da imitazioni di animali come i gallinacei o voli di uccelli o da gesti quotidiani come zappare la terra, setacciare la farina, spezzare i maccheroni, raccogliere i frutti, o vendemmiare; assume un significato simbolico e magico. Lo scopo di questa musica è esorcizzare varie paure, angosce sessuali, di morte, angosce esistenziali dovute a quotidiane frustrazioni sociali e storiche. Attraverso il canto, infatti, l’uomo riscopre la sua essenza più profonda: ciò è valido sia nell’ambito della musica sacra che profana, poiché l’uomo alle origini non fa distinzione tra i due generi. Il canto popolare è in realtà, quindi, la rappresentazione del mondo interiore: attraverso il ballo, il canto e il suono di strumenti tipici, si verrà alla conclusione che in realtà il doppio: sole e luna, bianco e nero; maschio e femmina come bene e male, vita e morte; sono una cosa sola. La tammurriata nello specifico è una danza a coppia eseguita da un uomo e una donna o da due uomini o due donne, senza alcun limite d’età. Oggi lo strumento principale è il tympanum, ossia il tamburo a mano, detto tammorra o tammurro; si aggiungono le castagnette, la chitarra battente, il flauto dolce (sisco) o il doppio flauto, la ciaramella, la zampogna, il tamburo a frizione (il putipù), il tricchebballacche, scetavajasse, fisarmonica e organetto e talvolta anche la tromba degli zingari o scacciapensieri (o marranzano). Gli strumenti possono variare a seconda del contesto in cui la tammurriata viene eseguita e le peculiarità dei suonatori che la ripropongono. Il gruppo di suonatori, che solitamente si organizza per una tammurriata anche di natura spontanea, viene indicato come paranza nel senso di ‘mbaranza, cioè tutti quanti insieme. Ogni paranza modula il ritmo e la durata dell’esibizione a proprio piacimento. Colui che percuote la tammorra ne stabilisce i tempi, mentre i cantori mettono in scena una vera e propria sfida di stornelli di vario genere, alcuni con frequenti allusioni maliziose. I ballatori hanno un ruolo attivo in tutto il contesto musicale in quanto oltre alle espressioni coreutiche, che variano a seconda delle cadenze della tammorra, contribuiscono a scandire il ritmo con il continuo schioccare delle castagnette. In sintesi, la funzione della tammurriata è quella di accompagnare il ballo tradizionale. Su tale tessuto timbrico poggia un canto essenzialmente sillabico (ad una sillaba corrisponde quindi un suono). La struttura musicale si chiude generalmente ogni due versi (distico) articolati in endecasillabi. Naturalmente tale forma più diffusa subisce poi variazioni a seconda dei cantatori e delle zone. Alcune volte abbiamo l’interpolazione del metro ottonario, che oltre a produrre una condensazione ritmica dà luogo a molte possibilità di variazioni, si aggiungono a volte espressioni essenzialmente foniche che sostanzialmente non presentano dal punto di vista verbale nessuna attinenza col senso logico del verso o col senso di tutta la canzone stessa, ma servono a modellare la rima baciata, assonanza del verso seguente. Tutto è inventato estemporaneamente dal cantore la cui bravura, oltre quella vocale, consiste anche nel saper variare costantemente l’uso dei versi dei distici e del materiale tradizionale. Il repertorio e le movenze tammorrare nel corso dei secoli sono divenute un oggetto totemico. Durante l’esecuzione di una tammurriata non esistono attori e spettatori, ma si formano spontaneamente dei cerchi con tutti i presenti, all’interno dei quali si fondono ballatori, cantatori, suonatori e spettatori. Il cerchio simboleggia la volontà umana di sfuggire al tempo, tentando quindi di fermarlo; il cerchio serve a potenziare le energie umane. Quindi, il cerchio magico o meglio, ù chirchio che normalmente si crea attorno a suonatori, ballatori e cantori rappresenta quel contesto intimo di confine dove resta relegato il rito. Attraverso un gioco di sguardi avviene la ricerca del partner con cui ballare, l’incontro dei due e la formazione della coppia. La tammurriata rappresenta l’espressione sociale della tradizione folkloristica campana: ciò ed è divenuto nel corso del tempo un fenomeno culturale. Il tutto fa capo al mito e al culto delle sette Madonne, sorelle. Ed ecco che allora seguendo il seguente ciclo rituale avremo: Madonna dell’Arco, Sant’Anastasia – NA - Lunedì in Albis; Madonna delle galline, (Madonna del Carmelo) PAGANI – SA – Dal venerdì dell’ottava di Pasqua fino al lunedì; Santa Maria a castello Somma Vesuviana – NA - Sabato dell’ottava di Pasqua, si conclude il 3 maggio Madonna dei Bagni San Pietro di Scafati – SA – Mercoledì prima dell’Ascensione; Madonna dell’Avvocata, Majori Monte Farnesio Lunedì dopo la Pentecoste Materdomini, Nocera Superiore. 