Cuba Libre
Prisoners Defenders ha raccolto 1.100 testimonianze di violazioni dei diritti umani. Il 100% delle vittime ha documentato, per otto anni consecutivi, come gli è stato proibito di tornare a Cuba, fatto che per molte persone ha significato una rottura dei legami affettivi con le proprie famiglie, causandone la dissoluzione. Tratta di esseri umani, lavoro forzato e riduzione in schiavitù, queste sono le principali accuse al governo di Cuba, rese note già a fine Gennaio 2022 dalla ONG Prisoners Defenders, con una denuncia sporta alle Nazioni Unite e alla Corte penale internazionale. Secondo l'organizzazione no-profit, tra i 50.000 e i 100.000 lavoratori cubani all'estero vivono in condizioni umilianti, prestando la loro opera per quelle che sono state definite dal governo Castrista "missioni" in diversi settori: dalla medicina all'arte e allo sport. È un dramma umano che si consuma nel silenzio più totale grazie ad accordi commerciali tra il governo di Cuba e governi e aziende pubbliche e private di paesi terzi. I professionisti cubani sono costretti a lasciare per anni le loro famiglie e subiscono gravissime violazioni dei loro diritti, compreso una trattenuta sullo stipendio che supera il 75%, e il sequestro preventivo dei passaporti. Le accuse si basano su 1.100 testimonianze e costituiscono l'ampliamento di una denuncia che era stata già depositata nel 2019, con 1100 testimonianze, e nel 2020, con 622. Delle 1.100, circa 200 sono state rese pubbliche da "disertori" che hanno raccontato la loro storia. Le restanti sono testimonianze di persone entrate in un programma di protezione. La maggior parte delle testimonianze racconta di eventi accaduti dal 2002 metà del 2024, in diversi continenti, Africa, Asia, America Latina ed Europa, eventi che si sono verificati nella piena consapevolezza delle rispettive autorità locali e aziende sia pubbliche che private.
I responsabili, secondo la denuncia depositata nel 2022, fanno sistema con una estesa ed articolata associazione a delinquere, che comprende l'Unione Patriottica di Cuba e il Centro per l'apertura e lo sviluppo dell'America Latina (CADAL), indicando tra gli altri: Raúl Castro, ex primo segretario del Partito Comunista di Cuba, Miguel Díaz Canel, presidente del Consiglio dei ministri e primo segretario del Partito Comunista di Cuba, José Ángel Portal Miranda, Ministro della Salute, Rodrigo Malmierca Díaz, ministro del Commercio estero, Bruno Rodríguez Parrilla, Ministro degli Affari Esteri, Marta Elena Feitó Cabrera, ministro del Lavoro e della sicurezza sociale, e Margarita Marilene González Fernández, ex ministro del Lavoro. L'analisi delle testimonianze rivela che al 33,3% dei lavoratori non ha firmato alcun contratto prima della missione, mentre il 34% ha firmato un contratto, ma di non averne ricevuto copia. Il 70% ha denunciato di aver saputo solo dopo l'inizio della missione la destinazione (nave, città, ospedale, ecc.) mentre il 30% di aver avuto indicazioni false sulla destinazione. Dei quasi 900 testimoni sotto protezione, l'89% ha confermato di aver raggiunto la destinazione assegnata con la forza o con metodi coercitivi, essendo stati iscritti in una blacklist di lavoratori con scarsa produttività o messi sotto pressione per essere in debito con lo Stato Castrista avendo ricevuto un'istruzione pubblica gratuita. Solo l'11,52% ha dichiarato di essere andato via liberamente, per motivi economici o professionali. Disertare dalle missioni che consistono, ad esempio, prestare la propria opera su navi da crociera, comporta essere etichettato come un traditore della patria. Accettare una missione implica l'impossibilità di vedere per otto anni i propri figli, i genitori, i parenti, gli amici, e se il lavoratore interrompe anzitempo la prestazione e torna in patria, lo attendono forti condanne e ritorsioni, infatti il 100% dei testimoni hanno dichiarato di aver ricevuto l’intimazione a non rientrare prima di otto anni. Attualmente tra i 5.000 e i 10.000 genitori non possono più rivedere i propri figli, molti dei quali minorenni. Prisoners Defenders evidenzia che la legge sull'emigrazione cubana impone al prestatore d’opera di rientrare entro due mesi dal fine missione, pena l’esproprio di tutte le sue (già misere) proprietà, mentre coloro che abbandonano la missione anzitempo, viene spiccato un mandato di ricerca e cattura internazionale, essendo considerati disertori, e quindi