Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Ugo Foscolo, poeta e patriota

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La maggior parte degli italiani ha ricordi scolastici di Ugo Foscolo come poeta e conosce l’incipit dei Sepolcri, il suo carme più famoso: «All’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate dal pianto il sonno della morte è forse men duro?»

Meno noti sono l’impegno patriottico e la vita tumultuosa in un periodo di “viraggio” della storia del Risorgimento.

Dal un punto di vista dell’estensione cronologica, il Risorgimento per l’Unità d’Italia iniziò come movimento culturale nell’epoca romana, attraversò i secoli successivi e l’invettiva di Dante Alighieri nel Medioevo ne deplorò la condizione politica nella Divina Commedia: «Ahi serva Italia di dolore ostello».

Ebbe poi un deciso “viraggio” all’inizio dell’Ottocento quando i patrioti non solo declamarono l’Unità d’Italia dal punto di vista letterario, ma presero iniziative politico-militari per realizzarla.

L’obiettivo fu raggiunto nei decenni successivi dalla “Trinità” laica, Mazzini, Garibaldi e Cavour.

Ugo Foscolo rappresenta una figura preminente nel periodo del cambiamento; la sua vita e le opere furono profondamente influenzate dal precedente movimento romantico e dalla rivoluzione francese in atto.

 

Nacque a Zante, un’isola greca del mare Egeo, il 6 febbraio 1778. Venne chiamato Niccolò, come suo nonno, ma fin dalla giovinezza, preferì soprannominarsi Ugo. Figlio di un medico di origini veneziane e madre greca, primogenito di quattro fratelli, una famiglia di condizione economica modesta, trascorse l’infanzia nell’isola, che da adulto ricordò con nostalgia: «Né più mai toccherò le sacre sponde / ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che ti specchi nell’onde del greco mar …», ma affermò ripetutamente di sentirsi «italiano d'educazione e d'origine».

Trasferitosi a Venezia con la famiglia a 15 anni, proseguì gli studi presso le scuole pubbliche degli ex-gesuiti, mostrando una convinta e precoce passione per la letteratura. Venuto a conoscenza degli eventi della rivoluzione francese, scrisse a 19 anni testi teatrali pieni di fervori rivoluzionari tra cui la tragedia Tieste.

Si arruolò come volontario tra i Cacciatori a cavallo della neoformata Repubblica Cispadana, diede alle stampe l'ode A Bonaparte liberatore e la dedicò alla Municipalità di Regio Emilia, la prima città ad innalzare il tricolore. Entrò nella Società d’Istruzione Pubblica di Venezia collegata a logge politiche, improntata al modello giacobino/radicale.

Dopo la firma del Trattato di Campoformio del 1897, col quale Bonaparte cedeva Venezia all'Austria, si dimise deluso dagli incarichi pubblici e l'ostilità nei confronti di Napoleone influenzò negli anni successivi la sua poesia.

A Milano, «poverissimo ed esule», cercò di procurarsi un impiego. Conobbe Vincenzo Monti, noto letterato, col quale iniziò una travagliata amicizia e collaborazione letteraria tra l’altro complicata dal suo innamoramento per la moglie, Teresa Pikler.

Entrò nel «Circolo costituzionale di Milano», ritrovo di patrioti e letterati (filo-francese e filo-bonapartisti); assunse la direzione del Monitore Italiano, nel quale, rivendicava per la Repubblica Cisalpina l'indipendenza dal governo parigino e fu ostile nei confronti del patto di alleanza con la Francia anche condannando il Terrore rivoluzionario,

Nel 1798, a venti anni, si trasferì a Bologna, iniziando la collaborazione a Il Genio democratico, col fratello Giovanni scrisse una serie di Istruzioni popolari politico-morali in cui richiamava all'esempio delle antiche democrazie di Grecia e di Roma.

Tentò di coinvolgere nell'esperienza patriottica i ceti popolari, ed espresse la necessità di una più equa distribuzione delle ricchezze: «… sicché non è accettabile che un picciol numero di possidenti nuoti nell'opulenza».

Diede alle stampe le Ultime lettere di Iacopo Ortis dove il protagonista si uccise per le delusioni amorose e il fallimento degli ideali politici; la vicenda ebbe uno sfondo autobiografico e riecheggiò I dolori del giovane Werther scritto da Goethe nel 1774. A 21 anni nel 1799 si arruolò nella Guardia Nazionale della Repubblica Cisalpina, combattendo con le truppe francesi nella battaglia di Cento, dove venne ferito, della Trebbia e nella difesa di Genova dove fu nuovamente ferito.

Partecipò alla battaglia di Marengo nel 1800 che sancì la definitiva vittoria di Napoleone.

Redasse il Discorso su la Italia, in cui espresse chiaramente le speranze dei patrioti italiani i quali, alleati dei neo giacobini d'oltralpe, chiedevano la nascita di una repubblica italiana indipendente.

Ripubblicò a Genova l'Ode A Bonaparte liberatore dove affermò l'idea dell’Unità d’Italia erede di Roma antica. Ottenne numerosi incarichi militari che lo condussero in varie città italiane, tra cui Firenze dove s’innamorò di Isabella Roncioni, già promessa sposa, che contribuì ad ispirargli, con Teresa Pikler, il personaggio di Teresa nell'Ortis.

L’anno successivo a Milano avviò alla carriera militare Giulio il fratello più giovane che finì suicida anni dopo.

