L'educazione politica stabiese ai tempi di Enrico Berlinguer
Il Circolo della FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana) stabiese aveva una lunga e gloriosa storia che risaliva alla sua fondazione nella primavera del 1949, svolgendo nel cinema Corso il suo primo Congresso la domenica del 19 febbraio 1950, con circa 100 interventi e nessun incidente, come tenne a precisare il solerte poliziotto nella sua informativa.1 Suo primo Segretario fu il dinamico e intraprendente Catello Uvale, operaio dei cantieri navali, futuro delegato della Commissione Interna e consigliere comunale negli anni Sessanta.2 In realtà già all'indomani della caduta del fascismo e con la rinascita dei partiti, nei primi giorni di novembre del 1944 nella Città delle Acque si era costituito il Comitato Giovanile Comunista, Giorgio Solà, con sede in via Roma 30. La carica di Presidente fu assunta dallo studente Sebastiano Mariconda, futuro consigliere comunale e assessore socialista di peso, poi socialdemocratico.3 Un mese prima si era anche formato un Comitato Giovanile aderente al Fronte della Gioventù (fondato dal partigiano triestino, Eugenio Curiel (1912 - 1945) nel gennaio 1944 a Milano con l'intenzione di costituire una organizzazione unitaria tra i giovani antifascisti di ogni schieramento politico), formato da delegati giovanili liberali, democratici del lavoro, democratici cristiani, socialisti e comunisti.4
Poi fu la volta di Enrico Berlinguer, primo Segretario Generale della FGCI, tra il 1949 e il 1956, lavorare per la ricostituzione dell'organizzazione giovanile comunista, dopo aver guidato negli anni precedenti il Fronte della Gioventù. Il Comitato stabiese non durò molto, non poteva durare, troppe le differenze ideologiche, troppo aspro lo scontro politico e il Comitato si sciolse per risorgere il 6 ottobre 1946 come sezione del Fronte della Gioventù, inteso come movimento giovanile di sinistra che raccoglieva, stavolta unicamente i militanti comunisti e socialisti. Ad aderire furono oltre 150 giovani, i quali, per mancanza di altri locali non trovarono di meglio che occupare due stanze della ex Casa del Fascio, in realtà già destinati ad un Ente di beneficenza, aprendo un conflitto legale destinato a durare molto prima di chiudersi a favore dell'Ente. Intanto al Fronte aderivano con entusiasmo i giovani operai dei Cmi, della Navalmeccanica, della Calce e Cementi e delle altre industrie cittadine.5 Di questo primo nucleo si ricorda Vincenzo Bisogni, che ricoprì anche la carica di Segretario del circolo locale del Fronte, l’operaio dei Cmi, Davide Coda, Luigi Longobardi, Mario Longobardi, lo studente universitario in veterinaria, Raoul Filoni e Luigi D'Auria, destinato ad essere un protagonista del movimento operaio locale nei successivi 50 anni ed infine Saul Cosenza (1925 - 1981), che aderì al Partito nel 1943, partecipando alla vita della prima formazione del Fronte della Gioventù. Successivamente fu per molti anni Segretario della sezione Fontana, fino a quando nel 1961 fu eletto consigliere comunale.6 La FGCI stabiese visse alti e bassi fino a quando non fu ricostituita da Matteo Cosenza nel 1964, trovando nuova linfa e motivazioni, riuscendo a raccogliere intorno al Circolo la Meglio Gioventù della Città delle Acque. La sede della FGCI era, naturalmente, la stessa del PCI, all'epoca situata in un vecchio edificio, in via Guglielmo Marconi 72. Il trasferimento nella più spaziosa e prestigiosa sede al Corso Vittorio Emanuele, nei locali dell'ex commissariato di polizia, avvenne solo nell'aprile del 1975, inaugurata da Armando Cossutta. Segretario cittadino del Partito era Saul Cosenza. Qui ricordiamo il successore di Matteo, dopo la sua elezione nel Consiglio provinciale del 7 giugno 1970 a soli 21 anni (poi a consigliere comunale nelle elezioni amministrative del 26 