traditori della patria, reato gravissimo che oltre all’esproprio istantaneo dei beni prevede pesantissime condanne penali. Oltre 900 testimonianze concordanti, riportano di abusi sessuali sistematici: i capo missione prospettano ai medici più giovani e di bella presenza (appartenenti a qualsiasi genere e orientamento sessuale) un ambiente di lavoro privilegiato in cambio di prestazioni sessuali, e se qualcuno rifiuta viene sistematicamente bullizzato ed inviato in zone disagiate. Le evidenze mostrano la vendita di schiavi-camerieri, cuochi, inservienti, intrattenitori, personale tecnico, per crociere di lusso, dei quali il governo trattiene l'80% dello stipendio base erogato da società straniere. Uno dei contratti intercettati durante l’inchiesta, e che fanno parte della denuncia, riguarda un marittimo che riceveva ufficialmente, tramite la società di caporalato cubana Selecmar, uno stipendio di 408€ dalla compagnia XXX dell’armatore XY, uno degli uomini più ricchi al mondo. La Selecmar tratteneva però ogni mese l'80%. XXX invece sarebbe soggetta ad una sanzione di 10.000 dollari per ogni cubano evaso, pertanto l’equipaggio di altre nazionalità è costretto a sorvegliare i colleghi cubani, attuando fattivamente da guardie carcerarie. Restrizioni come queste e il sequestro dei passaporti, al momento, non sono state riscontrate per il personale di altre nazionalità latinoamericane, ma solo per i cubani. L’ufficio stampa della XXX crociere, a metà 2024, ancora non ha concesso interviste ne ha smentito l’inchiesta di Prisoner Defender. Gli interessi in gioco sono rilevanti, le risultanze dell’inchiesta di Prisoners Defenders fanno emergere che le cosiddette missioni rappresentano la maggiore fonte di reddito estero per il governo Cubano. Mentre il flusso turistico lascia sull’isola 2,9 miliardi di dollari all'anno, le missioni di internazionalizzazione della mano d’opera cubana produce 8,5 miliardi di dollari. Anche se queste cifre sono riferite al periodo pre-pandemia, comunque il divario resta abissale. Il governo cubano nel 2019 ha già di fatto risposto alle accuse avanzate con un documento del relatore speciale sulle forme contemporanee di schiavitù, comprese le sue cause e conseguenze, e del relatore speciale sulla tratta di persone, in particolare donne e bambini, dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, indirizzato al governo del Cuba, con il quali si fa riferimento alle violazioni dei diritti umani che erano già state da tempo e più volte denunciate. Il governo de l’Avana ha risposto non solo smentendo, ma anche respingendo le accuse del reato di tratta di esseri umani, aggiungendo che è inaccettabile che le procedure speciali del Consiglio dei diritti umani siano utilizzate per promuovere sporche campagne promosse dal governo degli Stati Uniti contro il lavoro umano svolto dalla cooperazione medica internazionale di Cuba. Nella sua risposta lunga sette pagine, il governo di Cuba sostiene che le missioni sono svolte per i paesi che ne fanno richiesta e nel quadro degli accordi stabiliti. Nega che ci sia pressione sui lavoratori per intraprendere le missioni, così come ritorsioni per avervi rinunciato, e assicura che i lavoratori sottoscrivono contratti regolari nel rispetto dei diritti del lavoro. La risposta rigetta completamente l'accusa di restrizioni alla mobilità e del sequestro dei passaporti e conclude mettendo in evidenza il prezioso lavoro del personale sanitario cubano, riconosciuto in tutto il mondo «documenti a discarico allegati alla risposta? Nessuno». I denuncianti hanno colto l'occasione per rispondere punto per punto alle doglianze del governo Cubano nella lunghissima risposta con la quale il regime ha accuratamente evitato citare altre categorie di lavoratori al di fuori dei medici, con il solo risultato di innescare uno scontro dialettico senza fine con il regime Castrista, notoriamente abilissimo nel traccheggiare su questioni spinose. I rappresentanti di altre organizzazioni come Human Rights Watch (quelli presi di mira dai servizi segreti Israeliani con lo spyware Pegasus per le indagini sull’area di concentramento di Gaza) e alcuni membri del parlamento europeo, già in passato hanno denunciato le missioni mediche cubane in quanto qualificata come tratta di esseri umani e riduzione in schiavitù, ma a Bruxelles quelli che contano davvero fanno sempre finta dormire, soprattutto per questioni come questa, tranne