In memoria di Francesco Surdich
È sempre difficile commemorare con parole appropriate amici e colleghi. Chi scrive sente tuttavia il dovere di farlo dopo l’improvvisa scomparsa di Francesco Surdich, storico e geografo dell’Università di Genova, assai noto anche a livello internazionale. A lui mi legava, oltre a una lunga e profonda amicizia, anche un fatto curioso. Quando fui eletto Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ateneo genovese, indicai Francesco come Vice-preside. Al termine del mio mandato fu eletto Preside proprio lui, e scherzavamo spesso su questo “gioco delle parti”. Aveva solo 80 anni, età non avanzata in questo periodo. Era infatti nato nel 1944 a Cherso in Grecia. Il padre, che insegnava italiano, fu il primo traduttore del Petrarca in lingua serbo-croata. In seguito Francesco, a due anni di età, fuggì dalla ex Jugoslavia dopo l’avvento di Tito. La famiglia approdò poi in Italia, dapprima in Veneto e poi a Genova in forma definitiva. Qui Francesco studiò fino a diventare docente dell’ateneo genovese, non senza aver partecipato attivamente alla contestazione studentesca. Ha insegnato per moltissimi anni “Storia delle esplorazioni geografiche”, materia poco diffusa ma che lui fece amare agli studenti. Aveva l’aula sempre piena, e tutti i suoi ex allievi lo ricordano con affetto come persona gentile e disponibilissima.
Non a caso ebbe un sacco di laureati, e conservava gelosamente nel suo ufficio tutte le tesi di cui era stato relatore (più di 1400). Attribuiva un’enorme importanza alla didattica, che giudicava il vero fondamento dell’università. Insegnò anche “Letteratura di viaggio” e “Storia dei Paesi islamici”. Veniva spesso invitato a insegnare all’Università francese di Nizza. Stranamente non amava molto viaggiare, poiché riteneva che si potesse meglio esplorare i Paesi stranieri scrivendo e usando la mente. Raggiunta l’età della pensione non terminò la sua passione per l’insegnamento. Iniziò infatti a dirigere la “Università della Terza Età”, a titolo gratuito e sempre con grande successo. Partecipò anche a trasmissioni televisive e scrisse articoli per numerosi quotidiani, incluso “Il Corriere della Sera”. Inutile dire che con la scomparsa di Francesco Surdich se ne va anche un bel pezzo della mia vita, come sempre accade quando gli amici cari ci lasciano. Di lui mi resta in mente il sorriso gentile e la lealtà senza limiti. |
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