Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

La teosofia di Helena Blavatsky

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Un giornalista americano la definì “La sfinge del XIX secolo”, da molti fu considerata una illuminata, da altrettanti una ciarlatana. Ciononostante nel corso della sua vita Helena Blavatsky andò avanti nelle sue ricerche sapienziali, mossa dalla convinzione che esiste un ordine che unifica in modo stabile tutti gli elementi di questo mondo, del quale è garante Dio stesso.

«La conoscenza aumenta in proporzione all’uso che ne viene fatto - diceva - il che vuol dire che più si insegna, più si impara».

Ciò che le interessava era la libertà di esplorare le fonti del mistero per raggiungere la verità. E per farlo percorse il mondo intero.

In gran parte autodidatta, era nata il 12 agosto 1821 da una famiglia aristocratica di origini russo-tedesche in terra di Ucraina, nell’attuale Dnipro. Fin da bambina sviluppò un forte interesse nei confronti dell'esoterismo e girò il mondo in cerca di risposte.

Lasciò la Russia nel 1865 e viaggiò per i Balcani, la Grecia, la Siria e l’Egitto. Nel 1867 fu in Italia e partecipò con Garibaldi alle battaglie di Monterotondo e Mentana. Ferita da due proiettili e creduta morta, venne gettata in una fossa comune da cui fu salvata da un bambino. Conservò la camicia rossa che indossava e la sfoggiò ai ricevimenti importanti.

 

Il 17 ottobre del 1875 con il colonnello statunitense Henry Steel Olcott fondò la Società Teosofica. L’incontro tra i due era avvenuto l’anno precedente durante un'indagine su delle manifestazioni spiritiche che da alcuni giorni si diceva infestassero una fattoria del Vermont nella città di Chittenden.

I fondatori della Società, che si rifaceva alla scuola neoplatonica di Alessandria, concepivano la teosofia come dottrina posta al di sopra e al di fuori delle Religioni costituite e lasciava ai propri aderenti una totale libertà senza imporre loro alcun dogma.

Secondo il loro pensiero ogni religione al mondo aveva di fatto la stessa matrice e quindi, solo attraverso la conoscenza del divino, si poteva arrivare a comprendere la natura e le sue leggi. Lo scopo era triplice: formare il nucleo di una fratellanza universale, promuovere lo studio comparato delle religioni, delle filosofie e delle scienze e studiare le leggi inesplicate della natura e i poteri psichici.

Il termine, che deriva dal greco theosophia (sapienza divina), appartiene alla tradizione neoplatonica greca e indica una conoscenza mistica del divino ottenuta attraverso la pratica di una disciplina spirituale.

In età moderna, la teosofia rinacque, come opposizione al dogmatismo razionale della filosofia scolastica, nella mitica protestante tedesca.

Kant, nella Critica del Giudizio, osservava che la limitazione della ragione impediva che la teologia si elevasse a teosofia, a concetti trascendentali in cui la ragione si smarriva. Schelling parlava di teosofico di Jacobi, intendendo per teosofi i filosofi che si ritenevano direttamente ispirati da Dio.

Elena Blavatsky, definì i postulati teorici della teosofia soprattutto nella sua opera Iside svelata (1877) e nella Dottrina segreta (1888-97), testi ispirati dai maestri che illustrano la sua visione teorica sui retroscena occulti del mondo e della storia.

Dal punto di vista dottrinale, il proposito della Società teosofica era quello di ricondurre l'uomo moderno, prigioniero delle nuove visioni materialistiche o degli ormai avvizziti dogmi delle chiese cristiane, alle fonti dell'antica sapienza, soprattutto orientale.

Tutte le religioni conserverebbero residui solo parziali di un’unica verità divina conosciuta in ogni epoca esclusivamente da pochi grandi iniziati, che ne avrebbero rivelato e divulgato solo gli aspetti conformi al momento storico e all’ambiente culturale in cui si sono venuti a trovare.

L'accesso a queste fonti doveva basarsi soprattutto su esperienze medianiche e visioni personali in grado di accogliere le rivelazioni dei “grandi custodi dell'umanità” considerati l'origine dell'ispirazione teosofica. Il contatto medianico con i “maestri invisibili” era fondamentale e propedeutico per raggiungere la vera conoscenza.

Nel corso della storia, tanti artisti, scrittori e attori hanno abbracciato questi dogmi permeando le loro opere di principi teosofici.

Con la morte della Blavatsky, avvenuta in Inghilterra nell’estate del 1891 per le complicazioni di un’influenza, la Società proseguì il proprio operato seguendo le tracce segnate dalla fondatrice.

Il successo del progetto originario della Blavatsky è sempre stato evidente e non chiede approfondimenti ulteriori considerando che tra alti e bassi le associazioni che si rifanno più o meno direttamente al suo lavoro sono ancora attive in ogni angolo del mondo.

Helena Blavatsky fu incurante dei giudizi degli altri, sempre pronta a mettersi in discussione, aperta a tutte le credenze, contraria a ogni dogmatismo. E le sue ricerche hanno profondamente influenzato le dottrine esoteriche occidentali, fino a influire sulla nascita del movimento New Age del XX secolo.

 

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