novembre 1972), Paolo D'Arco, a sua volta destinato ad una lunga e prestigiosa carriera nel mondo della Lega delle cooperative campana,7 seguito nel 1974 da Luigi Vicinanza, futuro giornalista di successo in prestigiosi giornali e riviste nazionali come l'Unità, Repubblica, Il Mattino, l'Espresso ed altre testate. Dopo Vicinanza, entrato nella redazione napoletana dell'Unità, venne eletto Segretario del circolo nel 1976 il fratello minore di Paolo, Antonio D'Arco, quando il circolo toccherà i 350 iscritti, a fronte dei tremila aderenti al Partito.8 Nel 1977 seguirà Raffaele Lucarelli, poi Ciro Maschione ed infine altri fino alla conclusione della sua storia nel 1991 con la fine del PCI e la nascita del PDS di Achille Occhetto. Eravamo ancora ragazzi quando passammo la primavera del '73 a parlare di politica, mio cugino, Antonio Luongo, l'amico Marcello Baselice ed io, discutendo sulle differenze esistenti tra Capitalismo, Fascismo e Comunismo. Ero appena rientrato da Torino, dove avevo vissuto perigliosamente la mia avventura di pseudo emigrante durata 15 indimenticabili, bellissimi mesi. In realtà, come ebbe a dire il grande e indimenticabile Massimo Troisi, volevo soltanto ricominciare da tre. Del terzetto, solo mio cugino Antonio aveva già frequentato la sezione del PCI e conosceva i compagni che la dirigevano, da Saul Cosenza (1925 - 1981) a Liberato De Filippo (1928 - 2000)9, al più giovane professore di Lettere, Antonio Di Martino (classe 1949), iscritto al Partito dal 1972 e futuro segretario cittadino, poi di Zona, consigliere comunale, assessore ed infine consigliere regionale, con 8.394 preferenze, ma già il PCI era diventato PDS, Partito Democratico di Sinistra, nato il 3 febbraio 1991. Era un partito che ancora non rinnegava le sue origini e alle quali si richiamava nel suo nuovo simbolo, inserendo falce e martello alla base della quercia. Falce e martello erano simboli, di origine sovietica, poi giustamente scomparsi con la nascita, nel 1998, dei Democratici di Sinistra, e sostituiti dalla rosa. La rosa era un fiore caro ai radicali di Pannella, mentre l'antico fiore socialista, fin dalla seconda metà dell'Ottocento, era da sempre il garofano, il fiore degli dei. Ed era lui, il mio caro cugino Antonio, infatti, con la sua loquacità, a difendere, con i denti e con le unghie, le ragioni del Comunismo sulle altre due ideologie. Ciò non impedì il ragionamento, anzi, lo arricchì perché testardo com'ero volevo approfondire, capire, a costo di litigare. Marcello fra i tre era quello più freddo e distante e fu utile perché aiutava a districarci nel fiume in piena delle parole che ci scaraventavamo addosso. Alla fine di queste lunghe discussioni, consultando testi di varia natura, servì in ultimo a fare sintesi il mio buon vecchio dizionario di italiano, un mattone di oltre duemila preziosissime pagine: Comunismo: dottrina che propugna la collettivizzazione dei mezzi di produzione e la distribuzione dei beni prodotti secondo i bisogni di ciascuno. Capitalismo: sistema economico e sociale nel quale i mezzi di produzione appartengono ai singoli che vi hanno investito i capitali. Non vi era scritto ma chiaramente il capitalismo sottintendeva lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Fascismo: movimento politico a carattere autoritario fondato nel 1919 da Benito Mussolini con la costituzione dei fasci di combattimento. Ci fu chiaro che nessuno dei tre sistemi era perfetto, in tutti c’erano lacune, imperfezioni, problematiche, sottolineate con sottile, ironica perfidia da Marcello, ma non vi era alcuna ombra di dubbio che quello più vicino alle umane esigenze della stragrande maggioranza della popolazione era il Comunismo, come lo stesso algido Marcello ammise, a sua volta non meno logorroico di mio cugino. Era una bella lotta tra loro due! Grande fiducia nel