La potenza tecnologica crea illusioni
Risulta incrinato il mito dell’invincibilità di Israele e dell’onnipotenza dei suoi servizi di intelligence che, questa volta, sono stati clamorosamente “bucati”. L’errore compiuto, a ben guardare, è del tutto analogo a quello che condusse alla sconfitta Usa in Vietnam e, più recentemente, in Afghanistan. Gli americani si illusero che la superiorità tecnologica garantisse loro di prevalere sui vietcong e i mujaheddin afghani. Non fu così, come tutti sappiamo, carri armati potenti e aerei avanzati non garantiscono affatto la vittoria quando i nemici sono mossi dal fanatismo ideologico e/o religioso. Gli israeliani, con un governo debole e una società profondamente spaccata, continuano a pensare ai loro passati successi in guerre tutto sommato convenzionali. Tuttavia è più facile battere sul campo di battaglia l’esercito egiziano o siriano di quanto non sia vincere combattenti che, non disdegnando il terrorismo, praticano forme di guerra ibrida che colpiscono anche la popolazione civile. Inevitabile concludere che la superiorità tecnologica non garantisce un bel niente, anche perché, nel frattempo, pure i nemici si sono dotati di armi tecnologicamente sofisticate. Né bisogna scordare che, nelle guerre, è soprattutto il fattore umano a contare. Il fanatismo, dunque, è in grado anche di superare qualsiasi gap tecnologico. E non bastano i muri, per quanto alti siano, a proteggere i cittadini da nemici che sono animati da un odio atavico e profondo. Ci si chiede, per esempio, cosa si proponga di ottenere Israele inviando una lunghissima colonna di mezzi corazzati verso il confine di Gaza, oppure bombardando obiettivi in una città in cui è in pratica impossibile distinguere le abitazioni civili dai siti militari. L’esito non può essere che un massacro, in grado di alienare a Israele altre simpatie e di rimettere in gioco l’unità dei Paesi arabi. Certo, alcuni filmati sono davvero agghiaccianti. Ho visto un bambino israeliano catturato e portato a Gaza circondato da alcuni ragazzini palestinesi che lo malmenavano urlandogli in faccia “ebreo!”. Il viso terrorizzato del bambino israeliano vale più di mille analisi geopolitiche. Il problema è sempre lo stesso. La superiorità tecnologica vale ben poco in conflitti di questo tipo. La soluzione dovrebbe invece essere politica, con la creazione di uno Stato palestinese dotato di confini certi e sicuri. Come riuscirci, tuttavia, in presenza di movimenti il cui scopo è distruggere Israele e “buttare a mare gli ebrei”? Impossibile, per ora, immaginare un esito positivo.
|
Pubblicazioni mensiliNuovo Monitore Napoletano N.198 Giugno 2025
Miscellanea Storia e Filosofia Giuseppe Oberosler e la Piccola Spagna Napoletana La Reale Casa dell’Annunziata in Napoli, ovvero, il cimitero dell’umana pietà Henri-Louis Bergson e la riflessione sul risibile Marx e la “Cultura del sospetto”
Libere Riflessioni – News dal Comune di Napoli Abbandono e scomparsa: modalità traumatiche d’interruzione dei rapporti umani Arte pubblica, c'è un Pinocchio a piazza Mercato Silent Hortense, l'installazione in piazza Municipio è un invito al silenzio Gli esopianeti e l’improponibile progetto del “Pianeta B” Polemica per le proposte di espansione territoriale Usa
Filosofia della Scienza Quesiti sull’Intelligenza Artificiale
Cultura della legalità Vittime innocenti. Giugno 1963-2019
Statistiche
La registrazione degli utenti è riservata esclusivamente ai collaboratori interni.Abbiamo 177 visitatori e nessun utente online |