14 Agosto; Mamma Schiavona “Juta a Montevergine” Santuario di Montevergine Mercogliano, 12 Settembre Nel momento dell’esibizione, creazione e interpretazione si fondono e confondono; questo stile di musica è molto estemporaneo, si basa, quindi, sull’ improvvisazione: esiste solo nel momento in cui viene cantata, suonata e ballata e vive solo per volontà degli interpreti. Il cantatore conosce un vasto repertorio di testi e una grande quantità di modelli musicali con i quali articolare i canti stessi e creare interpolazioni. Il cantatore popolare è apprezzato se conosce tanti canti e melodie, per quanta fantasia adopera nell’usare i versi tradizionali nel mischiarli e fratturarli, per quanto più riesce a variarli e, al momento dell’esecuzione, per quanto riesce a cucire un canto all’altro senza il minimo segno di frattura, né stilistica né formale. Nessun canto quindi viene ripetuto mai allo stesso modo. Inoltre l’ordine dei canti, le variazioni, le interpolazioni e le strofe non vengono mai stabiliti prima, ma vengono gestiti al momento dell’esibizione. I canti sono suscettibili di infiniti significati a seconda di chi li canta, del momento in cui vengono cantati, e a seconda del rapporto che si instaura tra i partecipanti al momento dell’esecuzione. La ritmica della tammurriata è esclusivamente binaria legata alla tradizionale scansione metrica dei versi endecasillabi dei testi intonati. Tale binarietà della ritmica la distingue dalla tarantella, di andamento ternario. La tammurriata non ha un andamento molto veloce e prende un movimento più incalzante solo in alcuni momenti, sia per seguire il canto quando la tammorra batte in uno (ciò avviene soprattutto nella conclusione) e sia nella vutata, e passo estremamente veloce e coinvolgente della danza. Nella vutata o rotella la scansione ritmica dei versi del cantatore tende a stringere gli accenti: la tammorra batte in uno, il cantante canta su una sola nota prolungata (melismatico) o aggiunge dei versi più brevi per seguire i due ballatori che girano su loro stessi, quasi incatenati. In questo momento uno dei ballatori comincia ad assumere un ruolo aggressivo, di evidente avvicinamento amoroso o di sfida. Assecondato o scacciato dall’altro, quest’ultimo può indietreggiare o decidere di accettare il duello o corteggiamento. Questo gesto può assumere una valenza di debolezza, di paura e soltanto attraverso la mimica facciale, in particolare attraverso lo sguardo sempre fisso e i comportamenti dei due danzatori, questi atteggiamenti possono essere chiariti e compresi. In questo momento la coppia potrebbe spezzarsi ed entrare in gioco un altro personaggio, potenziale corteggiatore. Nella vutata si assiste alla totale liberazione e allo sblocco di tutte le tensioni fisiche e psichiche. Nella girata inoltre, l’andamento della danza è antiorario (nella maggior parte delle varianti) a simboleggiare lo sforzo dell’uomo che si è appropriato non solo dello spazio ma anche del tempo e lo ha sospeso. Ed è proprio in tale sospensione di spazio e tempo che si manifesta la nostra interiorità. Frequente è l’uso di un ritmo quasi giambico per seguire alcune particolari espressioni linguistiche usate estemporaneamente dal cantante. Per quanto riguarda la melodia della tammurriata le note usate sono in genere 4 o 5, sei o al massimo 7 (in casi eccezionali) e vengono articolate sulla scala maggiore con il quarto grado eccedente: la melodia gioca sulle note della scala napoletana (con la quarta nota della scala maggiore aumentata). Sia gli attacchi che le cadenze avvengono per lo più sul quinto grado e la melodia termina sulla tonica, primo grado della scala. La linea melodica è costituita esclusivamente da note contigue (gradi congiunti), pochi sono i salti, che avvengono perlopiù nelle riprese, cioè dopo che il cantante ha preso fiato. Una particolarità della melodia della tammurriata sono le appoggiature, abbellimenti di evidente derivazione orientale, e ancor più soprattutto nelle cadenze l’uso di melismi cioè ornamentazioni melodiche costituita dall’uso di più note sulla stessa sillaba del testo o vocale. La tammurriata campana necessita del vino, dello spazio devozionale e una madonna o Santa. Il vino solleva l’uomo ad essere divino, allontanandolo dalla realtà e dall’aspetto terreno, permettendo lo sfogo psicologico completo.
Caterina Orrico |
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