L’uso politico del canto garibaldino
È uscita nel 2022 una monografia sul famoso Inno di Garibaldi scritto da Luigi Mercantini, tra le più celebri canzoni patriottiche italiane assieme a Fratelli d’Italia ed alla Leggenda del Piave. Il suo autore è il professor Franco Tamassia, docente universitario in giurisprudenza, storico del Risorgimento e presidente dell’Istituto internazionale di studi “Giuseppe Garibaldi”. Tamassia ha redatto un libro relativamente agile (171 pagine), ma denso d’informazioni e riflessioni, in cui esamina sistematicamente ogni aspetto dell’Inno di Garibaldi, sia considerato in sé e per sé, sia nel suo contesto storico. Compaiono così le biografie di Luigi Mercantini, autore del testo, e di Alessio Olivieri, compositore della musica, seguite dalla descrizione della composizione dell’inno, della sua collocazione cronologica, delle vicende editoriali posteriori alla sua pubblicazione, dall’esposizione della diffusione ed uso bellico del medesimo. Attestazione dell’enorme popolarità e fortuna della canzone è il suo impiego dalla campagna del 1860 sino al 1918 in Italia e persino in Francia (nelle Argonne) in ogni impresa bellica in cui compaiono garibaldini e combattenti italiani in generale. Segue poi nello studio un’analisi metodica del testo dell’inno, strofa per strofa, della sua struttura e delle sue varianti.
Al di là degli aspetti propriamente formali e poetici, retorici e comunicativi, il professor Tamassia sottolinea la natura interclassista dell’Inno di Garibaldi. L’aspetto maggiormente interessante del testo è difatti l’esame dell’uso politico del canto garibaldino per eccellenza e del suo impatto nella società italiana. Assieme a quello di Mameli, esso era infatti l’inno ufficiale dei repubblicani italiani e venne intonato anche in contesti d’azione politica o sociale, oltre che appunto militare. Sebbene oggigiorno sia stato obliato, esso fu sino alla proclamazione della repubblica assai popolare tanto che fu proposto quale inno nazionale italiano, anche se poi gli fu preferito quello di Goffredo Mameli. Sono particolarmente acute le considerazioni di Tamassia su come la risonanza in ogni classe sociale dei canti patriottici risorgimentali dimostri l’alta partecipazione popolare al movimento di unificazione nazionale. I contenuti degli stessi, spiega l’autore, abbinano frequentemente aspirazioni patriottiche e sociali, escludendo perciò sia il nazionalismo da un lato, sia il classismo dall’altro. «I versi di Mameli […] di Francesco Dall’Ongaro […], di Carlo Alberto Bosi […] e di Luigi Mercantini […] interpretano l’anima popolare, alla stregua di ignoti improvvisatori tanto da diffondersi tra le masse popolari che li sentono come propri e li vivono come strumenti di programmata mobilitazione politica con una funzionalità pari non superiore alla produzione dialettale e folkloristica». Giustamente Tamassia contrappone questa produzione a quella anteriore dei canti sanfedisti e lazzaroneschi del 1799, spiccatamente reazionaria ed espressione della subalternità dei ceti popolari borbonici. Al contrario, il rigoglio e la fortuna dei canti risorgimentali come l’Inno di Garibaldi provano un mutato atteggiamento politico d’intere fasce sociali ed una loro volontà d’essere attori della storia. Completano il volume 36 belle tavole d’epoca, attentamente valutate nel loro significato simbolico, lo spartito dell’Inno ed una bibliografia impressionante per un tema così specifico, che enumera ben 309 titoli diversi. Lo studio è un piccolo gioiello per l’analiticità e l’esaustività della storia della canzone nelle sue varie componenti, tanto che sull’argomento è difficile possa scriversi un lavoro migliore. Attraverso l’Inno di Garibaldi, l’eroe italiano per antonomasia, Franco Tamassia apre uno spaccato sulla mentalità di persone umili ed ignote, che furono parte determinante del Risorgimento.
Franco Tamassia, L’Inno di Garibaldi, Roma, Dunp Edizioni, 2022, dell’Istituto internazionale di studi “Giuseppe Garibaldi”.
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