PCI ci dava anche il Segretario Generale del Partito, quell'Enrico Berlinguer con il suo modo di fare, di dire, di presentare le questioni, l'emblema dell'onestà fatta persona. Quanti ricordi legati al suo nome, alla sua persona, alle poche volte che abbiamo potuto vederlo a Castellammare. L'ammirazione era immensa, seppure, col passare degli anni, sempre di più prendevo le distanze dalle sue posizioni centriste, consapevole che il Compromesso storico era l'anticamera della fine del PCI, come in realtà poi è accaduto. Ricordo con affetto il suo comizio in occasione delle elezioni amministrative, lui così piccolo e fragile su un palco gigantesco, in una villa comunale strapiena fino all’inverosimile, mi pare quelle del 17 aprile 1977, con Liberato De Filippo capolista. E purtroppo, nella stessa lista, anche un futuro, sanguinario leader della camorra, Umberto Mario Imparato, artefice della più feroce guerra di camorra che mai si sia verificata a Castellammare di Stabia. Erano i primi anni Novanta quando esplose nel modo più violento possibile. Una lunga, sanguinosa guerra terminata con la sua morte, ucciso in uno scontro a fuoco con i carabinieri tra i boschi di Monte Coppola, il 15 marzo 1993. Il grande, immenso comizio di Berlinguer si svolse un tardo pomeriggio dei primi giorni di aprile e fu una festa di popolo, ma non per questo vincemmo le elezioni. Piazze piene e urne vuote, canzonavano i democristiani! Elezioni perse senza attenuanti, l'inizio di un declino di cui ancora non era chiara la portata. E non parlo della Festa dell'Unità a Napoli, di quel luminoso, indimenticabile 19 settembre 1976: un pomeriggio di sole con San Gennaro giacobino tra noi. Io c'ero tra i centomila, o quanti erano, non so più. Di Enrico Berlinguer ricordo ancora con viva angoscia la sera del fatidico comizio di Padova, quel suo sentirsi male, visto e rivisto nella cassetta poi distribuita col giornale l'Unità e il drammatico TG2 delle ore tredici con l'annuncio della sua morte. Ancora ricordo la forte emozione e le sincere lacrime che versai. Era la prima volta, e anche l'ultima, che avrei pianto per un leader politico, l'unico che le aveva meritate. Non potevo non essere presente ai suoi funerali quel 13 giugno 1984, confuso tra due milioni di italiani venuti da ogni parte: era una giornata di caldo torrido, con la gente che gridava, piangeva, soffriva, sveniva travolta dalle forti emozioni. Andai a Roma in treno, un convoglio speciale organizzato, mi pare di ricordare dalla Camera Confederale del Lavoro di Napoli, ma più probabilmente dalla Federazione provinciale del Partito, con mia moglie e un compagno, Salvatore Mazzuoccolo, col quale avevo condiviso gli studi universitari e poi la vita di sezione a Santa Maria la Carità, cittadina dove mi ero trasferito dopo il matrimonio. In questo modo, ragionando e litigando, finanche nelle lunghe notti del '73 trascorse passeggiando in villa comunale, dove spesso facevamo alba, addivenimmo alla conclusione di recarci presso il Circolo della Federazione Giovanile Comunista, Che Guevara, per iscriverci e prendere la tessera. Se la memoria non mi inganna, capitammo in una fase delicata della vita del Circolo dopo le dimissioni del suo ultimo Segretario politico, Alfonso Selleri, un caro compagno, impiegato comunale, scomparso anzitempo, a 61 anni, nel 2011. In quella fase delicata di vuoto politico, Selleri ricopriva la carica di commissario pro tempore provando a ricostruire con la sua solita e solida pazienza un nuovo gruppo dirigente e tra questi il nuovo Segretario. Non ricordo bene, ma forse fu la volta di Luigi Vicinanza, il futuro sindaco di Castellammare di Stabia, eletto a giugno del 2024. In realtà fummo solo Antonio ed io a prendere la tessera della FGCI, Marcello si tirò indietro, volendo rimanere estraneo a questa avventura, ma