Le intramontabili eco di Giovanni Verga
A casa mia parliamo tanto e di tutto; naturalmente anche di autori letterari e, pochi giorni fa, mio figlio mi rinverdiva i momenti in cui, da bambino, gli ho comprato determinati libri e il luogo in cui li abbiamo presi: le nostre meravigliose e storiche librerie napoletane, le bancarelle di Port'Alba ma anche in vacanza o a “Galassia Gutenberg”, appuntamento costante delle nostre uscite familiari. Oggi le librerie e le bancarelle sono diminuite e Galassia non c'è più; c'è, però, il “Salone del libro di Torino” che nel giorno della sua apertura è stato teatro di una polemica che nei giorni successivi ha invaso anche il web. Susanna Tamaro ha affermato: «Come si fa a fare appassionare i ragazzi alla lettura con Verga? Ai ragazzi bisogna far leggere cose che fanno loro eco dentro.» È strano o forse sarò strana io che Verga ho cominciato ad amarlo proprio in prima media, quando sull'antologia scolastica ho conosciuto Mazzarò, protagonista de “La roba”. Bravi senza dubbio i miei insegnanti che me lo hanno saputo presentare, con la professoressa di lettere che ci parlava lungamente degli autori e della loro vita privata umanizzandoli con aneddoti e commenti, il professore di arte (come si definisce oggi l’educazione artistica) che ci spingeva a visualizzare ciò che leggevamo e a disegnare volti o paesaggi come la Piana di Catania, ad esempio.
Ma anch’io ci ho lavorato su: per me Mazzarò era uguale a Don Luigi che aveva la “terra” di fronte a casa nostra e dove mia madre andava a comperare le verdure appena colte. Me lo configuravo uguale, con i grigi capelli radi e il viso rugoso scurito dal sole; spesso seduto sotto una vite intrecciata, in mezzo a cani, qualche gatto, con il bastone a portata di mano e il pollaio sempre disponibile per la vendita di uova. Parlava poco, anzi quasi mai e quando lo faceva era per venderci qualcosa (analogia con l'attaccamento ai soldi del protagonista verghiano? Forse!) Il bastone, poi, rappresentò l’oggetto determinante perché per me era uguale a quello che Mazzarò usava come arma contro le sue povere galline o per tormentare il suo garzone. Un autore come Giovanni Verga non può essere liquidato così facilmente; i suoi personaggi sono reali, vivi, li incrociamo per strada e nelle nostre vite, e “fanno eco” in noi tutti, ragazzi compresi solo che, distratti come siamo, non sappiamo più riconoscerli. Rosso Malpelo, ad esempio, è attualissimo vittima anche lui di pregiudizi ed emarginazione come tanti che oggi si definiscono “bullizzati”. I nostri bambini e giovani devono essere accompagnati anche in questo, nel conoscersi e nel riconoscersi e ciò, oltre che delle famiglie, è compito della Scuola. Ed ecco che gli insegnanti assumono il loro giusto valore ma, e di questo mi rammarico, non tutti sono all’altezza del loro ruolo... perciò è importantissimo il modo in cui vengono reclutati. Ma questa è un’altra storia! Per concludere: nella formazione delle persone è fondamentale il percorso che si intraprende con le esperienze, gli incontri, le letture, le conoscenze. questo ben lo sappiamo ed anche per questo io sono grata a Verga e a tanti di quegli autori che alle prime mi erano sembrati ostici; proprio perché mi hanno stimolato a trovare, sin dall’infanzia, quelle abilità nella creazione e nell’utilizzo di quegli strumenti e strategie per poterli studiare ed amare che ho poi, via via affinato e che hanno contribuito a rendermi quella che sono.
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