In colonia il 25 luglio 1943
Il ritmo dei giorni che passavano lenti era scandito dalla cerimonia mattutina dell’alzabandiera: i ragazzi e gli adulti si allineavano nel piazzale antistante l’edificio della colonia e quando compariva la direttrice la bandiera veniva issata, rullavano i tamburi e risuonavano i saluti al Duce e al Re. Coreografie e marce di tipo militaresco completavano la cerimonia. Ero addetto all’alzabandiera insieme ad un altro compagno: la manovra ci permetteva di ritardare la partecipazione alle noiose esercitazioni successive. La domenica dell’ultima settimana i ragazzi erano già schierati in ordine nel piazzale, i tamburi erano pronti, le corde della bandiera tese alla base del pennone. Persisteva la fresca umidità del bosco, la giornata si annunciava limpida e il sole era ancora nascosto dal monte sopra la colonia. L’attesa della direttrice si prolungava in modo insolito, ma i ragazzi attendevano pazienti, ormai il ritorno a casa era vicino. Fu quando arrivò e pronunciò con voce turbata: «Gravi eventi si sono verificati stanotte per la nostra Patria. Un giorno capirete…»chenel silenzio della montagna le sue parole catturarono completamente l’attenzione generale. La bandiera fu ancora una volta innalzata nel sole, ma con ridotto rullio di tamburi e questa volta senza il rituale: «Viva il Duce». Finita la cerimonia, rimanemmo a lungo seduti sulla proda erbosa del piazzale con i compagni più grandi. Sentivamo la necessità di condividere la sorpresa per le parole della direttrice e il senso di smarrimento che ne era seguito. Ci rendemmo conto che gli anni trascorsi in un regime oppressivo appartenevano al passato e non sarebbero più tornati. Era il 25 luglio 1943. Nella notte precedente il Gran Consiglio Fascista aveva messo in minoranza Mussolini, accusato di aver portato l’Italia alla sconfitta. Questo provocò la caduta del regime fascista e il Duce fu arrestato il giorno seguente. |
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Nel luglio del 1943 ero nella colonia estiva Saltino-Vallombrosa, nell’ Appennino Toscano; le colonie erano previste dal regime fascista per i figli degli operai, mio padre lavorava alle officine Galileo a Firenze. Della precedente al mare, a cinque anni, avevo un pessimo ricordo, ma erano allora le uniche possibilità di vacanza. Superata la nostalgia acuta dei primi giorni per il distacco dalla famiglia, questa volta la maggiore età, undici anni, mi fu di considerevole aiuto.