soprattutto fuori da ogni diretto impegno politico, cosa che poi ha fatto e continua a fare, anche se sono passati decenni e ormai i capelli sono diventati grigi, se non bianchi nel suo lavoro di funzionario dell'Agenzia delle Entrate. Antonio invece, rimasto scapolo impenitente, geometra, libero professionista, continua a militare a sinistra, passando per Rifondazione Comunista ed ora con Potere al Popolo. Con Rifondazione nel 1993 fu eletto consigliere comunale a Gragnano, regno del democristiano Ciccio Patriarca, e nominato assessore dal sindaco pidiessino, Sergio Troiano. La prima e unica Giunta di sinistra dal dopoguerra. Chi scrive, invece, dopo l'esperienza in una azienda di legnami, la Rosa Rosa Legno Sud e nel Consiglio di fabbrica, di cui fu uno dei fondatori, divenne un funzionario della CGIL, rimanendovi per venti anni, assumendo incarichi di responsabilità nella categoria degli edili e nella Confederazione. Politicamente sono rimasto invece un comunista senza chiesa, pur avendo collaborato con il PDS, poi DS, ma non con il Partito Democratico, fortemente voluto dal filo anglo americano, blairiano e clintoniano10 poi non si sa cosa, Walter Veltroni, l'amante del partito leggero che più leggero non si può. Partito Democratico ormai avviato verso il suo triste destino, dopo essere stato triturato da Matteo Renzi e consegnato agli onnipresenti neo democristiani, seppur detti di sinistra, alla Enrico Letta. A sua volta naufragato nelle sue contraddizioni e costretto a dimettersi per lasciare il passo alla movimentista, Elly Schlein il 12 marzo 2023, già eletta come deputata indipendente nelle precedenti elezioni politiche del 25 settembre 2022. Ma torniamo di nuovo indietro nel tempo, agli anni in cui ancora credevo in un ideale. Per me gli anni Settanta rappresentarono anche il tempo di letture forsennate, da Vasco Pratolini a Cesare Pavese, passando per Carlo Cassola e Ignazio Silone, fino a Peppe Fenoglio, Elio Vittorini, Italo Calvino e Pier Paolo Pasolini. Non tralasciai il Libro primo del Capitale di Carlo Marx, non dimenticai Antonio Gramsci e la Storia del Partito Comunista Italiano di Paolo Spriano e, naturalmente, Stato e Rivoluzione di Lenin e il ponderoso volume di Lev Trotzki sulla Storia della Rivoluzione Russa. Poi vennero i classici russi, quelli francesi e americani - lasciatemi citare soltanto, Ragazzo Negro, di Richard Wright, Addio alle armi e Per chi suona la campana, di Ernest Hemingway, La fattoria degli animali di George Orwell e mille altri, ma sarebbe lungo e noioso elencarli tutti e di nessuna utilità per chi legge. Frequentando il circolo cominciai a seguire con attenzione gli articoli di Pietro Ingrao e su, Rinascita, che compravo puntualmente ogni settimana e che collezionavo, fino e rilegarli nella sua bella e rossa copertina di cartone, Mario Tronti e Asor Rosa. Non sempre era facile seguire i loro ragionamenti, spesso bisognava leggerli più di una volta. Lo rifarei oggi con piacere, ma molti anni dopo donai la mia collezione all'Archivio Storico della CGIL. Però l'ultima citazione la voglio lasciare all’immancabile, per quei tempi, Porci con le ali, giocoso, leggerissimo libro cult del 1976 scritto da Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera Fu così che cominciammo a frequentare il circolo e la stessa sezione di Partito, che da poco aveva lasciato la vecchia, stretta, obsoleta sede di via Marconi, civico 72, trasferendosi entrambi, sezione e circolo, al primo piano del Corso Vittorio Emanuele, civico 71, la “Botteghe Oscure” non solo per Castellammare di Stabia, ma per l'intero comprensorio che comprende Gragnano, Casola, Pimonte, Lettere, Agerola e Sant'Antonio Abate, se non anche la stessa penisola sorrentina. Una vera e propria piccola, ma importante Federazione. Fu per noi, ma soprattutto per me, un modo per entrare