Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

I tòpoi della solitudine umana

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La solitudine è uno stato d’animo comune agli esseri umani, ma sono varie le modalità con le quali si manifesta: può essere transitoria o permanente, avvertita superficialmente o nel profondo nell’anima, dovuta a una libera scelta o imposta da circostanze esterne; anche gli esiti sono variabili.

Ho ritrovato una poesia degli anni giovanili nella quale avevo descritto un senso di solitudine e mi ha indotto a rivedere l’argomento nella tarda età**.

Una solitudine “creativa”, liberamente scelta, alla quale sono seguiti avvenimenti e risultati di grande significato per la storia umana, è quella dei profeti e dei santi.

Da Mosè a Gesù Cristo, da Budda a Maometto, dopo un periodo vissuto in assoluta solitudine nei deserti o nelle caverne, hanno guidato popoli e fondato religioni praticate in seguito da miliardi di persone.

Benedetto da Norcia, alla fine del 400 d.C., dopo una profonda crisi morale, si ritirò nella solitudine della valle dell’Aniene, nei pressi di Subiaco, in una grotta a metà della parete rocciosa del monte Taleo, nella quale visse per anni, dormendo nel letto scavato nella pietra. Il cibo era calato dall’alto della parete. Benedetto si dedicò successivamente alla predicazione e alla fondazione dell’Ordine dei Benedettini.

Oggi alcuni religiosi scelgono l’opzione dell’”eremita urbano”, che vive la condizione spirituale della solitudine e del distacco, senza abbandonare la propria vita quotidiana in mezzo agli altri.

I frati certosini nella grande Chartreuse sulle Alpi francesi vivono nella comunità nel silenzio più assoluto. La loro vita è stata descritta nel film Il grande silenzio di Philip Groninga: 162 minuti di silenzio assoluto; l’ho visto con mia moglie nel 2005; un film splendido, purtroppo con solo altri due spettatori in sala!

 

La solitudine creativa è stata scelta anche da artisti e scienziati: Leonardo da Vinci affermava che non solo gli permetteva di realizzarsi, ma che la presenza di altri addirittura disturbava la sua attività: «Se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo, e se sarai accompagnato da un solo compagno, sarai mezzo tuo, e tanto meno quanto sarà maggiore la indiscrezione della sua pratica. E se sarai con più, cadrai di più in simile inconveniente».

Mozart amava comporre da solo, Vittorio Alfieri per domare la tentazione si faceva legare alla sedia, Pablo Picasso diceva: «Senza una gran solitudine nessun serio lavoro è possibile».

Van Gogh in una lettera al fratello Theo, per descrivere una sua opera, scriveva: «Sono immense distese di grano sotto cieli nuvolosi e non mi sento per niente imbarazzato nel tentare di esprimere tristezza e solitudine».

In epoca moderna scienziati come Steve Jobs e Steve Wozniak hanno vissuto a lungo in quarantena in un locale angusto per realizzare il primo computer.

Nela solitudine sociale si trova oggi costretta una parte notevole della popolazione dei Paesi industrializzati. É una solitudine senza scopo, molto spesso associata a povertà e disabilità.

Leopardi, il più grande cantore della solitudine, ne aveva anticipato i caratteri negativi: «La solitudine è come una lente di ingrandimento. Se sei solo e stai bene, stai benissimo. Se sei solo e stai male, stai malissimo».

L’isolamento sociale, emerso in particolare dopo il secondo conflitto mondiale, è causa di sofferenza psichica, depressione e caduta delle difese immunitarie. Messo in atto per fronteggiare la recente pandemia da COVID-119, ha prodotto disturbi emotivi, ansietà depressione, stress, sbalzi negativi di umore, irritabilità, insonnia, turbe psichiatriche, disordini di stress post traumatico, tendenza all’aumento dei suicidi.

I disturbi sono risultati più frequenti nella popolazione anziana e giovanile, nei pazienti con malattie croniche e in situazione di povertà. (Xionga J. et al. Impact of COVID-19 pandemic on mental health in the general population: A systematic review. J Affect Disord 2020; 277:55-64).

