L’Apocalisse si materializza nella storia
In questo periodo così tragico della storia umana è forte la tentazione di leggere gli eventi correnti in termini teologici. L’irrompere del Male nelle nostre vite quotidiane evoca, inevitabilmente, le pagine dell’Apocalisse di San Giovanni, dove la lotta tra il Bene e il Male viene raffigurata in termini icastici, tali da riempire l’anima di timore. Altrettanto forte è la tentazione di immaginare che forze demoniache stiano prendendo il sopravvento, spingendo l’umanità intera in un abisso senza fondo, dal quale sarà impossibile risalire. I quattro cavalieri dell’Apocalisse si sono materializzati, simboleggiando conquista militare, violenza e stragi, carestia e, infine, morte e pestilenza. Li vediamo cavalcare sulle nostre teste, terribili e inarrestabili. Nulla sembra poterli fermare. Certamente non gli appelli alla pace e al dialogo, che restano puntualmente inascoltati e disattesi.
Gli uomini paiono incapaci di vedere la storia “sub specie aeternitatis”, atteggiamento che induce a considerare le cose del mondo, per l’appunto, in relazione all’eternità, e privando azioni e valori umani di ogni carattere di assolutezza. Coloro che aggrediscono e compiono stragi scordano che il destino di ogni essere umano, nessuno escluso, è la morte che accomuna tutti, aggrediti e aggressori. Se solo si ricordasse questo fatto così evidente, verrebbe subito meno la volontà di usare la violenza contro i propri simili. Giacché tale violenza, in ultima analisi, non paga mai, ed è solo la premessa di vendette senza fine. Ma, per capirlo, sarebbe anche necessario tenere a mente la distinzione agostiniana tra “città celeste” e “città terrena”, rammentando che solo nella prima si può parlare di valori assoluti. Eppure, chi aggredisce non sembra rendersene conto. Vladimir Putin ha 71 anni ma si comporta come se dovesse vivere in eterno, senza il timore di essere chiamato a giudizio per le sue azioni. Per Hamas, a detta dei suoi capi, “esiste solo la violenza”, unica arma da usare contro i nemici. Non stupisce, quindi, veder ricomparire a Parigi e altrove la stelle di Davide dipinte sulle case e sui negozi degli ebrei, che ci rammentano funestamente l’orrore nazista. Siamo dunque ripiombati in un clima da Shoah. I sintomi si manifestavano da lungo tempo, ma ben pochi avevano previsto che la tragedia avrebbe assunto simili dimensioni. La storia si ripete poiché gli uomini sono stati incapaci di apprendere le lezioni che ci vengono dal passato. Le nostre prospettive future sono, dunque, inevitabilmente cupe. Le parole “pace” e “perdono” non sembrano avere più cittadinanza nel mondo attuale, e i cavalieri dell’Apocalisse continuano a percorrere i nostri cieli senza incontrare ostacoli che li possano bloccare.
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