in un altro mondo finora sconosciuto, ma più di tutto facemmo la conoscenza con alcune figure storiche del Movimento Operaio stabiese, gente che aveva fatto la storia politica e sindacale della Città delle Acque. Primo fra tutti Saul Cosenza, giovane protagonista con il maturo Luigi Di Martino, dei fatti accaduti il 1° settembre 1943, con la manifestazione per pace e contro la guerra quando ancora non era stato firmato l'armistizio ed eravamo alleati dei pericolosissimi tedeschi, di cui alcuni reparti erano stanziati nella nostra cittadina, con tutte le conseguenze del caso con sede nel cortile di un edificio di cui ancora porta il triste ricordo, il Palazzo dei tedeschi. Figure storiche erano certamente Luigi Alfano, antico segretario della Camera del Lavoro di Gragnano e poi di Castellammare,11 ancor più di lui Eustachio Massa, uno dei protagonisti dei moti popolari di luglio 48, a seguito del ferimento del Segretario Generale del PCI, Palmiro Togliatti. Eustachio era stato Segretario della Commissione Interna dei bicentenari cantieri navali, sorvegliato dalla polizia politica, e in quei primi anni Settanta Segretario della Camera del Lavoro. Concluse la sua esistenza quale Segretario locale dei Pensionati e ai suoi funerali partecipò perfino il futuro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (1925 - 2023). In questa incompleta lista non posso non ricordare altre figure storiche come quelle di Vincenzo Somma,12 licenziato per rappresaglia politica nel 1952 dalla sua fabbrica, l'Avis, così come era capitato allo stesso Luigi Alfano. Vincenzo divenne poi Segretario cittadino del Partito nei terribili anni Cinquanta, sostituendo un altro mostro sacro del Movimento Operaio Stabiese, quel Giovanni D'Auria che aveva partecipato alla fondazione del PCI nel 1921, protagonista dei fatti di Piazza Spartaco con la strage fascista del 20 gennaio, condannato al confino politico per tre anni nel 1926 con Antonio Cecchi 13 e Vincenzo Giordano, ritenuti tra i maggiori esponenti comunisti del Circondario. E poi Luigi D'Auria,14 Salvatore Cascone, sospeso a vita dai cantieri navali e per il quale si mobilitò perfino il mitico Fortebraccio dedicandogli uno dei suoi leggendari, corrosivi corsivi, Umberto Bardiglia, iscritto al PCI dal 1944, ma sopra tutti gli altri il vecchio, caro Guglielmo Perez, il compagno che con il giovane Francesco Marano ed altri, aveva sfidato il regime fascista nel gennaio 1936 pagando a caro prezzo, con duri anni di carcere, la sua scelta di militare nella cellula clandestina del PCI stabiese capitanato da Luigi Di Martino.15 Chiedo scusa se ho dimenticato, come sicuramente ho fatto, tanti altri valorosi compagni, penso a Giuseppe Valestra, dipendente delle Terme licenziato nel 1954 per aver scioperato a difesa del sindaco Pasquale Cecchi, sospeso ingiustamente dal Prefetto.Di lui ricordo i suoi ultimi anni, già colpito dal morbo di Parkinson con la mano tremolante quando prendeva il caffè nel piccolo bar del Partito.16 Ed infine un pensiero agli allora già anziani, Antonino Longobardi e Ferdinando Torlino, i più filo sovietici di tutti, pronti a difendere l'Unione Sovietica anche quando non vi era più nulla da difendere, crollata essa stessa per l'incapacità, o impossibilità, di rinnovarsi. Indelebile mi è rimasto il ricordo di quando doveva venire a Castellammare a farci visita una delegazione della Gioventù Comunista Sovietica. Giorni di febbrile lavoro con il ciclostile, di cui sento ancora pregnante l'odore acre dell'inchiostro e il rumore del vecchio, usurato rullo, con Paolo D'Arco, fratello maggiore di Antonio, che ci dava una mano, intento a preparare manifesti con le immagini di Gramsci, Lenin e Marx da regalare ai nostri lontani e mitici compagni. E quando vennero quale fu la nostra, la mia delusione nel vedere che il più giovane era più