Nel Regno Unito tira aria di censura preventiva
Cresce nel Regno Unito la polemica contro alcune misure proposte dal nuovo governo laburista di Keir Starmer, che ha stravinto le ultime elezioni politiche britanniche infliggendo una severa sconfitta ai conservatori dell’ex premier Rishi Sunak. Yvette Cooper, ministra degli Interni nell’esecutivo Starmer, sta infatti introducendo norme anti-terrorismo che rischiano, però, di colpire la libertà di espressione, la quale è un cardine dell’ordinamento tradizionalmente liberale che da sempre caratterizza il Regno Unito. L’occasione è stata fornita dai violenti scontri a sfondo etnico e razziale esplosi in varie città inglesi, dopo l’uccisione a Southport di tre bambine ad opera di un giovane originario del Ruanda ma con cittadinanza britannica. L’irritazione di vasti settori dell’opinione pubblica per i reati commessi dagli immigrati, spesso illegali, non è certo una novità e trova puntuale riscontro in altri Paesi europei quali Francia, Olanda, Belgio e Germania. La stretta proposta dalla Cooper, tuttavia, appare a molti pericolosa per il “free speech”, vale a dire per la libertà di parola e di opinione che la maggior parte dei cittadini britannici considera sacra. La ministra del governo Starmer ha indicato la “misoginia estrema” quale reato equiparabile al terrorismo. Ciò significa che gli insegnanti sarebbero d’ora in poi obbligati a indirizzare gli allievi sospettati di misoginia estrema al programma anti-terrorismo “Prevent”, e questo vale anche per i reati commessi online nel web.
La Cooper ha inoltre intenzione di estendere questa strategia ai reati di “islamofobia”, nei casi in cui vengano diffusi messaggi ritenuti offensivi per la religione islamica. E in questo caso, ovviamente, il dibattito è destinato a infiammarsi ancor più. Molti fanno infatti notare che, in questo caso, sarebbe opportuno introdurre anche il reato di “cristianofobia” in tutti i casi in cui fondamentalisti islamici offendano in qualsiasi modo religione e tradizione cristiane. Non sarà facile uscire da questo impasse, visto che da molto tempo il Regno Unito è una società multietnica e multiculturale, anche come conseguenza dell’imponente afflusso di immigrati provenienti da ogni parte dell’ex Impero britannico. E’ comunque evidente che misure di questo tipo, ammesso che riescano davvero a contrastare il fenomeno dell’estremismo, rischiano seriamente di stravolgere i connotati della società britannica, abituata al fatto che ognuno possa liberamente esprimere la propria opinione su qualsiasi argomento. L’inclusione di misoginia e islamofobia tra i fenomeni che la legge considera “terrorismo” fornirebbe agli inquirenti strumenti per combattere le varie forme di estremismo, ma a quale prezzo? La ministra per le donne Jess Phillips ha subito precisato che le proposte del governo laburista non comportano affatto la criminalizzazione della libertà di parola, dal momento che ognuno resta libero di pensare ciò che vuole. I dubbi, tuttavia, restano, anche in alcuni settori dello stesso Partito laburista (che ora gode di un’ampia maggioranza in Parlamento). E pure alcuni organi di stampa hanno espresso perplessità, temendo che norme di quel tipo finiscano per stravolgere la fisionomia della democrazia liberale inglese. |
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