È aumentata anche la diffusione della sindrome Hikìkomori.

Inizialmente descritta in Giappone è un particolare fenomeno psichiatrico che si manifesta nel mondo giovanile attraverso ritiro sociale, auto-esclusione dal mondo esterno, isolamento e rifiuto totale per ogni forma di relazione, se non quella virtuale tramite internet e social.

L’isolamento forzato è stato, ed è purtroppo ancora usato, come strumento di tortura. Il carcere-lager di Hohenschönhausen, alla periferia di Berlino est era il luogo di detenzione preventiva della Stasi, la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica Democratica Tedesca. Dal 1951 al 1989, diecimila persone vi sono state rinchiuse in uno stato di completo isolamento, senza luce naturale e in celle insonorizzate. Questo tipo di detenzione distruggeva completamente la personalità del prigioniero. Oggi è un museo che accoglie ogni anno circa 450 mila visitatori.

Hans Schulze, imprenditore tedesco, nato nel 1952, vi è stato recluso oltre un anno per supposto spionaggio; oggi guida i visitatori del museo raccontando quello che le mura non dicono.

La solitudine sentimentale, indicata dagli psicologici come “solitudine emotiva”, legata alle emozioni, è uno stato mentale che insorge soprattutto per carenze o rottura dei rapporti amorosi e affettivi interpersonali. É accompagnata da una sensazione di abbandono e depressione. I casi con esito tragico riportati dalla cronaca sono relativamente rari se confrontati con la diffusa precarietà dei rapporti umani delle società moderne.

La solitudine esistenziale, oggetto di riflessione di filosofi e religiosi, indicata anche come solitudine cosmica, compare nel confronto con l’immensità dell’universo e quando sorge la domanda sul perché della nostra esistenza.

Pascal (1623-1662), matematico, fisico, filosofo e teologo francese, cosi espresse nei Pensieri lo smarrimento: «Quando considero la breve durata della mia vita, assorbita nell'eternità che la precede e la segue, il piccolo spazio che riempio e che vedo, inabissato nell'infinita immensità degli spazi che ignoro e che mi ignorano, io mi spavento e mi stupisco».

Pascal addirittura riteneva che l’uomo spaventato dal suo “piccolo spazio” e per evitare domande alle quali non sa dare una risposta si dedichi ad ogni tipo di attività comprese le guerre. Alle domande «Chi mi ci ha messo? Per ordine e per opera di chi mi è stato destinato questo luogo e questo tempo?» trovava la risposta nella fede nel Dio cristiano.

Due secoli dopo anche Leopardi nel Canto notturno di un pastore errante nell’Asia si chiedeva: «A che tante facelle? che fa l’aria infinita, e quel profondo infinito seren? Che vuo dir questa solitudine immensa? Ed io che sono?»

Ma il grande poeta non aveva certezze metafisiche.

La ricerca scientifica non ha dato finora risposta alla solitudine cosmica.

Il nostro pianeta fotografato dallo spazio appare un piccolo globo azzurro isolato nell’immensità dell’universo; nonostante i progressi tecnologici dell’ascolto non è mai arrivato sulla terra alcun segnale di vita extraterrestre. Sono stati individuati esopianeti potenzialmente abitabili, ma essendo lontani decine di anni luce non potranno mai essere raggiunti dall’uomo.

Le modalità con le quali la solitudine si manifesta richiedono risposte diverse: se avviene per scelta è necessario il rispetto per le motivazioni.

Ma per evitare la solitudine sociale sono indispensabili decisioni politiche che non abbiano l’obbiettivo del solo profitto, bensì il benessere della popolazione.

Un’adeguata educazione sentimentale permette di affrontare meglio le conseguenze della solitudine dovuta alle difficoltà nei rapporti umani.

L’isolamento coatto è una barbarie che deve essere bandita dal consorzio umano.

Allo “smarrimento” della solitudine esistenziale può essere data una risposta religiosa oppure laica. Ma l’antidoto migliore sono gli atti d’amore ricevuti o donati.

 

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