vecchio del nostro più vecchio compagno del circolo! E ricordo quando il loro responsabile prese la parola nel grande salone per le assemblee della sezione del Partito, con sullo sfondo il grande quadro del pittore Antonio Gargiulo che riproduceva la strage di Piazza Spartaco, pronunciando un Kamerad (chiedo scusa a priori se non l'ho scritto correttamente), facendo sollevare un unico grande coro di sorpresa, subito chiarito da un nostro esponente, non ricordo chi, forse Antonio Di Martino, ma non ne sono sicuro, che si affrettò a chiarire che in russo, Kamerad non significava camerati ma s'intendeva il termine compagni. Dopo i discorsi di rito, ci fu lo scambio di doni, noi con i nostri bei manifesti ciclostilati, loro inondandoci di medaglie, ciondoli e portachiavi di latta di ogni tipo e forma di infima qualità che noi non avremmo dato al nostro peggior nemico. E quando nel nostro porto ormeggiò una nave sovietica, ricordo il buon Peppe Celoro che voleva salire per visitarla mostrando la tessera del Partito, pensando che questa, tra compagni, fosse un lasciapassare sufficiente. Inutile dire che non lo fecero salire. Di quegli anni mi rimane il ricordo della scuola di Partito a Castellammare, un paio di seminari a Botteghe Oscure, i miei timidissimi interventi di neofita che pensava di fare la Rivoluzione e il viso di una ragazza con la quale amoreggiai, una dolce compagna, figlia di un vecchio compagno, entrambi militanti. Tra i ricordi indimenticabili non posso non ricordare il viaggio a Torino in quell'ottobre 1980 organizzato dalla FGCI a sostegno degli operai della Fiat che avevano occupato la fabbrica a seguito della minaccia di 15mila licenziamenti. Fuori dai cancelli il 26 settembre Enrico Berlinguer aveva infiammato gli animi degli operai chiamandoli alla lotta, ricordando che il posto dei comunisti era al loro fianco, qualunque fosse stata la loro decisione. Partimmo da Napoli in un pullman strapieno e viaggiammo tutta la notte, unendoci il mattino dopo alle altre migliaia di giovani provenienti dal resto d'Italia. Tutti insieme percorrendo via Nizza e le altre strade limitrofe che perimetravano l’antica fabbrica più famosa d'Italia, il Lingotto, in un lungo, colorato corteo passando davanti ai bivacchi degli operai assiepati intorno ai loro falò, urlando i nostri slogan, cantando le nostre canzoni, sfogando la nostra rabbia e pensammo che quella era la rivoluzione. Pochi giorni dopo, il 14, a marciare furono i 40mila colletti bianchi, tecnici, impiegati e dirigenti, con le loro famiglie, amici, parenti e lacchè, a sostegno della famiglia Agnelli e della loro decisione. E fu la fine, una fine già scritta molto prima dei 35 giorni dell'occupazione della Fiat. Intanto avevo ripreso gli studi interrotti, riuscendo a diplomarmi ragioniere e poi l'università, laureandomi in sociologia, mi ero sposato e trasferito nella vicina Santa Maria la Carità, dove cominciai a frequentare la locale sezione, Giorgio Amendola, guidata dall'indimenticabile falegname, Raffaele Di Capua (1940 - 2005), un uomo, forse, privo di cultura, di poche parole, ma non per questo meno carismatico leader dei comunisti sammaritani, forte della sua riconosciuta onestà e ascendenza. Una vita nella piccola sezione del Partito, durante la quale si era fatto carico quasi da solo di mantenerla economicamente. Dopo quella stabiese, quella sammaritana fu un'altra bella esperienza di partito, con bravi, motivati, battaglieri, giovani compagni, come Franco Di Capua, il compianto Gennaro Fiorentino, trovato morto in casa a soli 50 anni, il povero Giovanni Di Somma, recentemente scomparso, ghermito dalla maledetta pandemia del covid19, una delle prime vittime nel dicembre 2020 del piccolo comune sammaritano. Quante serate trascorse in quel piccolo locale di via Pioppelle in fumose discussioni, con il mio