appunto uno sparuto gruppo di parlamentari sensibili al tema dei diritti umani. Con questi medici in subappalto la spesa sanitaria pubblica italiana è aumentata significativamente grazie a quelle regioni che ne fanno uso, spesso abuso, mentre insiste fattivamente il numero chiuso al corso di medicina, ovvero al momento gli è stato cambiato nome e spostato in avanti nel tempo, di sei mesi dall’inizio dei corsi, senza però cambiare nella sostanza, così come pre-scriveva Tomasi di Lampedusa. La regione Calabria, un esempio su tutti, oltre ai costi per un corso intensivo della lingua italiana, esborsa mediamente 4.700€ per ogni medico cubano, ma in applicazione di una sorta di derecho medieval de pernada (diritto della prima notte) il governo cubano trattiene 3.500€ per ogni medico; medici cubani il cui titolo, alcuni dichiarati addirittura specialisti dallo stesso governo cubano, non è riconosciuto/omologato dalla Repubblica Italiana. A fare da sfondo a questa amara vicenda c’è il disprezzo di tutte le tutele del lavoratore, sancite dalla Costituzione, dalla legge 2087 c.c., dallo Statuto Dei Lavoratori l.300/1970 e, non per ultimo, dal Testo unico della Sicurezza Lavoro d.lgs. 81/2008 i quali pare che, a seguito di una stravagante interpretazione, non tutelino anche i lavoratori cubani impiegati presso le aziende sanitarie pubbliche locali. Nel frattempo i giovani medici neolaureati italiani, quelli non predestinati, emigrano indossando la classica t-shirt fuori ordinanza in uso nei dipartimenti di medicina, quella con il volto del collega rivoluzionario El Che, e l’ultima merenda della mamma nello zaino a spalla. Posto davanti a questo scenario, un corto circuito ideologico non da poco, al dottor Ernesto Guevara de la Serna gli hanno negato pure la possibilità di rivoltarsi nella tomba perché oltre ad annichilirlo, gli mozzarono pure le mani, altrimenti Kissinger non avrebbe potuto dormire tranquillo per i successivi 56 anni. Di recente il governo di Cuba ha chiesto formalmente di potere entrare nel blocco di paesi emergenti BRICS, gruppo di potenze che in astratto si consolida come attore chiave della geopolitica globale e speranza per i popoli dei paesi del sud del mondo. Resta però da vedere se questa speranza sarà poi tradotta in un atto unico riconosciuto e attualizzato da tutti i firmatari con fatti concreti per la salvaguardia dei diritti di quei popoli che sopravvivono al di sotto della soglia di povertà (circa 2$ al giorno) mediante una più equa e solidale distribuzione delle risorse, altrimenti il BRICS non sarà altro che una banale ed ulteriore unione di interessi finanziari elitari di cui la storia dell’uomo sapiens è piena di scellerati esempi. Ma il caso cubano è solo la punta dell’iceberg, i lavoratori di molti alti paesi, soprattutto asiatici, subiscono un trattamento simile. Ritornando al settore marittimo, che sembra godere di una certa extraterritorialità giuridica, per alcune compagnie pur di aumentare i profitti e restare competitivi, nel sempre più agguerrito mercato delle crociere low cost, è ormai prassi consolidata tagliare sui costi del lavoro, formazione e salario, assumendo prestatori d’opera non adeguatamente formati e informati, ma soprattutto non sufficientemente addestrati per affrontare situazioni di pericolo, ad esempio come un’emergenza in mare, così come è emerso da centinaia di ore di video e migliaia di testimonianze acquisiti ai fascicoli processuali, riguardanti la sciagurata vicenda dell’isola del Giglio. Se la Cassazione penale, sez. IV, con la sentenza 19/07/2017 n° 35585 ha fatto torcere le budella a più di un marittimo e lasciato perplesso a più di un giurista, a costoro ricordo che l’Italia Repubblicana non ha voluto, o gli è stata evitata (al lettore la scelta), la sua Norimberga, e che per evitarla è bastato scaricare tutto il carico di responsabilità su un singolo uomo, di fatto riscrivendo la storia. Giglio Porto, 13 Gennaio 2012: «Visto che ha funzionato per ottanta anni, perché non conformarsi alla consuetudine anche questa volta?».
Luigi Speciale
Fonti: https://www.prisonersdefenders.org https://www.youtube.com/watch?v=5wsPzdddE7A https://www.youtube.com/watch?v=Q5SmvoeGsNE https://www.regione.calabria.it/provvedimenti-della-regione/?pr=medici+cubani&sort_ https://www.regione.calabria.it/wp-content/uploads/2022/08/1660815672262_accordo.pdf
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