Nel periodo 1801-1804 svolse un’intensa attività letteraria: pubblicò l'Orazione a Bonaparte, l'ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, dedicata ad una nobildonna genovese rimasta gravemente ferita con la caduta, l'ode All'amica risanata per Antonietta Fagnani Arese, suo nuovo ardente amore.

Diede alle stampe i sonetti più famosi: Alla sera, a Zacinto, e In morte del fratello Giovanni che si era ucciso a Venezia: «Un di, s’io non andrò sempre fuggendo / di gente in gente, me vedrai seduto /su la tua pietra, o fratel mio, gemendo/, il fior de’ tuoi gentili anni caduto.»

Tradusse la Chioma di Berenice di Catullo, con quattordici Considerazioni e quattro Discorsi che racchiudono i lineamenti principali della sua poetica neoclassica.

 Nel 1804, arruolatosi nell’esercito francese, rimase di stanza per due anni a Valenciennes. Intrattenne una relazione con Lady Fanny Emerytt Hamilton, dalla quale ebbe una figlia, Floriana, che rivide solo dopo molto tempo in Inghilterra e confortò i suoi ultimi anni di vita.

Tornò a Venezia, dove rivide i familiari. Nel 1807 pubblicò il carme Dei Sepolcri.

Ottenne per chiara fama nel 1808 la cattedra di Eloquenza all’università di Pavia dove pronunciò l’orazione inaugurale Dell'origine e dell'ufficio della letteratura, alla presenza di Alessandro Volta e Vincenzo Monti.

Nel 1812 a Firenze, nella Villa di Bellosguardo trascorse un anno di intensi affetti, soddisfazioni mondane e lavoro creativo: «Nella convalle fra gli aerei poggi / Di Bellosguardo, ov'io cinta d'un fonte / Limpido fra le quiete ombre di mille / giovinetti cipressi alle tre Dive / l'ara innalzo...» Iniziò la stesura delle Grazie.

Dopo l’abdicazione di Napoleone nel 1814, compì a Milano un disperato tentativo di raccogliere uomini disposti a sacrificarsi per la città, ma con l'arrivo degli austriaci comprese che l’obbiettivo di una futura Italia indipendente era svanito.

Il governatore austriaco gli offrì di collaborare col nuovo governo e la direzione di una rivista letteraria, ma Foscolo rifiutò di prestare giuramento di fedeltà al nuovo regime, e nel marzo del 1815 si rifugiò in esilio in Svizzera dove proseguì l’attività letteraria con gli appassionati Discorsi sulla servitù d'Italia, pubblicati postumi.

L’Austria insisteva nel reclamare la sua estradizione, e nel 1817 fu costretto a rifugiarsi a Londra. All’inizio fu piacevolmente sorpreso dalle nuove amicizie e che la sua fama fosse riconosciuta, le pubblicazioni gli procurarono notevoli guadagni. Ultra quarantenne, fece anche una proposta di matrimonio alla diciannovenne Caroline Russell, figlia di un importante magistrato, ma nonostante le insistenze, la proposta fu rifiutata.

Si occupò della situazione delle Isole Ionie, scrivendo tre articoli, Stato politico delle Isole Jonie, Mémoires sur l'éducation publique aux Isles Ioniennes e Come ottenere modifiche alla costituzione delle Isole Ionie. Scrisse i celebri saggi sulla letteratura italiana, gli Essays on Petrarch (1821), il Discorso storico sul testo del Decamerone (1825), il Discorso sul testo della Commedia di Dante (1826) e una trentina di saggi critici, scritti per essere tradotti in inglese e pubblicati sulle riviste periodiche britanniche.

Negli anni successivi Il carattere difficile gli alienò molte simpatie, la vita troppo signorile e la costruzione di una grande villa (che venne sequestrata), lo ridussero al dissesto economico, tanto da essere per breve tempo incarcerato causa debiti nel 1824.

Fu costretto a sopravvivere nei quartieri più poveri di Londra, celandosi sotto falso nome per sfuggire ai creditori, insieme alla figlia Floriana, che aveva ritrovato e che lo assistette con devozione durante gli ultimi anni di vita. Durante la permanenza nei quartieri malsani, contrasse una malattia respiratoria, probabilmente tubercolare, che lo portò alla morte il 10 settembre del 1827 a soli quarantanove anni.

Fu sepolto nel cimitero di Chiswick, a spese del banchiere Gurney, suo amico. Nel 1871 con una grande cerimonia voluta dal nuovo regno d’Italia le ceneri  vennero traslate nella Basilica di Santa Croce a Firenze, tempio di quelle itale glorie che lui stesso aveva celebrato nei Sepolcri.

I suoi resti tornarono alla sua patria, così come aveva desiderato. Ovviamente anche il regime fascista volle appropriarsi della grandezza del personaggio e nel 1939 fece porre una targa celebrativa sopra la tomba.

Di Foscolo resta un ricchissimo Epistolario, importante per conoscere la vita tumultuosa, anticipatrice della figura dell’eroe romantico, Considerato come una sorta di “vate” della Patria italiana e della sua libertà, Il Foscolo letterato ispirò molti scrittori e poeti famosi.

Di se stesso disse: «Di vizi ricco e di virtù, do lode / Alla ragion, ma corro ove al cor piace: / Morte sol mi darà fama e riposo.»

 

Alberto Dolara

 

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