piccolo primogenito che spesso portavo con me, come facevano altri compagni. Penso, uno su tutti, al caro compagno, Ciro Barone, tenendosi compagnia l'uno con l'altro in attesa di noi sciagurati padri, avvolti nel fumo delle sigarette e delle parole senza fine. Una storia di vita che ho tentato di raccontare in una mia, ormai lontana pubblicazione del 2010.17 Per me l'ultima esperienza di Partito. Tanti ricordi lontani di compagni che avevano costruito la rossa Castellammare, la Stalingrado del Sud, fino alle dure e tristi giornate vissute all'indomani della improvvisa svolta voluta da Achille Occhetto nel novembre 1989 e alla sua scelta di chiudere con la storia del PCI per dare vita ad una nuova formazione politica, quel PDS, poi diventato DS ed infine Partito Democratico che ha rappresentato la fine della Sinistra in Italia. Ricordo le assemblee nella sezione con D'Alema venuto a Castellammare per convincerci della necessità della svolta, le liti tra compagni, quel quasi venire alle mani tra Peppe Bruno, altro indimenticabile compagno e Luigi D'Auria, entrambi ormai scomparsi. E quando la sconfitta fu certificata, D'Auria fu tra i fondatori del circolo locale di Rifondazione comunista, in via Padre Kolbe, con l'avvocato Giuseppe Ricolo e il professor, Ciccio Martoriello, altre due belle, indimenticabili figure del comunismo stabiese. La fine di un’era e per me la fine della militanza politica attiva in un partito.
Note 1. L'Unità, 19 febbraio 1950, Congresso della FGCI e ASN, Questore a Prefetto, 20 febbraio 1950. In realtà a Castellammare era presente fin dall'immediato dopoguerra un nucleo di giovani comunisti poi inquadrati nel Fronte della Gioventù, guidata da un giovanissimo Vincenzo Bisogni. Con lui un altro giovane, Luigi D'Auria, destinato a far parlare di sé nei successivi 50 anni. Ad essere precisi il primo circolo comunista stabiese dovremmo farlo risalire al 1921, all'indomani della scissione di Livorno, quando il locale circolo giovanile socialista, saldamente nelle mani degli scissionisti, passò interamente con il costituito PCd'I. Il suo primo segretario fu Pasquale Labriola (1903 - 1929), succedendo all'ultimo segretario socialista, Nino Gaeta (1903 - 1999), il fratello minore di Oscar (1895 - 1977), che a sua volta aveva ricostituito il disciolto circolo giovanile socialista il 13 aprile 1913 intitolato ad Amilcare Cipriani. Labriola, nonostante la sua giovane età, era uno dei 15 processati per i fatti di Piazza Spartaco. Nel giugno 1922 si arrivò a costituire il Gruppo Infantile Comunista con oltre 20 iscritti su iniziativa dello stesso Labriola. Al Gruppo potevano aderire i ragazzi che avevano compiuto i dieci anni e fino al compimento del quindicesimo, per poi passare al Circolo Giovanile. 2. Catello Uvale, figlio di Tommaso e di Concetta Esposito, nato il 28 febbraio 1925, fu tra i promotori della fondazione del circolo FGCI stabiese nel 1949 e membro del primo Comitato costituente provinciale sorto con il Congresso del 26 aprile 1949. Delegato sindacale della Fiom nella Nalvalmeccanica, dirigente della sezione Spartaco, nel settembre 1971 andò in Unione Sovietica, con una folta delegazione italiana, “Amici dell'Unità”, ospite della Pravda. Catello Uvale era il fratello minore di Attilio (1923 – 1944), militare partigiano fucilato dai nazisti per rappresaglia il 5 agosto 1944 a Firenze. Catello diresse poi la sezione del PCI, “Giuseppe Di Vittorio”. Ricordiamo ancora che si dilettava a scrivere delle poesie, di carattere politico. Una di queste la scrisse in memoria del suo antico compagno di lotta e amico inseparabile, Luigi Di Martino. Cfr. Nuova Iskra, anno III, Nuova Serie, n. 3 aprile 1969. 3. Archivio di Stato Napoli (d'ora in poi ASN), Associazioni, Pubblica Sicurezza, 14 novembre 1944 4. La Voce, L'Unità giovanile raggiunta a Castellammare, 14 ottobre 1944. 