Antisemitismo e crisi di civiltà
I rabbini d’Oltralpe denunciano da tempo il clima d’intimidazione contro gli ebrei che si sta diffondendo a macchia d’olio. Atti di terrorismo e stupri antisemiti sono ormai all’ordine del giorno, tanto da indurre il rabbino Moshe Sebbag a dire che “oggi non c’è un futuro per gli ebrei in Francia”. Affermazione molto grave, del resto suffragata dal crescente esodo ebraico verso Israele, Paese che in questo periodo è tutt’altro che sicuro per loro. L’anno passato più di mille ebrei francesi sono fuggiti, e nell’anno in coeso saranno, secondo gli ultimi dati, 4500. Il dramma è che le pulsioni antisemite sono presenti tanto nella destra lepenista quato nellla sinistra di Jean-Luc Melenchon. Ovvio, quindi, che gli ebrei transalpini si sentano stretti tra due fuochi, con il ricordo neppure troppo lontano dei lager nazisti e dei pogrom nell’Europa orientale. Pesa inoltre la crescita del fondamentalismo islamico presente non solo a Parigi, ma anche nelle piccole città di provincia. Del tuttto naturale, pertanto, il senso d’insicurezza che attanaglia la comunità ebraica in una nazione che ha sempre visto un suo forte radicamento in loco. Come dicevo dianzi, la crescita dell’antisemitismo denota sempre una grave crisi di civiltà, che finisce per colpire non solo gli ebrei, ma l’intera comunità.
Si tratta di un fenomeno che nessuno aveva previsto, almeno con dimensioni simili. Dobbiamo quindi interrogarci circa quanto ci attende nel prossimo futuro. E ancora più grave è il fatto che l’antisemitismo si manifesti spesso nelle giovani generazioni, che non hanno vissuto il dramma che colpì l’Europa nel secolo scorso. Ancora una volta la storia passata non insegna nulla. Come affermò Bertolt Brecht, che visse sulla sua pelle i guasti dell’antisemitismo sistematico, “davvero ci attendono tempi bui”. |
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