5. ASN, Ufficio di PS Castellammare di Stabia, 9 ottobre 1946. 6. Saulle Cosenza era figlio di Matteo, operaio del Regio Cantiere, militante socialista, poi comunista, che prese parte alla difesa di Palazzo Farnese dall’assalto fascista del 20 gennaio 1921. Saulle era nato a Castellammare di Stabia il 15 luglio 1925. Iscrittosi al PCI nel 1943, partecipò alla manifestazione contro la guerra del 1° settembre, subendo l’arresto con altri noti antifascisti. Cfr. P. Spriano, Storia del PCI: tra gli operai dei cantieri di Castellammare, l’organizzazione del partito è attiva, e si fa luce in essa, Saul Cosenza, p.165 Edizione l’Unità Einaudi, 1990. Operaio dei Cantieri navali dal 1939, fu Segretario della sezione Fontana negli anni ’50 e successivamente della sezione Romagnoli, cellula interna alla Fincantieri. Consigliere comunale nel 1961, fu Segretario cittadino del Partito dal 1967 al 1977 e membro del Comitato Centrale dal 1969 al 1979. Saul fu il primo stabiese a meritare questo privilegio, Responsabile di Zona del Partito dal 1977 al 1980, morì il 12 gennaio 1981. A tenere l’orazione funebre ai suoi funerali, in una Piazza Spartaco gremita di gente, fu Giorgio Napolitano, il futuro Presidente della Repubblica. 7. Paolo D'Arco, fu, tra l'altro consigliere comunale e assessore con la Giunta di Catello Polito, sindaco rieletto con le elezioni amministrative del 30 novembre 1997 alla guida di una coalizione di sinistra e Presidente della Juve Stabia tra il 2002 e il 2006. È morto il 12 dicembre 2018 dopo una grave malattia durata diversi mesi. 8. L'Unità, Castellammare, più iscritti anche nelle zone bianche, 4 novembre 1976. 9. Cfr. R. Scala, Liberato De Filippo, l'ultimo sindaco comunista, Nuovo Monitore Napoletano, 3 ottobre 2018. 10. Tony Blair, leader del Partito laburista inglese dal 1994, fautore del new labour, spostò verso il centro la politica del suo partito allo scopo di vincere le elezioni, riuscendovi. Fu primo ministro dal 1997 al 2007. William Jefferson Clinton, democratico, fu Presidente degli Stati Uniti dal 20 gennaio 1993 al 20 gennaio 2001. Come Blair perseguì una terza via, in realtà lo spostamento al centro del suo partito, tesa a conciliare la politica sociale progressista con le posizioni di destra nel campo economico perseguite dal Partito Democratico. 11. Cfr. Scala, Vita di Luigi Alfano, storia di un comunista riformista, Nuovo Monitore Napoletano, 24 settembre, 2021. 12. Cfr. Scala, Vincenzo Somma, storia vera di un comunista d'altri tempi, Nuovo Monitore Napoletano, il 26 luglio 2018. 13. Cfr. Scala, Antonio Cecchi, storia di un rivoluzionario, in «Cultura & Società», anno II, n.2, 2008, pp.59-93; un suo profilo biografico è stato pubblicato anche in «Quaderni dell'Istituto Campano per la Storia della Resistenza», n. 2, 2021, pp. 69-79. 14. Cfr. Scala, Luigi D'Auria, storia di un comunista stabiese, Nuovo Monitore Napoletano, 10 marzo 2018. 15. Cfr. Scala, Luigi Di Martino, un partigiano di Castellammare di Stabia,Libero Ricercatore, il 30 gennaio 2021; Scala, Catello e Francesco Marano, storia di due antifascisti stabiesi, Nuovo Monitore Napoletano, 24 agosto 2022. Ulteriori biografie sono state pubblicate in «Quaderni dell'Istituto Campano per la Storia della Resistenza», n.3/2022, pp. 75-88 e n.5/2024, pp.87-104. 16. Cfr. Scala, Pasquale Cecchi, il sindaco della Stalingrado del Sud, Nuovo Monitore Napoletano 12 ottobre 2019. Una sua biografia è stata pubblicata in «Quaderni dell'Istituto Campano per la Storia della Resistenza», n. 3/2022, pp.61-74. 17. Scala, Appunti per una storia di Santa Maria la Carità, in «La Camera del Lavoro di Gragnano. 1909 - 2009», Nicola Longobardi Editore, Napoli, 2010. Parzialmente ripubblicato su Nuovo Monitore Napoletano, 13 aprile 2018.
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